I lettori scrivono
Da: Ettore Colombo <ettorecolombo@hotmail.com>
A: PAOLA CASELLA <caffeeuropa@clarence.com>
Data: Lunedì, 22 ottobre 2001 8:20
oggetto: amore
maglietta
Gentile
redazione di Caffè Europa,
ho letto con grande piacere il vostro speciale sull'amore, questo
"sentimento popolare" che ci assorbe tutti per gran parte
della vita, facendoci - forse - fin troppo dimenticare quanto rimane
nel mondo, dalla natura alla politica, dalla società alla religione,
dalla morte alla vita. Ma tant'è, tanto, (troppo?), si ama e tanto -
sicuramente troppo - si soffre.
Licia Maglietta, la splendida interprete di Delirio
amoroso di Alda Merini, dice ad Antonia Anania, nel corso di
un'intervista che le invidio non poco, che "tutte le donne, anzi
tutti gli uomini intelligenti amano in maniera pazza". Mai frase
e pensiero e considerazione mi trovano più d'accordo. Nel Viaggio di Capitan Fracassa, film poco riuscito ma ricco di
sentimenti di Ettore Scola, una sprezzante Ornella Muti diceva a un
tenero e giullaresco Massimo Troisi "Non ti amo perché non sei né
pazzo né infelice". Era amore di uomini di teatro - e dunque di
personaggi abituati a dare "spettacolo" di sé - quello, ma
ha un significato profondo la frase citata, in quanto riconosce una
dignità e una serietà assoluta a un sentimento, quello dell’amore,
che spesso proprio a quelle conseguenze porta, alla pazzia e
all’infelicità.
Ho avuto la fortuna di vedere per ben due volte Delirio amoroso e di conoscere le poesie (e la vita) di Alda Merini,
la poetessa stramba che vive in una soffitta dei Navigli tra gatti e
libri, da molti anni, forse da prima che sia lei che la Maglietta
diventassero artiste (e "donne") famose.
Della Merini ricordo il vagabondare triste e trasandato sulla darsena
milanese, in ore del giorno durante le quali sono lei e pochi altri
abitanti (pittori, antiquari, librai, panettieri, lavandaie,
avvinazzati da bar) di quella zona di Milano si fanno vedere in strade
che, di sera e di notte, vengono prese d’assalto da tutto il più
tristo e trito "popolo della notte".
Anche Licia ebbe la sua "prima della prima", quando portò
in scena Delirio amoroso in
un teatro scalcinato e periferico, non certo i palcoscenici odierni,
grazie alla fortuna arrisa al testo, al punto da farla identificare
con la protagonista, e il suo spavento, la sua emozione e il suo
tremore per un debutto che allora non la consacrava, ma si limitava
scoprirla. Solo dopo anni di gavetta e caparbietà vennero gli altri
successi teatrali e il film che la rese famosa, Pane e tulipani.
Ma tanti anni fa, in cicli storici ed emotivi ben lontani e diversi da
quelli che stiamo vivendo, resistevano solo i testi della Merini, la
recitazione della Maglietta e le canzoni di Celentano
"ripescate" a fare da contrappunto e colonna sonora
all’estrema vacuità e stoltezza del mondo (ed ecco l’unico
appunto da fare alla bella recensione dello spettacolo oggi online, http://www.caffeeuropa.it/attualita03/
151teatro-delirio.html : non aver valorizzato la ricercatezza e
l’originalità della colonna sonora, che ripropone , in
un’atmosfera sospesa nel tempo come nello spazio,
"canzonette" che sembravano facilmente datate e databili e
che invece si ripropongono davanti agli occhi e nelle orecchie degli
spettatori con una forza e una vitalità dirompente e quasi
disperata). Ma soprattutto c’era una produzione saggistica,
letteraria e di costumi che voleva fare dell’amore un sentimento
vuoto e superficiale (cito, per carità di patria, solo i saggi di
Alberoni, i romanzi della Tamaro – ma anche di Baricco – e il
filone sentimental-favolistico hollywoodiano, da Pretty
woman in giù...).
Oggi, dunque, che il mondo rischia rovine globali, anche le canzonette
e i libri, gli spettacoli e i filmoni, cercano di ritrovare o
d’inseguire l’antica saggezza della follia dimenticata o perduta
nei meandri della Storia. Ecco perché a differenza di tanti film,
libri, canzoni e spettacoli "inopportuni" rispetto alle
dimensioni della tragedia che tutti, in un modo o nell’altro, stiamo
vivendo, un testo come quello della Merini e una recitazione come
quella della Maglietta cadono a proposito e si fanno sentire più
forti e più commoventi e più schietti che mai.
"La riconosco, come capita in amore quando si riconosce
l’amato", dice la Maglietta della Merini, nell’intervista:
ecco, forse è proprio questo il punto, riconoscere la persona amata e
magari – se ci si riuscisse – con essa il mondo. Perché, scriveva
più di un secolo fa il poeta Rainer Maria Rilke "Tanto antichi
dolori non dovrebbero, ormai,/ diventare più fecondi per noi? Non è
tempo, amando,/ (che) ci liberiamo dall’essere amato, lo reggiamo
fremendo,/ come la freccia regge la corda, tutta raccolta nel balzo,
per superarsi?/ Ché non si può restare, in nessun dove"...
Del resto, "Ogni sogno ha il suo disagio", scrive la Merini,
una che il disagio (e la pazzia, e il dolore, e la solitudine) l’ha
vissuto sulla sua pelle e fin dentro le sue viscere.
Crediamo che la Maglietta approverebbe. E forse molti altri/e pure.
Ecco perché pensiamo, come diceva un grande poeta di questo secolo,
André Breton, che "Non vi sono soluzioni al di fuori
dell’amore e l’unica soluzione è essere follementi amati".
Anche, a maggior ragione, in questo folle mondo.
Ettore Colombo
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da
fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
Attualita' |