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Il nuovo disordine globale



Guido Carandini*




Quella che segue è la terza parte di una ricerca sul modo occidentale di concepire la globalizzazione e di indirizzarne gli sviluppi. Per leggere le due parti precedenti cliccare parte 1parte 2 .

3. LA DERIVA DELLA POLITICA

3.1 Nello spazio politico tradizionale i ruoli della sinistra e della destra erano chiaramente distinguibili e contrapposti. Alla sinistra apparteneva il pensiero politico radicale, spesso calato nell’ideologia della storia umana indirizzata al “progresso”. Negli Stati nazionali dell’occidente, proprio per l’azione delle politiche dei partiti di sinistra e delle organizzazioni sindacali, il capitalismo è stato regolato mediante politiche economiche di interventi pubblici a favore dell’occupazione e con il sistema del welfare. Alla destra invece apparteneva il pensiero politico conservatore in favore delle tradizioni e contro la difesa delle classi più deboli, ispirato al “darwinismo” sociale.

Nello spazio politico dell’era globale i ruoli paiono ora invertiti. La destra ha abbandonato il vecchio conservatorismo sposando l’indirizzo neo-liberista che accetta e promuove i cambiamenti radicali indotti dall’incessante espansione dei mercati. La sinistra invece cerca di conservare quel che rimane delle politiche di intervento pubblico e dello Stato sociale ispirando i suoi programmi più al contenimento del neo-liberismo che alla promozione di interessi determinati proprio dalla globalizzazione. Come il bisogno di “sicurezze” che il sistema-mondo dell’economia non offre più e il bisogno di “certezze” che le ideologie non sono più in grado di garantire. Sotto questo aspetto la lotta per i diritti dei lavoratori e contro la mobilità selvaggia pretesa del neo-liberismo si porrà sempre più come un obbiettivo difficile ma coraggioso.

3.2 Nel quadro totalmente nuovo di un ordine e di un disordine cosmopolita globale i sistemi social-democratici imperniati unicamente sullo Stato sociale costituiscono un punto di riferimento sempre più debole. Così si spiega la perdita delle illusioni per la politica soprattutto là dove la politica di sinistra era stata caricata, come nel nostro Paese, di significati e di fini ideologici, di mete ideali e di promesse avveniristiche. Con il fallimento delle ideologie di sinistra e con il collasso dei regimi comunisti, anche le organizzazioni politiche che provenivano dalla matrice socialista sono entrate in crisi lasciando spazio a quella che sembra essere, anche per l’uomo comune, l’unica alternativa, cioè il mito della crescita perpetua, la religione del denaro e degli affari.

I giovani, soprattutto, che non hanno conosciuto le passioni ideali e gli errori fatali delle grandi ideologie del secolo scorso, vivono in un mondo in cui gli ideali della sinistra appaiono un patrimonio invecchiato. Mentre, poiché le grandi realizzazioni attuali appartengono alla sfera delle imprese economiche e della tecnica, possono sentirsi legittimamente attratti dal mito tecnologico-aziendale impersonato dai Bill Gates o dai Berlusconi. Oppure, all’opposto, possono essere conquistati dal mito rovesciato dei no-global e dal rifiuto totale dell’economia di mercato e della globalizzazione visti come il nuovo male.

Per offrire un’alternativa politica diversa da questi due estremi non bastano le parole d’ordine ispirate genericamente al vecchio “riformismo”. Occorre studiare i fenomeni globali delle nuove identità e delle inedite disuguaglianze, delle integrazioni e delle disintegrazioni fuori dei nostri schemi abituali, comprese le condizioni per le quali ancora non abbiamo nessun nome e nessuna risposta. Senza questa operazione di riflessione e di rinnovamento temo che nessun programma politico della sinistra troverà le parole adatte per essere credibile e le risposte necessarie per mobilitare l’opinione pubblica, soprattutto quella giovanile.

*Guido Carandini (Roma 1929) è stato imprenditore e studioso di problemi economici e sociali. Fra le sue pubblicazioni sono da ricordare gli studi sulla teoria marxiana degli anni '70 e alcuni saggi politici sulla sinistra in Italia degli anni '90. Ha insegnato Storia delle dottrine economiche all'Università di Macerata. Nel 1976 e nel 1979 è stato eletto Deputato nelle liste del PCI.

 


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