Contemplando il trash
Giancarlo Bosetti
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Questo
editoriale è apparso su il Nuovo
dell'11 gennaio
C'erano tutti i fattori tipici di una coda di merchandising (quelli
della produzione del Grande Fratello) ieri sera allo speciale del
Costanzo Show con Pietro Taricone circondato dalle rappresentanze
articolate e selezionate della stampa, dei tg, della tv dentro la tv,
della cultura psico-somato-mediologica, della società civile. Insomma
c'era tutto il Paese insieme ad Afef e a Mughini. Esattamente come
dopo il film dei Dinosauri a Mac Donalds ti dànno magari il Big Mac
dentro il cartone dei Dinosauri, così a Canale 5 ti mettono in bocca
il cheeseburger con Taricone. Non è grandissima cucina, non è roba
da slow food, ma funziona, specialmente con i bambini.
Già, ma qui si tratta di adulti - direte. Va beh, colgo l'obbiezione,
ma non è il caso di sottilizzare, perché lo spettatore che alle nove
e mezza si gode un talk show "special", come questo qui, non
ha le pretese di un gourmet. E' di bocca buona. Gli piace il chicken
doré. E buon per lui.
Il fatto è che una produzione come quella del Grande Fratello ha le
sue leggi economiche. Prevede fin dal momento in cui nasce una
sventagliata di sbocchi produttivi: gadget, magliette, portaceneri,
messa all'asta degli occhiali di Pietro, calendari di Cristina,
Serafina, Peppina, Luigina. Potrà magari venirvi in mente l'idea che
il merchandising dei Pokémon, o le tazze da Caffè del Gatto
Silvestro sono più allegre dei vestiti smessi di Taricone, ma la
logica è la stessa. Sempre di grandi produzioni si tratta. E questo
vuol dire che il ritorno economico ha bisogno di tutti questi
ricaschi. Proprio come un megafilm hollywoodiano ha bisogno, per
rientrare, di vendere biglietti al cinema, ma poi anche videocassette,
Dvd, Cd, siti web, così il Grande Fratello serve a Canale 5 anche
"dopo", per reggere l'urto della Piovra, e a Maria De
Filippi, "dopo ancora", per la ripresa di C'è posta per te
.
Va bene, obbietterete ancora: le grandi produzioni hollywoodiane, come
Guerre stellari, Armageddon, Mission Impossible dànno un senso di
grandezza sia pure un po' infantile: una ragazzina che compra il Cd di
Charlie's Angels in fin dei conti fa allegria. Un quarantenne che
compra il calendario di Cristina all'autogrill invece fa pena. Ma chi
ha il coraggio di dirglielo?
Della "televisione-generalista-via-etere-finanziata-dalla-pubblicità"
il Costanzo show ha tutte le caratteristiche di scuola, compresa la
implacabile deriva verso la scemenza, che il conduttore frena sempre
soltanto un momento prima del precipizio. Così, per esempio se fa
salire sul palco l'ex fidanzata di scena del re di Caserta e di
Trasacco come per accennare a un ricongiungimento danzante, a un
possibile abbraccio, poi però interrompe la scena, rispedisce la
bionda al suo posto. Sull'orlo del trash. Insomma con Costanzo la
"idiot box" (la più penetrante definizione della tv, che
dobbiamo a George Gilder) non va fino in fondo.
Il Jerry Springer Show, che è un super-Costanzo super-trash
americano, vi racconterebbe i dettagli più intimi, e l'odore, e il
tipo di mutande che usa lui, oppure, non so, vi porterebbe dentro le
problematiche della vita sessuale di due mutilati, privi di gambe e di
braccia. Costanzo si ferma un attimo prima e, intorno al cratere del
trash, ci danza. Che si tratti di "monnezza" a volte si vede
di più a volte di meno. Dipende magari anche dalla profondità delle
riflessioni sulla coppia, sulla fama, sulla vita del Mughini più o
meno in serata. Dipende se sono ovvietà normali o ovvietà al cubo.
Ma la posta in gioco è sempre la stessa: a che distanza stiamo questa
sera dalla "monnezza"? Ieri sera ci erano tutti molto molto
vicini.
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