Il sentimento di comunità in America prima e dopo l'11 settembre
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A partire dal 1985 l'Associazione di cultura e di politica il Mulino
organizza ogni anno una "lettura" che ha per protagonista uno
degli intellettuali più prestigiosi fra quelli che fanno
riferimento al gruppo del Mulino. Oltre a mettere a fuoco un
tema di particolare interesse dal punto di vista culturale,
la "lettura" intende offrire un'occasione di incontro a
collaboratori e amici coinvolti nelle molteplici
attività dell'Associazione.
La lettura 2002 sarà tenuta sabato 16 novembre alle 16:30 presso
l'Aula Magna dell'Università di Bologna (Via Castiglione 36) da Robert D. Putnam che parlerà de Il sentimento di comunità in America prima e dopo l'11 settembre. Caffè Europa anticipa qui un breve sunto del contenuto della lettura e traccia un profilo di Putnam e del suo pensiero in tema di democrazia statunitense, argomento del saggio Bowling Alone: The collapse and revival of American community, in uscita per il Mulino.
Dieci anni fa pubblicai i risultati di una indagine ventennale sulle regioni
italiane che sottolineava l'importanza, per la realizzazione di una democrazia effettiva, del cosiddetto "capitale sociale," cioe' di una larga partecipazione civica e comunitaria. Da allora in poi ho continuato le mie ricerche su questa tematica, concentrando la mia attenzione non più sull'Italia ma sul mio paese, gli Stati Uniti.
Gli studi svolti hanno rivelato una tendenza inaspettata, almeno nelle sue
dimensioni: gli ultimi decenni del ventesimo secolo sono stati caratterizzati da una diminuzione costante delle relazioni individuali e di tipo associativo nella società americana. Calo inarrestabile dei votanti, rarefazione del tessuto associativo, crescita del disimpegno nelle sue più varie manifestazioni - dalla fuga nel privato all'aumento di atteggiamenti di sfiducia nei confronti del prossimo, dalla atomizzazione delle relazioni sociali e familiari alla caduta progressiva del solidarismo - ci hanno accompagnati lungo il finire del millennio. Dati molteplici dimostrano che gli americani sono diventati in modo considerevole meno cittadini, meno impegnati politicamente, meno coesi socialmente, meno fiduciosi e meno volti al bene comune. Sempre più spesso abbiamo detto "io" e sempre meno spesso abbiamo detto "noi".
Chiedersi "perché?" e domandarsi "allora che cosa facciamo per capovolgere
questa tendenza?" sono domande molto importanti per noi americani. Forse sono domande importanti anche per cittadini di altri paesi avanzati che potrebbero essere colpiti da una simile tendenza disgregatrice ed anticivica.
L'indicibile tragedia dell'11 settembre 2001 ha drammaticamente interrotto
questa tendenza. Quasi immediatamente abbiamo scoperto amici, vicini, istituzioni pubbliche e il nostro comune destino. Questa immensa tragedia potrebbe essere (o avrebbe potuto essere) un'opportunita' rarissima per ricreare una societa' piu' civica e piu' solidaristica.
Ma l'11 settembre è un punto fermo che segna la fine di un'epoca e apre un
nuovo capitolo della nostra storia più attento ai valori della comunità o è soltanto una virgola, una breve pausa durante la quale si solleva lo sguardo per un momento e poi si torna alle nostre occupazioni individuali? In breve, quanto profondamente e durevolmente i valori americani e le tradizioni civiche sono stati trasformati dagli attacchi terroristici? Questo è il quesito che oggi abbiamo di fronte. Le prime ricerche condotte sembrano orientare la risposta in due direzioni: da un lato i comportamenti nella sfera privata non hanno registrato variazioni reali e durature, dall'altro, per ciò che concerne la sfera pubblica, gli americani hanno dato e stanno dando prove incontrovertibili di un nuovo atteggiamento.
Ma e' passato troppo poco tempo per capire se e quanto questo possa consolidarsi e
diventare la base di una iniziativa politica, di cui peraltro ancora non si vedono le tracce. Dall'aumentato tasso di fiducia nel governo federale alla diversa considerazione con cui si guarda ai decisori politici della propria comunità, dalla maggiore disponibilità a impegnare parte del proprio tempo in attività di utilità pubblica all'atteggiamento di maggiore fiducia con cui si guarda al proprio prossimo, una serie di indicatori di diversa natura, ma tutti convergenti, mostra tuttavia come, rispetto a prima dell'11 settembre, sia cresciuta sensibilmente una dimensione comunitaria e una propensione a creare "capitale sociale", quale non si riscontrava da decenni.
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