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Date: Sat, 04 Dec 1999 14:33:03 +0100
To: caffeeuropa@caffeeuropa.it
From: Movimento per le riforme istituzionali
coalizione@iol.it
Subject: Crisi della sinistra e informazione.

Urge, per la sinistra, affrontare se stessa anche sul piano del sistema dell'informazione che, senza stare a fare tanti dotti e (ormai) perdenti giri di parole e tanto per darne una plastica, se pur popolana e facile definizione, "Si è fermata a Eboli".

Mentre "il popolo" è andato oltre Eboli. Una buona fetta poi è partita per e sempre più naviga lo spazio senza frontiere, non omologabile, di Internet. Ho voluto segnare nel titolo di questa riflessione il nome del direttore Bosetti come riferimento, non dico esempio solo per non insospettire immaginifiche accuse di piaggeria altrimenti sottoscriverei esempio di una sinistra che si interroga con finalità realizzative, liberale, non omologata al passo "dell'oca" di antiche memorie da sepolcri imbiancati. Priva di quei falsi pudori, di maniera, o di quell'integralismo tra il serioso e il severo, che incrostano buona parte del lessico dell'informazione-opinione di sinistra come quando, per fare un esempio, affronta la spinosa ma inderogabile questione della "riforma del sistema pensionistico" insomma la riforma delle pensioni!!

Altrettanto verginalmente ciò avviene sulle riforme della giustizia ove noi della sinistra siamo adagiati e abituati all'impiego di un capitale con moneta fuori corso. Il solo suono, poi, della parola "liberalizzazione" del sistema economico, produttivo, lavorativo, ai più, (non del "popolo della sinistra" attenzione, bensì dei "Maestri" di penna e di pensiero, li getta in un trip ansiogino da cui non c'è ritorno.

Rinnovare, invocare il turn-hower della classe dirigente politica non basta: va data linfa nuova, sangue giovane e colto, tolta dal gesso, la classe dirigente dell'informazione che si ispira, si nutre e campa di rendita sul legame interdipendente con la politica intesa come riferimento agli interessi di un numero ristretto di uomini politici (non infallibili) anzichè ispirarsi, avere l'orecchio teso al sentire comune, alle istanze culturali evolute ed aggiornate alle contingenze reali dei milioni di cittadini che, così, non trovano riscontro dialettico ai loro reali richiami. Certo, la sinistra, in genere, analizza, fa e scrive torrenzialmente di cultura e poi si ferma lì, non riesce a tradurre in applicazioni pratiche, operative, le pur tante ineccepibili teorie. Perche? Tutta l'informazione poi, conservatrice o progressista, si sgola, anch'essa demagogicamente ormai, nel denunciare l'astensionismo dalle urne sempre più marcato e drammatico. Ma senza avere abbastanza coraggio per aggiungere, alla sterile denuncia, che molto di questo deprecato astensionismo è dovuto anche alla disattenzione totale, da parte di sè stessa, a quanto sale autenticamente dalla società.

Intendendo, per società, esclusivamente quei 10 o 20 uomini politici che (ci si vuole dire) ci rappresentano. E' difficile negarlo: quanti, chi, quali espressioni politiche troviamo nelle pagine della politica ogni giorno? Sempre, solo, le stesse 10 voci, a largheggiare, le stesse 10 facce usurate, quando non dal tempo, dall'espressione e dal lessico politico ripetitivo, non brillante, non propositivo, aggregante ma in chiave propagandistica vecchissima maniera che lascia totalmente indifferente ogni fascia sociale, anzi le infastidisce tutte, di qualsivoglia livello culturale. Questo fastidio generale verso l'attuale cultura politica vorrà dire qualcosa! O no?

Ecco dove risiede il grande vero potere dell'informazione: poter gestire, assegnare, fare andare avanti o bloccare l'orologio della politica. Appropriarsi di tematiche secondo "indicazione" e, quando stimolanti ma "un pò pericolose", occultarle stravolgendone o cambiandone i connotati. Vizietto comune anche ai migliori opinionisti tenendo conto di editori vuoi "puri", vuoi "impuri" da cui dipendono o sono legati dovendone sostenere gli interessi politici o economici. L'espressione, ormai corrente, "intreccio perverso politica informazione" non è più un tabù, in giro la si sente declinare sempre più spesso. E, il lato grottesco, è che viene denunciato dai contraenti, più che dai contendenti! Certo fondamentalismo giornalistico, di maniera o viscerale che sia o appaia, non è spiegabile altrimenti dato il grado di cultura dei singoli. La "gente" lo ha capito, a destra e a sinistra, come è conscia che non esiste più "il popolo dei fax" che pure, ancora, viene declamato in emergenza di chiamate alle armi elettorali o di dissenso e vuoto della politica.

Tutti sappiamo bene e malinconicamente che più "Nessuno scrive al colonnello". Un esempio piccolo, forse banale; eppure anche questo è tra le tante cause di disincanto, di distacco, di fastidio. Spero che, questa mia, come per "Democrazia online", possa concorrere a creare un sano dibattito, un vivace scambio e contraddittorio attraverso un Forum, ai tre articoli che Caffeeuropa invita, con il "clicca qui", a commentare.

Qualsiasi siano le osservazioni, gli assensi e dissensi possibili, le provocazioni, saranno benefiche a tenere in vita, dialetticamente, (non legalmente), la Democrazia. Come si conviene e conviene alla politica:

1 per la sua etica,

2 per tenere assieme tutti quei milioni di cttadini che fanno e rappresentano la Democrazia: Democrazia a cui, per vivere e alimentarsi, non sono sufficenti 10 icone. Anche se tra le 10 icone ve ne fossero o ve ne siano di splendide.

Giuliana Olcese.
Riforma della politica,
Riforma dell'informazione.
Movimento per le Riforme Istituzionali.
http://www4.iol.it/coaliz

 

 

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