IL FORUM DEI LETTORI Isabella Angius
La
lettera di Giuliana Olcese, del Movimento per le riforme costituzionali, pubblicata
sullo scorso numero 54 di Caffè Europa ci ha
suggerito l'idea di incoraggiare un dibattito fra i nostri lettori su argomenti di
rilevanza politica, a cominciare appunto dalla democrazia online.
La democrazia elettronica rappresenta una forma avanzata di comunicazione e di
partecipazione anche politica, utile per la costruzione del consenso ed efficace per la
manifestazione del dissenso. Gli spazi di discussione sul Web sono sempre più numerosi
perchè crescenti sono la necessità e la volontà dei cittadini e degli amanti della Rete
di far sentire la loro voce e di far valere le loro opinioni.
La democrazia online abbatte, in teoria, le distanze tra governanti e governati e offre
ai cittadini la possibilità di intervenire in maniera tempestiva nelle discussioni
politiche, anche le più delicate. Voi siete d'accordo? E' uno strumento veramente
efficace? Esistono controindicazioni?
Mandateci le vostre opinioni al nostro indirizzo di posta elettronica: caffeeuropa@caffeeuropa.it
Verso una repubblica elettronica?
Isabella Angius
I media "ridisegnano i luoghi della
politica, abbattono i confini, negano gli stessi vincoli dello spazio e del tempo,
cancellano soggetti antichi e creano soggettività nuove". Così L. K.Grossman apre
il suo saggio La Repubblica Elettronica dedicato al rapporto tra media elettronici e
democrazia.
Si discute della trasformazione profonda di un'intera
società, e non solo in una specifica forma politica, dovuta alla diffusione delle nuove
tecnologie della comunicazione che ha radicalmente influenzato il modo di percepire la
realtà, la collettività e il senso stesso della convivenza civile.
Alle soglie del Duemila coesistono nel contesto americano
utopie positive e negative, speranze nell'avvento di un'inedita democrazia diretta,
riconducibile al miracolo democratico della polis greca accanto al timore per un'eventuale
irreversibile affermazione dell'incubo orwelliano del Grande Fratello, e quindi di una
società della sorveglianza totale di tutto e tutti.
Il passaggio dalla tradizionale comunicazione verticale a
quell'orizzontale, che offre ai destinatari la possibilità d'essere interlocutori attivi
e non più soltanto spettatori silenziosi e passivi, ha mutato la qualità della
comunicazione, con l'effetto di trasformare le tradizionali modalità di funzionamento del
sistema politico. A quest'effetto si associa quello di sostituzione legato alla nuova
possibilità d'intervento diretto dei cittadini, che potrebbero progressivamente privare
di significato il tradizionale sistema di selezione della classe dirigente, indebolendo o
rafforzando i diversi soggetti coinvolti nella dialettica democratica.
La democrazia della repubblica elettronica appare
profondamente modificata rispetto alla forma americana tradizionale della democrazia
rappresentativa, poichè in essa viene a ridursi la separazione tra chi attribuisce potere
e chi lo detiene, con il conseguente crollo delle barriere; grazie all'uso delle
tecnologie interattive i cittadini potranno, accedere al processo politico in tempo reale
creando ad una forma di populismo nuova e diversa critica nei confronti del ruolo dei
politici e capace di valorizzare il peso delle consultazioni popolari.
La realizzazione della repubblica elettronica è stata
resa possibile da fattori diversi quali la moderna velocità dell'informazione, il
crescente desiderio di una politica più facilmente accessibile e la diffusa delusione nei
confronti della classe politica.
La consapevolezza che la politica del prossimo futuro non
potrà fare a meno della partecipazione diretta dei cittadini ci spinge ad evidenziare la
nuova centralit dell'opinione pubblica nel processo politico: capire cosa pensa la
gente, interpretare l'opinione pubblica è divenuto così importante per i politici da
riproporre in nuova forma il dilemma se i leader debbano guidare o farsi guidare, e
finendo per provocare mutamenti profondi nella leadership politica alla quale oggi si
richiede non di saper governare ma un'inclinazione ad assecondare, cioè che il leader sia
capace di ascoltare e soddisfare i desideri degli elettori. La forte dipendenza
dall'opinione pubblica ci spiega l'invasità dei sondaggi, sulla cui attendibilità molti
discutono considerandoli talvolta strumenti per confermare conclusioni prestabilite,
imponendo all'attenzione il problema dell'influenza sempre maggiore del denaro nel
processo politico, cioè dello strapotere delle lobbies e dei gruppi industriali e
finanziari.
