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 Da: Carlo Pollidoro <polli.icm@libero.it> A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
 Data: Lunedì, 15 gennaio 2001 5:55
 Oggetto: L'intervista
          a Ulrick Beck
 
 
 
 L'intervista a Ulrick Beck è di grande interesse: si tratta di una
          analisi che l'autore della Modernizzazione riflessiva ci aveva
          già anticipato e che, insieme ad Antony Giddens, aveva aiutato le
          sinistre europee a tenere conto delle modificazioni profonde della
          società in cui viviamo e delle trasformazioni ulteriori che si
          profilano nei prossimi decenni. La società del rischio è un fatto
          compiuto negli Stati Uniti, l'Europa le si avvicina a grandi passi.
 
 Impossibile negarlo, le sinistre non sono ancora all'altezza della
          situazione, per questo le destre si trovano nelle migliori condizioni
          per vincere le prossime battaglie elettorali perché esse non si
          pongono i problemi di giustizia sociale e di cambiamento . L'interesse
          sull'intervista a Beck cresce quando alla fine, alla domanda se la
          Terza via sia ancora un'idea forte, egli risponde che se per Terza via
          si intende una nuova politica per l'Europa, una rifondazione della
          democrazia, la capacità di fronteggiare le contraddizioni della
          multiculturalità, allora si, è ancora valida ..
 
 Se confrontiamo tale risposta con la Terza via così come era stata
          presentata da alcuni partiti socialisti, cioè fondata sul trionfo del
          neoliberismo in economia, la nuova formulazione di Beck rappresenta
          una critica radicale e una grossa novità.
 
 Ma la gravità della situazione attuale descritta da Beck assegna alle
          sinistre una responsabilità nuova. Perché siamo, come dice Beck, in
          una "condizione di non-più-ma-non-ancora, non più
          fiducia-sicurezza ma non ancora distruzione-disastro". .La
          globalizzazione potrebbe determinare grandi benefici, ma deve essere
          governata. Oggi ciò non avviene e le conseguenze si vedono: la
          povertà aumenta mentre aumenta in modo gigantesco la ricchezza.
          Questa è una novità enorme: per le sinistre ciò deve essere
          considerato intollerabile . In Africa non basta portare un po' di
          cibo, occorre individuare il meccanismo che produce povertà, lì e
          nei punti alti dello sviluppo.
 
 La sconfitta del partito democratico di Clinton non è altro che la
          sconfitta di una politica insufficiente. E il successo
          sull'occupazione non può essere compreso se non si calcolano i prezzi
          che la società americana ha pagato e paga: la flessibilità
          nell'economia americana va letta tenendo conto della critica di
          Bukowski (Il factotum) e della saggistica liberale americana. Robert
          Dhal avverte: l'uomo è passato da schiavo a suddito e da suddito a
          cittadino e ora stiamo regredendo da cittadini a consumatori. E
          individua nella contraddizione fra stato democratico e governo
          dispotico delle imprese ciò che insidia l'assetto democratico attuale
          degli stati moderni.
 
 Non credo poi si possa gabellare per riformismo qualche utile misura
          assistenziale. Altrimenti alla politica di Blair poi i londinesi
          rispondono lanciando pomodori e votando Jack il rosso, cioè una
          soluzione arretrata, tradizionale, perché manca la proposta
          riformista moderna. Ha ragione Ruffolo: oggi più che mai le sinistre
          non debbono ridursi a fare politiche da ospedale del capitalismo. Le
          grandi corporation, le destre, come dimostrano le vicende europee,
          sono disposte a sacrificare i benefici della mediazione e non tengono
          conto dei fattori "temperanti" della convivenza e della
          solidarietà.
 
 Guardando alla sinistra italiana, ci sarà pure un motivo se i
          militanti hanno risposto picche all'appello di Veltroni che chiedeva
          uno scatto d'orgoglio. Come se niente fosse i liberal liberal
          continuano a sognare una Terza via alla Blair e soluzioni dei problemi
          che non si discostano molto dalle elaborazioni di Alberto Ronchey.(A.Ronchey,
          I limiti del capitalismo, Rizzoli, 1991). Aveva ragione Salvi a
          chiedere una correzione di linea politica per recuperare gli elettori
          di sinistra che si erano astenuti nelle ultime elezioni, ma la
          correzione non c'è stata perché eravamo impegnati a inseguire
          l'Asinello per costruire un improbabile partito unico dell'Ulivo. E
          ora Cofferati chiede giustamente a gran voce che si chiariscano le
          linee di un programma della sinistra
 
 Secondo me ci sono ancora le condizioni per un recupero se ci saranno
          le risposte giuste che milioni di elettori si attendono.
 
 Carlo Pollidoro
 polli.icm@libero.it
 
 
 
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