Il progetto di
riqualificazione dei Macelli di Ersoch
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Il progetto di riqualificazione dei
Macelli di Ersoch
Il Mattatoio di Testaccio manifesta i caratteri di un insediamento
“specializzato” secondo una concezione industriale - allora
molto avanzata - delle attività di compra-vendita, macellazione e
produzione. Questa declinazione funzionale non impedisce al
complesso di conformarsi come “parte“ della città, fino ad
emularne i tratti tipici. In particolare l’area che Ersoch
definisce «un rettangolo centrale» dove «le parti principali del
mattatoio… i macelli, la tripperia, la pelanda dei suini e la
capretteria… ne facessero rilevare subito la posizione»
rappresenta una vera e propria “piazza“, dove le torri o i
campanili sono ciminiere.
E’ quindi un singolare spazio urbano - segnato dalla unificazione
delle strutture in ferro e dalla serialità delle facciate - quello
che ospiterà nei grandi macelli parte delle attività del MACRO.
I due padiglioni, edificati tra il 1888 e il ‘91, sono costituiti
da una struttura muraria perimetrale che delimita un unico grande
spazio, coperto da capriate polonceau e scandito da teorie di
colonne di ghisa e travi in ferro integrate nel 1925 da una fitta
trama di binari e argani per il movimento delle carni.
In questo contesto, di particolare fascino, le necessarie opere di
restauro e una serie di nuovi, minimali, interventi architettonici e
impiantistici rendono possibile la realizzazione di uno spazio
dinamico e flessibile, lontano dai canoni museografici tradizionali,
disponibile a produrre e ospitare eventi espositivi e multimediali.
Il progetto infatti privilegia il rapporto tra gli edifici e la “piazza“,
riproponendo le originarie linee di flusso trasversali che
permettono un rapporto diretto con lo spazio aperto e con quello
coperto dalle prospicienti tettoie in ferro. Viene così resa più
complessa e articolata la fruizione dello spazio interno, oggi
contraddetto dalla consuetudine di entrare sulla testata secondo uno
schema obbligato dal percorso centrale.
La ritrovata “trasversalità“ dei padiglioni consente l’organizzazione
delle attività in più ambiti: uno centrale, che ripropone
filologicamente i caratteri originari dell’architettura ersochiana,
e due di testata che vedono l’inserimento di una serie di alti plateau
che moltiplicano le prospettive e le possibilità fruitive.
In sintesi un progetto che con pochi nitidi nuovi segni affida alla
qualità degli spazi e al commento sapiente della luce artificiale
la riscoperta di un complesso architettonico unico a Roma.
La Divisione I di Risorse per Roma Spa, incaricata dall’Ufficio
Città Storica del Comune di Roma della progettazione e della
attuazione dei lavori, esegue il progetto con una equipe diretta
dall’ing.. Francesco Rubeo e composta, tra gli altri, dall’arch.
Luciano Cupelloni, che cura il progetto architettonico, e dall’ing.
Antonio Michetti per la parte statica.
Francesco Rubeo, direttore tecnico dell’Area Valorizzazione Urbana
e Territoriale di RPR, esperto nella progettazione, attuazione e
gestione di progetti complessi, ha diretto fra gli altri il progetto
per il recupero e la valorizzazione del complesso di S. Maria della
Pietà e il progetto del secondo intervento per il restauro di
Palazzo Braschi a Roma.
Luciano Cupelloni, Ordinario all’Università di Roma “La
Sapienza“, progettista di spazi espositivi per il Museo del Cairo,
il Museo di Archeologia di Barcellona, la Maison de l’Unesco di
Parigi e autore di numerosi studi sul “restauro del Moderno” tra
i quali il recente volume “Il Mattatoio di Testaccio a Roma“.
Antonio Michetti, docente di Tecnica delle Costruzioni e
strutturista di chiara fama, ha realizzato, tra le opere più
recenti, le strutture per la piazza di Assisi, il Santuario del
Divino Amore, le “vele” della chiesa di Meier a Roma..
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