I
lettori scrivono
Da: Claudia <claudia.fab@dr.com>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Sabato, 28 aprile 2001 23:52
Oggetto: Sempre
a proposito di Moretti
"La stanza del figlio" è un film che in virtù del suo
afflato lirico suscita emozioni forti e si presta riflessioni
disparate. Si può criticare il regista, capace o meno di evocare la
tensione tragica, quale categoria dell'animo da sempre appartenuta
all'uomo e universalizzata nel dramma antico; si può, come
opportunamente è stato fatto in questa sede, richiamare l'attenzione
sulla mancanza di punti fermi e facili certezze di cui soffre l'epoca
moderna: tutti interventi per la verità significativi e legittimi.
Quello che mi ha colpito, tuttavia, è altro: non è stato tanto il
modo in cui Moretti descrive il dolore del singolo, dell'individuo, di
fronte al dramma della perdita di un figlio, quanto le dinamiche e i
meccanismi che nella convivenza questo ingenera. Di fronte ad una
tragedia, coloro che sopravvivono cambaiano necessariamente il loro
sguardo verso la vita, e questo determina dei mutamenti nelle
relazioni che essi hanno: è così nel caso dei coniugi del film che
perdono il loro ragazzo. Il dolore può unire, certo, ma può anche, e
più spesso, dividere, e può farlo penosamente, nella veste di
strascico di rimproveri inconsci e incomprensioni che creano un muro
sempre più denso e impenetrabile: è la fase che gli psicologi
chiamano di "elaborazione del lutto", assi lunga, per la
verità,e capace di far vacillare gli equilibri che parevano
intaccabili.
E' una forma di difesa e insieme un segno di debolezza: ma è in
questa chiave che ho letto l'iter della vicenda di Moretti, in cui
c'è il dolore di un padre, e di una madre, ma anche quello di un uomo
e di una donna che si amano, ma che, improvvisamente, privati di loro
figlio, decidono anche di dormire in camere separate, di privarsi
l'uno dell'altra. La scena finale è significativa a questo proposito:
una volta partita Arianna, l'ultimo filo che li legava in modo
tangibile alla memoria del figlio, mentre il pullmann si allontana,
Moretti e sua moglie, una splendida Laura Morante, disegnano sulla
sabbia percorsi diversi, cammini distinti e separati.
Non vuol dire che così resteranno per sempre: le loro strade potranno
incontrarsi di nuovo, forse proprio in nome di quell'amore che li ha
visti genitori: ma questo incontro potrà avvenire solo al termine di
un doloroso viaggio individuale.
Claudia Fabrizio
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