Con Berlusconi ha vinto l'Italia
liberista
Nadia Urbinati
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Sono in completo dissaccordo con le
considerazioni di Gerardo Marletto nel suo articolo "Ma con la DC
era peggio", uscito su Caffè
Europa In disaccordo sia sulla comparazione con l'eta'
democrastiana che sull'opinione sull'estensione del consenso che
Berlusconi ha. La DC non ha mai avuto egemonia culturale nel paese,
forse perche'essendo il braccio secolare della Chiesa, la Chiesa si
sentiva sicuradella difesa dei suoi valori e quindi non interveniva
direttamente come interviene ora. Berlusconi ha una vera egemonia, e
la Chiesa lo ha aiutato: non avendo piu' il suo diretto partito si e'
conquistato la societa' civile, e attraverso questa ha cominciato la
sua sistematica penetrazione dello stato, a tutti i livelli, nazionale
e locale, direttamente e indirettamente.

Ci siamo mai chiesti perche' la DC in cinquant'anni non ha mai pensato
di privatizzare la scuola e di dirottare soldi pubblici alle scuole
private? Eppure ora questo e' possibile: prima grazie al governo
dell'Ulivo e ora ancora di piu' con il governo Berlusconi. Il potere
della Chiesa di fare politica e' trasversale a tutti gli schieramenti,
proprio perche' non ha piu' un suo partito. Questo spiega anche
paradossalmente perché l'Italia abbia piu' problemi di laicita' ora
di quanti non ne avesse avuti nei cinquantanni di governo
democristiano. Lo stesso argomento puo' valere per gli altri servizi
sociali, che il volontariato cattolico-ciellino vuole direttamente
gestire con i soldi dello stato (ad esempio la sanita') invocando la
centralita' della societa' civile.
E' questo nuovo discorso politico che rende i cattolici conservatori
alleati dei liberisti: meno stato, piu' societa' civile. Ed e' anche
per questa convergenza che Berlusconi e' egemone. Lo e' nella cultura
sociale e politica del paese, a prescindere dai numeri dei voti: lo e'
al Nord soprattutto, dove egoismo liberista e solidarismo cattolici
sono complementari.
E' sbagliato dunque analizzare il caso Berlusconi come un normale
trapasso di maggioranza da uno schieramento all'altro. Ed e' sbagliato
pensare che con lui abbia vinto l'Italia volgare. Ha vinto l'Italia
liberista, e da noi il liberismo puo' vincere solo se trova nel
cattolicesimo anti-statalista un alleato. Occorre vedere che dietro la
vittoria della destra, di questa destra, c'e' un mutamento radicale
nella cultura sociale cattolica, un mutamento che rispecchia la
reazione contro lo stato sociale che attraversa tutti i paesi.

Berlusconi assomiglia molto a Bush: entrambi usano la chiesa, o le
chiese, per gestire quei servizi che lo stato non vuole piu' gestire.
Questo pone problemi di laicita' --qui in America ancora piu'
evidenti, perche' finanziando le chiese con soldi pubblici (anche per
la riabilitazione dei carcerati) si viene a ledere il principio sul
quale la tolleranza si e' consolidata: quello della separazione fra
stato e chiesa.
E' importante cercare di capire che cosa e' avvenuto nella societa'
civile (e quindi nell'ideologia sociale del cattolicesimo) in questo
ultimo decennio: perche' e' da queste trasformazioni che e' partita la
corsa politica di Berlusconi. Per questo, non sara' un gioco di
partiti e di alchimie andreottiane (che errore ha fatto D'Alema a
pensare che il gioco politico con Berlusconi potesse svolgersi in
questo modo tradizionale: errore di anacronismo) che cambiera' il
vento in Italia. Questo governo potrebbe essere un governo epocale,
piu' che di legislatura. Ma e' mai possibile che solo i nostri
avversari sappiano capire e usare Gramsci?
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