Qualcuno dia la sveglia a Rocco
Buttiglione
Giancarlo Bosetti
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Teniamo separati stato e chiesa
“Urbanisierung” si dice in tedesco. Si potrebbe dire “urbanizzazione”
se non si rischiasse di confonderla con questioni da piano regolatore.
“Urbanisiert” è qualcosa o qualcuno cui siano tolti i
tratti selvatici, gli impulsi ribelli, violenti, estremi. Qualcosa che
era selvaggio e che è diventato gentile, moderato, cortese, urbano.
Ebbene il secondo governo Berlusconi è “urbanisiert”
rispetto al primo: non c’è più Cesare Previti c’è Lucio Stanca,
nessuno che urli o fischi e minacci gli avversari come si fa all’ingresso
dello stadio e come l’altra volta faceva Domenico Contestabile alla
testa dei pasdaran anti-giudici di Forza Italia; neppure Vittorio
Sgarbi dovrebbe essere più quello di una volta, anche se usa la
parola “schifezza” invece di “bruttura”, come sarebbe meglio
sulla bocca di un esteta che voglia competere in seduzione con
Giovanna Melandri; adesso il ministro di cui è sottosegretario, alla
Cultura, è Giuliano Urbani, una conferma di nome e di fatto del
processo che sto descrivendo.
Ma è soprattutto Berlusconi, il premier, che manda segnali chiari di
essere diventato più urbano: si è interamente coperto di felpa e
sembra aver giurato di non sbagliare neanche una palla, come certi
capitani del pallone in un derby decisivo. A Bruxelles conferma la
firma sul patto di Kyoto, perché “pacta sunt servanda”,
parla con Prodi da statista, italiano, non racconta barzellette
sbagliate. Se le cose continuano anche chi sta e resta all’opposizione
ha solo da rallegrarsi, perché sarebbe una idiozia sperare che il
governo sbagli per trarne vantaggi propagandistici. Se il governo tira
diritto e non ascolta il “richiamo della foresta”, è meglio per
tutti, credetemi, perché vuol dire che la battaglia politica italiana
diventa, anche lei, più “urbanisiert”.
Naturalmente bisogna vedere se siamo ancora nel pieno di una breve “luna
di miele”, dove tutto fila liscio perché ancora non si sono ancora
affrontate le questioni sgradevoli: il governo è ancora atteso alla
prova sul conflitto di interesse, sulla Rai, sulla finanziaria e su
altre materie incandescenti. O se c’è un vero cambio di marcia
rispetto al Berlusconi 1. Tutti i riflettori sono puntati, per
esempio, su Gasparri, uno dei colonnelli di An con più voglia di
menare le mani, ma non ci sarebbe da stupirsi se anche lui si mettesse
le felpe (Fini deve avercela messa tutta).

Ma ecco che in questo clima di felpa, se ne esce
Rocco Buttiglione che decide di alzare il livello della sua “visibilità”
e annuncia l’intenzione di proporre al governo, lui come capo del
Biancofiore - perché il suo ministero, le politiche comunitarie, qui
non c’entra - una legge per dare uno stipendio per tre anni alle
donne che decidono di rinunciare all’aborto. Sembra poi voler aprire
il tema di una revisione della legge 194, e insieme propone un disegno
di legge per la assoluta parificazione tra scuole statali e scuole
private. Poi corregge il tiro sulla 194, ma lascia sul tappeto le
mine: l’idea di un super-incentivo alla natalità, un’idea da
sfondamento, diciamo così, sia della visibilità sua che della spesa
pubblica di tutti, e il disegno di legge scudocrociato sulla scuola.
La situazione è quella del rischio slavine: come in certe vallate di
alta montagna dove in primavera bisogna camminare in silenzio, perché
un passo falso può far precipitare tutto quanto; e arriva uno che
lancia petardi. E’ Buttiglione, del quale non si capisce se non sia
stato informato dello schema di gioco della squadra o se,
conoscendolo, voglia farlo saltare per aria. E’ una questione da
appurare prima di trarne un giudizio politico conclusivo. Il fatto è
che Berlusconi sta preparando il suo incontro con il Papa e che anche
la sua coalizione, come del resto quella di centrosinistra, dovrà
misurarsi con la problematica delle componenti cattoliche.
Ma le componenti in ebollizione della sua maggioranza sono più
pericolose di quelle che agitavano la coalizione del centrosinistra:
ciascuna (Lega e An in primo luogo) ha il suo cahier des doléances
e il suo pacchetto di richieste di visibilità, e uomini e posti di
comando. Se una delle componenti dà fuoco alle polveri si incendia l’intero
arsenale. E addio passi felpati. Per tacere del fatto che, dentro
Forza Italia, c’è una componente laica che perderebbe qualsiasi
credibilità se su questioni cruciali come la scuola (a proposito, lì
ci dovrebbe essere la Moratti a fare la politica del governo, non il
Biancofiore) e l’aborto (qui si sono arrabbiati con Buttiglione
anche la Mussolini e il direttore di Famiglia cristiana, Zega)
consegnasse le leve di comando agli ultras clericali. E poi dovrebbe
esserci un programma di governo, mentre l’uscita del ministro
cattolico sembra annunciare un metodo di lavoro “in ordine sparso”,
che cambierebbe rapidamente l’immagine e la sostanza dei progetti di
Berlusconi.
Il rischio slavine sembra avere il suo punto focale, in questo
momento, non dove lo abbiamo visto durante la formazione del governo
(Bossi) ma dove il terreno sembrava meno pericoloso (i moderati
cattolici). La “urbanisierung” sulla distanza non sarà
compito lieve per il Cavaliere, perché i vizi di legittimazione
interna e internazionale - quegli stessi che hanno richiesto l’autorevole
sostegno di Agnelli - non sono scomparsi miracolosomante. E dunque
anche nei confronti della Chiesa questa maggioranza potrebbe avere un
fianco scoperto, con tanti saluti ai liberali laici del Polo e ai loro
manifesti.
Si capisce perché la reazione del consigliere di Berlusconi, Baget
Bozzo, sia stata così dura e allarmata: “Presentare proposte senza
intesa con gli alleati può legittimare anche gli altri a sollevare
questioni sensibili per il proprio singolo elettorato, e quindi
pericolose per la coesione della maggioranza". Se ognuno gioca
per sé, si torna al gioco pesante, in una spirale di contrasti,
villanie, reazioni negative dei giornali, scontri di opinione. Un
gioco che Berlusconi ha già perso una volta, in pochi mesi. Vediamo
se ha imparato davvero la lezione.
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