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Da: sintes@libero.it <sintes@libero.it
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Data: Domenica, 4 marzo 2001 9:29
Oggetto: A proposito di Auster e Santayana


Accostare Auster a Santayana appare, a tutta prima, come un'operazione ardita e, forse, un po' forzata. Il primo, infatti, è uno scrittore americano contemporaneo che appartiene a quella scuola "minimalista" da cui sono emersi talenti come Carver. Il secondo, invece, compone testi lirici in cui è percepibile la tensione verso l'assoluto, come riportato nel stralcio contenuto nell'articolo:

"Amore non è quello di uomini nella carne incatenati/
che di comprata, amara, sognano carezza,/
o di una tenera vergine dolcezza,/
che amano essi solo se riamati."

Eppure, al di là delle differenze stilistiche, temporali e culturali, l'accostamento, pur temerario, si rivela felice. Se la categoria unificante è quella del destino (concepito come un'enorme serie di contingenze casuali embricate tra di loro), allora la scelta di avvicinare autori così distanti diventa pregnante, quasi un paradigma della definizione prima tentata.

Ho trovato dunque l'articolo molto stimolante e pregno di una tensione emotiva appropriata all'argomento.

Claudio Martini


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