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Il vero problema è l'incomunicabilità



David Pacifici con Bibi David



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Si e' tenuta lo scorso 25 ottobre a Roma una conferenza sul tema: "Da Durban a New York. Un punto di vista ebraico."Abbiamo incontrato uno degli autorevoli relator, David Pacifici, Presidente dell'associazione ebraica Bene' Berith.

Qual e' stata la reazione dell'universo ebraico alla conferenza di Durban?

La conferenza di Durban ha rappresentato un grosso trauma per tutto il mondo ebraico, che, per la prima volta dopo l'olocausto, si e' trovato di fronte al risorgere dell'antisemitismo a livello planetario. Un antisemitismo che oggi si nasconde dietro una piu' comoda facciata di antisionismo. Ma, lo sappiamo bene, come giustamente ha detto Martin Luther King, "l'antisionismo non e' che un antisemitismo mascherato".


Cosa e' emerso precisamente a Durban in merito al razzismo nei confronti dell'universo ebraico?

Il paradosso che si e' determinato a Durban e' stato quello di assistere a una conferenza contro il razzismo... razzista! Sono stati distribuiti documenti inquietanti come i protocolli dei savi anziani di Sion, giornali inneggianti ad Hitler, volantini con scritte come: "Israele pratica la pulizia etnica, il genocidio, la superiorita' della razza." Il tutto, e questo e' il punto piu' grave, sotto la tacita approvazione dell'Onu. Di quanto accaduto, tra l'altro, le tv occidentali, compresi i media italiani, hanno parlato pochissimo.

Vi e', secondo lei, un legame netto fra il terrorismo capeggiato da Bin Laden e il conflitto israelo-palestinese?

Non credo. Bin Laden non ha mai parlato di palestinesi fino alle ultime interviste rilasciate alla tv al-Jazeera. Vi sono pero' masse arabe con idee non troppo distanti da quelle dell'emiro saudita, che non vedono altra soluzione al problema mediorientale che la distruzione dello stato di Israele e l'estromissione totale degli ebrei, intesi come occidentali, dal territorio sacro all'islam.

Le sembra mutato l'atteggiamento degli Usa verso Israele dopo Durban, e soprattutto dopo gli attacchi al Pentagono e alle Torri gemelle?

No. Si inizia forse, pian piano, a riconoscere che il problema che affligge Israele non e' solo quello del terrorismo ma anche quello dell'incomunicabilita' con un mondo islamico che è caratterizzato si' da una grande cultura, ma anche da un mare di fanatici fino ad ora non emarginati.

La strada per mitigare il riaccendersi degli scontri fra israeliani e palestinesi e', secondo lei, la creazione di uno Stato palestinese?

Nel tempo si verificherà sicuramente. Per ora e' necessario capire se nella zona restera' al potere una dirigenza capace di gestire la politica attraverso le trattative o se governera' la massa popolare desiderosa solo di vendette e ritorsioni. Negli ultimi venti o trenta anni abbiamo visto che, ogni volta che il mondo arabo ha dialogato con Israele, ha sempre ottenuto moltissimo, mentre quando e' ricorso alla violenza non ha avuto proprio niente.


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