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Date: Wed, 08 Dec 1999 15:17:08 +0800
From: "aranvivere" aranvivere@tiscalinet.it
To: caffeeuropa@caffeeuropa.it


Dal DIPARTIMENTO SCENEGGIATURA DI VIVERE

Navigando in rete abbiamo casualmente intercettato il vostro sito e ci siamo imbattuti nell’intervista rilasciata da Federico Pacifici a Paola Casella. All’inizio siamo rimasti piacevolmente colpiti dal fatto che un prodotto popolare come VIVERE abbia trovato spazio anche su una rivista sofisticata come la vostra. Alla fine dell’articolo però siamo rimasti stupiti per l’evidente disprezzo (non possiamo chiamarlo in altro modo) dimostrato da Pacifici stesso per la qualità del nostro lavoro quando definisce i dialoghi della soap "scritti in una lingua banale e ripetitiva."

Vogliamo subito precisare che la nostra cifra stilistica (perdonateci l’iperbole!) è frutto di una scelta consapevole (che tra l’altro Pacifici stesso ci riconosce), ma il fatto è che lui chiama banale ciò che per noi invece è semplicemente il tentativo di riprodurre il linguaggio di tutti i giorni. Un linguaggio, per esempio, in cui il congiuntivo a volte sfugge, visto che non è certo la correttezza grammaticale che dà forza drammaturgica ad un dialogo. Quanto alla ripetitività, forse Pacifici non ha compreso a fondo le caratteristiche del genere soap: vada a rileggersi gli scritti di Umberto Eco sul valore narrativo della "iterazione" nella letteratura popolare, indispensabile per dare riconoscibilità e forza di penetrazione al prodotto in quanto tale. È ciò che noi molto più semplicemente definiamo facilità di accesso, ovvero una studiata ridondanza delle informazioni per permettere anche allo spettatore più distratto (e su quattro milioni e mezzo al giorno circa ce ne sono parecchi!) di comprendere sempre ciò che sta succedendo sul teleschermo.

Il colto Pacifici poi cita Shakespeare e a nostro avviso lo fa a sproposito. E’ come se noi volessimo citare Aristotele, Racine o Manzoni. Potremmo farlo (non è forse proprio Manzoni che sostiene come la lingua parlata sia quella artisticamente più efficace e non per questo meno complessa?) ma preferiamo umilmente glissare. Comunque, per esemplificare il confuso concetto di lingua colta che Pacifici va sbandierando, citeremo alcuni estratti dal test per dialoghista che lui stesso ha sostenuto nel tentativo di dare il proprio contributo al miglioramento dei dialoghi della nostra soap.

Non sappiamo cosa ne penserebbe Shakespeare, ma sicuramente il suo stile non è adatto per le nostre esigenze. Sfidiamo qualsiasi attore a recitare queste battute. Veniamo agli esempi (punteggiatura dell’autore):

Letizia Gherardi sta litigando con il marito Alfio per via dei figli

LETIZIA:

Calmarmi? Io sono calmissima, piuttosto tu! Alfio, guardati intorno. Se non fosse giorno di lutto mi vergognerei dei nostri figli. Due inetti, tutti e due. Tutti e due sono stati ingannati, e da chi poi? Da un perdigiorno, un giocatore d’azzardo, un incompetente. Quello scapestrato non contento della rovina cui a condotto [sic! Vogliamo credere che l’ausiliare avere senza h sia una svista!] la povera Sofia, pretendeva anche di sposare mia figlia. Ah, voleva fregiarsi del mio nome... per fortuna non tutti i mali vengono per nuocere.

Giovanni Bonelli dà una lezione di vita a Luca.

 

GIOVANNI:

Un uomo. Un uomo. Dico un uomo degno di questo nome deve avere il coraggio di tornare e di chiedere scusa! Il resto, non so chi l’abbia detto, è silenzio. Ed io pure non dirò nient’altro. [ma così non è!] Ma quella povera donna di tua madre sta soffrendo ingiustamente per un tuo stupidissimo colpo di testa. Lei pure avrà sbagliato qualche volta, certo, è possibile. E che qualcuno c’abbia ricamato sopra, succede. Ma si è sempre comportata in modo onesto e generoso. Fammi vedere se tu sai fare altrettanto. Fammi vedere che uomo sei. Strillare, strillano tutti. Sbattere le porte è facile. Prova ora a bussare a quella stessa porta e allora sì... che sarai qualcosa.

Rimaniamo comunque dell’idea che Pacifici sia un ottimo attore, ma detto questo non è che (per usare un’espressione poco colta) c’è rimasto male per essere stato trombato come dialoghista?

Infine due righe anche per la giornalista Paola Casella. Ci dispiace molto che una professionista del settore possa porre una domanda esordendo con "si dice che" i dialoghi di VIVERE siano il tallone d’Achille della soap quando invece "si dice" esattamente il contrario. Infatti sia il severo TEST MARKETING, a cui la rete sottopone periodicamente la nostra serie, sia diversi giornalisti presenti alla conferenza stampa di settembre scorso hanno testimoniato come i dialoghi attuali e brillanti di VIVERE siano uno dei punti di forza della soap. Il nostro sospetto è che la suddetta giornalista sia stata ingenuamente strumentalizzata dal "livore vendicativo" del perfido personaggio SAVERIO LANCI che forse ancora inquina l’animo dell’attore che lo interpretava. Non sappiamo dare altra spiegazione visto che Federico Pacifici lo conosciamo e sappiamo che in fondo è quel che si dice un bravo ragazzo.

