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Subject: Lester Burnham, confessioni di una maschera
Non sono pienamente d'accordo con quanto detto da Francesco Scardamaglia su Lester
Burnham. Ho rivisto ieri sera American Beauty per la seconda volta e lo trovo un film
illuminante: il postumo Lester inizia la sua "rivincita" dopo la visione di
Angela, certo, quello è l'elemento scatenante, ma nel successivo
cambiamento del protagonista l'amica della figlia non c'entra più niente. Sì,
continua a sognare di averla, quando questa è ospite a casa sua le visioni oniriche
di Lester raggiungono l'apice, ma poi il suo cambiamento acquista spessore e
sicurezza, e il nuovo Lester, sicuro di sé, cinico e "impietoso", assume
dei valori morali quasi idealistici che aveva dimenticato ("Questa è solo
roba", dice alla moglie Carolyn dopo che lei rompe quell'attimo di intimità che
poteva forse riavvicinarli osservando che stava versando la birra sul divano di
seta italiana. "Non è la vita", le dice. E poi, mentre lei esce dalla stanza di
corsa: "Cerco soltanto di farti capire!").
Già, perché lui ha capito, o crede di aver capito (ma questo
non ha importanza), la sua vita ha una nuova giustificazione, una nuova meta da
perseguire: riempirsi di bellezza. E cos'è la "bellezza" del film se non
un modo di irrompere nella vita di tutti i giorni riuscendo persino a sorprendersi?
Poi c'è Ricky (Wes Bentley), lo sguardo di Dio, la bellezza come modo
di vedere le cose senza interagire con esse, la poesia dello sguardo, uno sguardo
profondo che coglie l'anima delle persone e degli oggetti senza sentirsi in dovere
di dare giudizi (il personaggio mi ha ricordato lo spirituale protagonista de La
sottile linea rossa). Altro modo di vedere la bellezza, questo (o forse lo stesso? non è
poi vero che alla fine le parole di Lester sembrano precise quelle di Ricky?).
Angela per Lester rappresenta quella "scopata" che può finalmente completare
il suo appagamento interiore. Ma è lei a cercarlo, e quando lo ritrova in Lester non c'è
più traccia dello sfigato dell'inizio che rimaneva a bocca aperta di fronte alla sua
bellezza, il suo sguardo è sicuro, il suo sguardo dice: "Posso darti quello che
cerchi, posso dartelo quando vuoi", ma lo dice in modo più violento, se
mi spiego. Lei è solo un mezzo.
Bellissima la scena in cui lui rinuncia alla sua verginità, perché in
quel Lester lì c'è quel po' d'umanità che noi spettatori ci aspettiamo,
perché lui, a differenza di Carolyn, c'è l' ha un rapporto interiore con se stesso (come
quando si dimostra così comprensivo nei confronti del padre di Ricky, per lui un
perfetto sconosciuto, del quale però comprende il dolore e cerca molto sensibilmente
di essergli vicino, perché in questa sua nuova veste c'è posto per gli altri e per
i loro problemi, perché sente di poter dare qualcosa, sente di poter "aiutare a
capire" chi vuole farlo).
Frenando il suo desiderio copre Angela con una coperta e dopo averla
consolata perché lei, giustamente, si sente un tantino idiota, li ritroviamo in
cucina a discutere e mangiare (lei) un panino preparatole dal Lester in
versione papà, preoccupato se sua figlia si senta o meno felice. Lui sta da
Dio, dice. E dalla faccia che fa è un po' difficile non credergli.
Enrico