Uguaglianza e liberta, matrimonio
difficile
Ingrid Fuchs
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E' approdata a Roma, presso il Palazzo della Sapienza, la mostra
"Il cammino della libertà", della quale avevamo già parlato sul numero 55 di
Caffè Europa (vedi articoli collegati). Quello che segue è un resoconto del contributo
di Giovanni Sartori alla cerimonia di inaugurazione romana.
Nel suo intervento alla mostra dal titolo "Il cammino della libertà", Giovanni
Sartori ha fatto il punto sul liberalismo oggi. Parafrasando Croce, ha evidenziato come
sia ben viva la tendenza a essere o a sentirsi liberali: "Non possiamo non dirci
liberali" ha asserito. "Ma sarà poi vera un'affermazione di questo tipo?",
ha subito aggiunto. A partire da questo interrogativo, Sartori ha avviato una breve
analisi sulle moderne liberal-democrazie, sul concetto odierno di liberalismo e sulle sue
nuove frontiere.
Liberalismo e democrazia sono generalmente considerati termini inscindibili. Eppure, a ben
guardare, riconsiderando la loro matrice ideale fondamentale - ossia la libertà
dell'individuo per le dottrine liberali e l'uguaglianza di tutti gli individui per le
teorie democratiche - ci si accorge che la convivenza dei due principi non e
cosi scontata e banale. Infatti, sebbene in più di un'occasione libertà e
uguaglianza si siano perfettamente legate l'un l'altra (basti pensare ad un assioma come
"La legge è uguale per tutti" che coniuga i due termini), ciò non ha
significato che ad un massimo grado di libertà corrispondesse un egual grado di
uguaglianza, e viceversa. La storia dimostra come, prevalendo uno dei due termini, l'altro
ne sia stato notevolmente impoverito e indebolito.
Oggigiorno pensiero liberale e pensiero democratico si scontrano nuovamente sul terreno
delle "pari opportunità": ancora una volta i presupposti ideali sono opposti.
Se da un lato la teoria liberale sostiene la necessità di un'uguale "libertà di
accesso", che garantisca a tutti il diritto di partecipazione e avvii quindi un
sistema meritocratico, dall'altro invece impone un sistema che vuole garantire uguali
posizioni di partenza ad ogni individuo. E' il caso della affirmative action,
politica attuata nel paese che più di ogni altro si considera, ed è considerato,
liberal-democratico: gli Stati Uniti d'America. Tale legislazione ha garantito alle
minoranze un trattamento preferenziale: ammissione nelle scuole, assunzioni, promozioni.
Obiettivo: ridurre la discriminazione.
Eppure - fa notare Sartori - questa pratica, che tende ad avvantaggiare gli svantaggiati e
vuole garantire a tutti le stesse possibilità di successo, finisce per essere una sorta
di "discriminazione al contrario". Certo è che la affirmative action,
considerata a lungo esempio di democrazia e liberalismo, tradisce i principi fondamentali
di uguaglianza e libertà e viene oggi sottoposta a critiche e ripensamenti. I
repubblicani la vogliono abrogare, i democratici riformare. Analogalmente anche il
concetto di multiculturalismo, che dell'affirmative action è un'estensione, un
diretto discendente, va rivisto e riconsiderato alla luce del pensiero liberale.
Anche in questo caso sussistono degli equivoci da chiarire: infatti la tendenza comune è
quella di considerare multiculturale uno Stato in cui vivono culture diverse le quali
però non interagiscono, non si mescolano. Spesso, al contrario, le differenze vengono
esaltate, creando in tal modo una serie di "ghetti", di "sottostati".
Ancora una volta gli ideali liberali sono fraintesi: la differenza viene riconosciuta,
magari tutelata, ma non per questo capita o alimentata; anzi spesso si cerca di
assoggettarla, di "cittadinizzarla" (come accade in Italia), di adeguarla a
regole che non le sono proprie.
Pluralismo e tolleranza - intesa come reciprocità, come capacità di riconoscere la
differenza e di accettarla in quanto tale, e anche come rifiuto di ogni dogmatismo - in
qualità di fondamenti del moderno pensiero liberale trovano dunque
nell'interculturalismo, più che nel multiculturalismo, la loro ragion d'essere. Questa è
l'ultima frontiera: uno Stato pluralista in cui, cadute tutte le barriere, le differenze
creino consenso e in cui ogni religione, ogni cultura, ogni razza abbia diritto a vivere
per conto suo nel rispetto e col rispetto degli altri.
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