Cordiali saluti

Gli scrittori di VIVERE

PS

Preghiamo la vostra redazione di pubblicare se non per intero almeno qualche stralcio di questa nostra rettifica. Chissà che la "disputa filologica" sulla soap non risulti divertente per i vostri lettori.

 

Risponde Federico Pacifici:

Considero molto divertente, lo dico sinceramente, la vostra risposta all'intervista da me rilasciata a Caffè Europa, certo mi sarebbe piaciuto conoscere il nome dell'estensore, sebbene mi sembri lo stile di Paolo Girelli, ma non ne sono sicuro. Non ho avuto alcuna intenzione di esprimere livore nei vostri confronti per il semplice motivo che non ne provo. Vi rinnovo la stima anche come sceneggiatori oltre che come carissime persone che almeno fino a questa e-mail mi hanno manifestato affetto. Il lavoro che fate come sceneggiatori e' sicuramente ottimo, per quanto riguarda i dialoghi non mi risulta di aver detto che siano mal scritti, ma che la "scelta" di una lingua che solo voi ritenete vera e sincera e realistica e quotidiana e' una scelta che io non condivido.

Ritengo molto piu' comprensibile una lingua almeno corretta nei congiuntivi (grazie per aver considerato la mancanza dell'acca nel mio esercizio per i dialoghi come una svista! Chissa', magari e' ignoranza. Sapeste che strafalcioni trovavo nelle sceneggiature che mi arrivavano ed erano passate al vaglio di numerose persone!), ed e' anche dovere di un programma di successo come il vostro quello di promuovere un uso corretto della lingua italiana. Caratterizzare i personaggi facendo loro pronunciare frasi sconnesse e' un po' poco. La ripetitivita' dei concetti e dei racconti e' cosa acquisita e perfettamente comprensibile. Fate benissimo, se siete contenti voi, per me va bene. Rimane il fatto che gli attori hanno sempre la difficolta' quasi insormontabile di distinguere una scena dall'altra proprio perche' tutte uguali nei dialoghi o con minime variazioni che confondono la memoria. Il fatto che io non avessi questa difficolta' (non sempre) non riduce la noia di dover sempre pronunciare le stesse battute.

Vedere poi alcuni attori biascicare, semplicemente mi dispiace. Detto tutto questo sono felice di aver collaborato con voi nel mio ruolo d'attore, non me ne frega niente di essere stato "trombato" (termine orrendo che fa ottima compagnia ai congiuntivi sbagliati), come dite voi, al test di dialoghista. Come avevo annunciato alla persona che me l'aveva proposto, sapevo non sarei stato in grado di superare il test, proprio perche' non avrei saputo adattarmi a quella lingua, alla quale per altro non trovo alcun riscontro presso tutti quegli spettatori che ancora mi fermano e che non sbagliano i congiuntivi. La scolarizzazione obbligatoria, credetemi, ha dato qualche frutto. La caratterizzazione dei personaggi, nella scrittura, passa attraverso la qualità del pensiero espresso, il suo ritmo e i suoi riferimenti, la capacita' evocativa e mille altre cose, non con la semplice soluzione di appiattire tutto all'imperfetto indicativo, e, peggio ancora, per tutti i personaggi.

Non credo affatto che le mie battute del test siano piu' adatte delle vostre, semplicemente diverse, non ripetitive, gustose da recitare, con rinvii ed ellissi che non escludono la comprensione, e offrono più possibilita' all'interprete, in modo da poter anche divertire gli eventuali attori.

Per quanto riguarda gli stralci da voi riportati del mio test continuo a considerarli molto interessanti e recitabili, sufficientemente drammatici e abbastanza modulati nello sviluppo dei pensieri che esprimono, tali percio' da poter anche divertire gli eventuali attori.

Non dimenticate che quello che gli spettatori vedono in televisione e' frutto della necessaria rielaborazione delle battute fatta dagli attori, ognuno secondo le sue possibilita' e capacita'. Io, al minimo, per il mio personaggio ho corretto tutti i congiuntivi, senza che questo modificasse la volgarita' e la pericolosita' del personaggio, ho spesso modificato completamente l'andamento delle battute che mi erano state affidate. Spesso mi sono proposto, come unica vendetta possibile verso quei dialoghi che non amavo, di pronunciarli cosi' com'erano, non ho trovato il coraggio di rovinare il lavoro. Un prodotto popolare non deve necessariamente essere scorretto. "Vivere" ha un'infinita' di meriti, tra questi non figurano i dialoghi.

Tra di voi ci sono eccellenti drammaturghi (almeno uno), ma purtroppo non si distinguono i suoi dialoghi da quelli degli altri. E' certamente un bene che abbiate acquisito tutti la stessa "lingua", gravissimo e' che tutti i personaggi parlino "allo" stesso modo.

