I
lettori scrivono
Da: Gian Claudio Spattini <gianspat@libero.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Sabato, 19 maggio 2001 10:18
Oggetto: Articoli
di Bosetti su Caffé Europa e Repubblica a proposito della vittoria di
Berlusconi
Come sempre Giancarlo Bosetti è assai lucido nelle sue analisi, anche
se mi sembra più esaustivo l'approccio al medesimo tema su
Repubblica. E' perciò a quest'ultimo dei due articoli richiamati
in oggetto che intendo fare, principalmente ma non esclusivamente,
riferimento al fine di sollevare alcune questioni. Mi capita spesso di
condividere le tesi di Bosetti e anche in questa occasione accade, ma
non del tutto. Provo a spiegarmi.
Chi scrive ha aderito agli appelli di Bobbio e Eco per le ragioni che
non si devono ripetere qui dato che tutti le conosciamo. Dunque mi ha
colpito l'osservazione bosettiana che così facendo si è alzata la
posta del gioco (l'antidemocraticità di Berlusconi) e, acquisito il
risultato negativo, aumentata la perdita: purtroppo l'osservazione è
esatta. Ma il quesito così trascurato potrebbe essere: era, ed è
effettivamente, quella la posta?
Temo che non si possa negare che lo strapotere economico e mediatico
del candidato vincente, l'enormità del suo conflitto d'interesse, l'alterità
della sua "filosofia politica" rispetto alle stesse
tradizioni del conservatorismo e/o del liberalismo moderato, lo
pongano largamente al di fuori dell'orizzonte democratico liberale, di
quello cioè largamente condiviso nei Paesi dell'Unione Europea (mi si
perdoni il mio Eurocentrismo giuridico ma il multiculturalismo che
accetta le posizioni dei Talibani o quelle di cui è intessuto il
dispotismo asiatico tipo Cina Popolare o Singapore non mi interessa:
cfr., quanto alla seconda ipotesi, Dahrendorf, Quadrare il cerchio,
sul possibile corto circuito tra libertà politiche e benessere
economico).
Detto questo è assai pregevole il riferimento alle tesi di Barrington
Moore sulla legittimazione reciproca delle classi dirigenti nelle
democrazie mature; e del resto in un mio volumetto sul diritto
pubblico (Parma, 1998) avevo fatto mia (a pag.140) la locuzione "etiquette
for limiting conflit" contenuta in un saggio sul n. 7/1996 di Reset,
aggiungendovi quella di "mutual endorsement" tra governo e
opposizione presa da un libretto laterziano di Maccanico del 1994, ma,
e questo è il punto, sostenevo che tali principi risultavano
inesistenti o inapplicabili alla democrazia italiana, dunque non
matura ed espressione di una società non omogenea, priva di valori
condivisi e soprattutto non dotata di adeguato "patriottismo
costituzionale" (ivi, pp. 139 e 112 e ss.).
Orbene, mi chiedo se questa pessimistica visione non trovi conferma
ancor oggi nel sostanziale rifiuto dei valori costituzionali del 1948,
dichiarato e/o immanente in gran parte dei partiti facenti capo al
vincitore, e nella di lui concezione politica, che fa riferimento alla
sovranità popolare intesa più immediatamente come lavacro e in modo
più sofisticato in senso rousseauviano, ovvero senza limiti e
contrappesi (e qui sembra debitore alla dottrina costituzionale
"immaginaria" di Cossiga).
Se ciò è vero, come credo e temo, la posta in gioco era appunto
quella: la democrazia della Costituzione Repubblicana, e se si è
persa la sfida elettorale ciò può ben essere accaduto perché non si
è potuto, o voluto fino in fondo, chiarire i termini della questione,
e non certo perché Bobbio è un pericoloso estremista.
Infine: si tratta di una vittoria legittima?
Se noi accettiamo tale legittimità, non trascuriamo la torsione delle
regole democratiche che la discesa in campo già ha prodotto?
Era dunque la nostra una democrazia sospesa, ripristinata solo ora da
un governo legittimo dopo uno abusivo?
Come si vede l'armamentario propagandistico della CDL non rende così
semplice la risposta, che io non ho e che lascerei sospesa in attesa
di vedere il nuovo potere all'opera. E quest'ultima notazione mi
riporta a condividere quanto scrive Bosetti in ordine al Che fare?,
ovvero la necessità di un’opposizione sui fatti, che però saranno
assai rilevanti.
Come sempre i miei complimenti alla Rivista.
Gian Claudio Spattini
Risponde il direttore, Giancarlo Bosetti:
Caro Spattini,
vedo che siamo quasi d'accordo, anche se forse non completamente. Ma
più che sfumature di disaccordo tra noi vedo la obiettiva difficoltà
di dare un contorno preciso al problema.
Bobbio non è sicuramente un pericolo estremista. E neppure Eco. Ho
detto che i loro appelli avevano degli argomenti fondati, ma molto
complicanti in caso di sconfitta. Infatti adesso non si può sostenere
che il risultato non è legittimo. In questo caso si dovrebbe far
ricorso per invalidare le elezioni...
Un vero guaio, possiamo solo passare ai fatti.
Saluti cari,
Gcb
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