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Licia Sanna, pittrice autodidatta





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Riceviamo e pubblichiamo:

Gli echi dei grandi maestri del passato e i colori della terra natìa di Sardegna intridono le tele di Licia Sanna. Di questa pittrice autodidatta innamorata della pittura rinascimentale e dotata di una grande capacità re-interpretativa anche di fronte all'arte contemporanea, il Complesso del Vittoriano di Roma dal 20 al 31 gennaio 2003 presenta la prima mostra monografica: "Licia Sanna. Erendira e le altre". Cinquanta opere circa pervase da un grande senso del colore che costruisce ora corpi plasticamente definiti di picassiana memoria, ora atmosfere senza tempo che rendono sempre attuale la lezione di Piero della Francesca, ora eleganti colli allungati e sinuosi contorni di volti femminili che sottendono l'amore per i primitivi senesi, per Modigliani, per Casorati, ora sfondi che sembrano affrescati muri trecenteschi alla Balthus.


La mostra

Il titolo della mostra nasce dal nome della protagonista del racconto di Gabriel Garcia Marquez La incredibile e triste storia della candida Erendira e della sua nonna snaturata che offre lo spunto per tre opere di Licia Sanna: il Trittico di Erendira costituito da La collezione degli orologi "di forme e misure imprevedibili", Il viaggio dopo l'incendio, dove su di un carro stipato di sedie, cappelli, tavolini, bottiglie, lumi, bicchieri, "la nonna si ripara dal sole eterno con un ombrello", e L'amore con Erendira "nuda sotto la luce del tendone".

Ma Erendira è solo uno dei tanti personaggi muliebri che popolano le opere in mostra: filo conduttore della rassegna è infatti proprio la figura femminile; "le altre" sono, ad esempio, Elena, le Due Donne in interno rosso, La stiratrice, la Dama a scacchi, le Due donne incinte, le Donne a Orgosolo, la Donna Verde. Anche i pochi personaggi maschili sono vagamente effeminati: l'universo artistico della pittrice appare matriarcale.I quadri di Licia Sanna incuriosiscono nel loro essere provocatori, divertenti, enigmatici, velati quasi sempre di sottile ironia. L'artista sa spiazzare con un commento come quando racconta "ho dipinto la donna con la bicicletta perché senza mi sembrava sola", o come per Le due amiche che "si confidano sempre i segreti delle altre", oppure quando afferma, quasi a sottotitolare L'attesa degli Ufo, "la vita è una perenne attesa, di cosa non si sa". E sembra divertirsi ad accattivarsi lo sguardo dello spettatore con dettagli buffi come una padella, un tegamino o un macinino per il caffè solennemente appoggiati sui capi di altere figure femminili colte nei loro profili divenuti caricature.


In altre opere domina un lieve senso di malinconia, di struggimento per un mondo perduto. "Sono nata in un'isola felice dove dominano rocce e sassi, un universo misterioso di sensazioni" racconta Licia Sanna dipingendo La famiglia al mare sospesa tra i toni azzurrati del cielo e del mare fusi all'orizzonte e l'oro della sabbia. E dalla Sardegna comincia il viaggio di Licia Sanna, nata nel 1957 a Sarroch, vicino Cagliari, con la passione per la matita da sempre. A trentuno anni si avvicina ai pennelli con la complicità del marito: è il concretizzarsi di un sogno.

Sin dall'inizio la sua è una ricerca complessa e inevitabile si fa il confronto con i grandi maestri da cui trae ispirazione e stimoli continui. "E' nella capacità di re-interpretare la tradizione quattro-cinquecentesca e le innovazioni della pittura contemporanea che notiamo l'elemento distintivo dell'opera di Licia. Nei suoi quadri si ritrova l'eternità e la magia di Piero della Francesca e l'estro e il genio di Balthus, il tutto amalgamato e vissuto con la fantasia e l'ironia dell'artista. E non solo, si sente e si vede la quiete e la mestizia delle donne di Casorati e l'eleganza primitiva di Modigliani, accenni, dettagli, in grado di coinvolgere lo spettatore nello spettacolo dell'arte." (Simona Dolari).

Note autobiografiche

"Ho trentuno anni quando mi portano a casa dei pennelli, una tela, dei colori a olio e un cavalletto e abbozzo le prime due donne, quadro che nella sua stesura originale non esiste più. Dipingerò ancora due tele prima di decidermi a impormi un metodo. Compro dei manuali di pittura - che mi sono serviti ben poco - e per un lungo periodo mi sono cimentata nella pratica del disegno, del nudo e della ritrattistica, per poi passare ai pastelli ad olio, alla china, acquarello, tempera, ma a dire il vero non sono attratta da queste tecniche.

"Ho ricominciato ad olio facendo delle copie del Tiziano, del Signorelli, Bellini, Mantenga, Michelangelo, Raffaello e i moderni Van Dongen, Picasso, Monet; pensavo di trovare uno stile di pittura a me congeniale. Mi fermo di nuovo per sperimentare il colore sui muri, mobili, ferro e materiali plastici; fase che mi servirà parecchio per la comprensione delle mille sfumature di una sola tinta.

"Quando poi riprenderò ad olio, il mio pensiero sarà comunque rivolto ai classici per la struttura e per l'infinita varietà di idee che ti trasmette una singola opera. A ragione della loro grandezza sorrido quando guardo una mia opera e non riesco a ritenermi un pittore; mi piace dire: faccio quadri. Nelle mie opere sia il disegno che il colore riportano continuamente a dei grandi e famosissimi pittori, ciò non mi disturba affatto poichè vivo e lavoro in relazione a loro; non ho avuto nessuna scuola. Ho scelto come maestri Balthus, Picasso Modigliani, Bosch, ma i soggetti interpretano la visione che ho della realtà; attingo dalla vita, da ciò che una persona mi trasmette." (Licia Sanna).

Licia Sanna
"Erendira e le altre"
Roma, Complesso del Vittoriano
lunedì 20 gennaio 2003 - venerdì 31 gennaio 2003
Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 -19.30; venerdì e sabato 9.30 - 23.30; domenica 9.30 - 20.30
INGRESSO GRATUITO
Per informazioni: tel. 06/6780664

 

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