La vostra creatività ha infiniti meriti che non si riscontrano solo nella quantita' di spettatori, ma proprio nelle vostre invenzioni che continuamente modulano, variano il ritmo insieme a tutti gli altri elementi della drammaturgia che vi concorrono. I dialoghi lavorano contro, a mio modestissimo parere.

Ripeto che non ho livori e vi voglio un gran bene. Non sono mai stato cosi' bene in una situazione di lavoro cosi' duratura, e a questo ha grandemente contribuito il dialogo continuo via e-mail che ho avuto con Lorenzo Favella che stimo enormemente. Tutto cio' non esclude che io possa e debba esprimere le mie opinioni riguardo ai dialoghi che continuo a ritenere la cosa peggiore, sia pure per scelta, di tutto il vostro lavoro.

Per tutta la durata del mio soggiorno a Milano e del mio lavoro con voi, ho polemizzato con uno dei due capi progetto sulla qualita' dei dialoghi, vi ho addirittura rimandato indietro un'intera scena con tutte le mie modifiche, ed e' proprio per le cose da me proposte in quella scena che il capo progetto mi ha invitato a tentare il test di dialoghista. E' assolutamente ovvio che avendo contestato i dialoghi non avrei potuto poi scriverne di analoghi, ma solo continuare nelle mia proposta. Lasciare la caratterizzazione di un personaggio ad una lingua fintamente "registrata dal vivo", quando non lo e' nel modo piu' assoluto, è pochissima cosa.

Sbagliando ad arte i congiuntivi, le parole, la sintassi si puo' dare vita a numeri da circo, a grandi personaggi, a straordinarie interpretazioni sia drammatiche che comiche. Omogeneizzare tutto con quella piccola soluzione e' niente, e niente e' un po' troppo poco. Credo che abbiate il compito, tra gli altri, di diffondere la nostra lingua gia' fin troppo vessata. L'opinione dei giornalisti è cosa con la quale dobbiamo fare i conti purtroppo, visto che molti di loro svolgono il doppio lavoro di critici letterari e scrittori, cronaca e sceneggiature, politica e fiction... Flaiano e Truffaut quando hanno cominciato a scrivere per il cinema hanno sospeso la critica, ma quelli erano geni! A quando in Italia il dibattito degli autori francesi?

Ribadisco la mia stima per voi (il successo di Vivere e' in grande parte merito vostro) e la mia gratitudine per Lorenzo Favella che per primo ha pensato a me per il ruolo di Saverio Lanci. Ancora gratitudine a Daniele Carnacina per avermi proposto la parte ed avermi accettato. Come sapete la mia vita artistica ha piu' bassi che alti, non ho mai avuto cittadinanza in un'opera di successo popolare come quella che voi scrivete, proprio per le mie intime caratteristiche. Grazie anche alla rete che ha accettato le scelte di Daniele.

Grazie a tutti e non vi offendete se a me non piacciono i dialoghi che mi sono arrivati, il personaggio aveva meriti che riuscivano a superare quel difetto e questo è merito di chi quel personaggio ha pensato e scritto. Io ho solo approfittato dei due registri opposti che quel personaggio conteneva di per se'. Voi avete visto e studiato tutte le puntate che io ho girato, possibile che non vi siate accorti dei grandi cambiamenti che imponevo alle battute? Avete pensato di averle scritte voi cosi' come io le dicevo? Avete, e questo e' il vostro grande merito, accettato quella collaborazione tra creatori, scrittori, attori, registi. che è alla base di un successo quale quello che riscuotete.

Io non ho livori, ci ho messo tutto il mio impegno e la mia voglia di farvi almeno per un momento pensare che si potrebbe fare anche diversamente, rischiando la vostra disapprovazione e disistima. Non potete non constatare anche voi che quasi tutto quel che vediamo in televisione sia un magma indistinguibile. Non capita anche a voi di passare da un canale all'altro e di non riuscire a capire se si sia rotto il telecomando o se per davvero i programmi siano tutti uguali (ad eccezione di "Alfabeto Italiano" e di "C'era una volta")? Non vi capita di non riuscire a distinguere "Incantesimo" da "Lui e Lei", da "Fine secolo" da "Madri"....? Non vi capita di vedere sempre gli stessi attori, abbigliati sempre nello stesso modo, dire le stesse battute, con la stessa pretesa di riprodurre la realta'?

Un abbraccio

Federico Pacifici

 

Risponde Paola Casella:

Una sola precisazione: quando parlavo dei dialoghi come tallone d'Achille delle soap, mi riferivo alla categoria in generale, e riportavo non il mio giudizio di spettatrice, visto che guardo la televisione solo la sera, ma il parere unanime di una serie di interlocutori che seguono varie soap: il giornalaio sotto casa, le clienti del supermercato, studenti liceali e universitari, vicini di casa anziani. Come giornalista e come caporedattore di Caffè Europa, che voi generosamente definite una "rivista sofisticata" (grazie, davvero!), mi fa piacere dare loro voce

 

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