Secondo molti la trave portante della futura repubblica
elettronica è, il mezzo televisivo, responsabile di una serie di radicali trasformazioni
nel modo di percepire la realtà, la politica e il giornalismo: ai media, e alla tv in
particolare, si rimprovera di avere contribuito al rafforzamento del sistema e dei valori
esistenti attraverso la diffusione quotidiana e capillare di un'informazione politica.
Ci sono quindi da un lato gli ottimisti che credono
possibile la realizzazione in terra americana di una nuova Atene senza schiavi nella quale
tutti possono partecipare alla vita democratica come protagonisti grazie alle meravigliose
opportunità d'interazione offerte dalle tecnologie. I pessimisti, temono le conseguenze
degli eccessi della democrazia, la concentrazione sempre maggiore nelle mani di pochi
soggetti di un numero crescente di canali e prodotti informativi, l'influenza negativa del
denaro e degli squilibri economici nel processo politico che fanno alzare il prezzo della
politica dirottando pericolosamente le opinioni della gente; la professionalizzazione
della politica e, la banalizzazione dell'informazione che eliminando il confine tra
notizia e intrattenimento, contribuisce in modo determinante alla progressiva diffusione
della sfiducia della gente, del qualunquismo e del cinismo.
Il "nuovo populismo", così come il vecchio,
critica il ruolo dei politici, valorizzando la democrazia diretta a scapito di quella
rappresentativa. Municipi elettronici, sondaggi d'opinione in tempo reale, giurie popolari
e altre innovazioni basate, in parte, sulle nuove tecnologie delle comunicazioni, vengono
proposte come alternativa al cattivo governo e all'indifferenza della gente.
Grossman, pone con forza la questione del confronto tra la
diversa copertura dell'informazione politica offerta dalle tv commerciali, e da quelle
finanziate con fondi governativi. Il paese più democratico del mondo sta evolvendo verso
un sistema caratterizzato da una maggiore partecipazione politica. Questa trasformazione
politica della democrazia si è sviluppata grazie a due fattori: il cammino , durato due
secoli, verso l'uguaglianza di tutti i cittadini e l'esplosiva crescita dei nuovi media
con il convergere di tv, satellite, cavo e computer. Le telecomunicazioni interattive
permettono ai cittadini di accedere in tempo reale al processo politico.
La telecomunicazione interattiva permette a decine di
milioni di cittadini, ovunque essi si trovino, di ricevere le informazioni di cui
necessitano per entrare nel meccanismo governativo, per guadagnarsi l'accesso al regno
della politica e , infine, per recuperare almeno parte di quel potere sulle loro vite e
sui loro beni che loro credono sperperato dai politici. La repubblica elettronica ha già
iniziato a ridefinire i ruoli tradizionali del cittadino e del politico.
L'emergere della repubblica elettronica induce il bisogno
di un nuovo modo di pensare nuove procedure, nuove strategie politiche e anche nuove
istituzioni, affinchè nel secolo che abbiamo di fronte, non si vengano a creare
maggioranze impopolari tali da ledere i diritti individuali e le minoranze.
In futuro l'essere cittadini sarà importante quanto
essere leader politici. In una ipotetica repubblica elettronica sarà essenziale
considerare la politica sia dal vertice verso il basso che dalla base verso l'alto.
Con l'invenzione del cinema alla fine dell'Ottocento, già
prima della nascita della televisione e della trasformazione della stampa a limitata
diffusione locale, il fatto che la parola scritta,venisse sostituita dall'intensa
esperienza cognitiva di suoni e immagini, determinò l'inizio di una nuova era nel mondo
della comunicazione. La rivoluzione delle comunicazioni elettroniche esplose, poco più
tardi, negli anni '20 con la nascita della radio. La televisione è diventata l'elemento
pubblico dominante, l'epicentro della nostra vita.
L'apparecchio televisivo rimane acceso nelle case degli
americani, in media, per oltre sette ore al giorno. Da cosa verrà maggiormente
influenzata la politica del futuro? A proposito della campagna presidenziale americana del
1988, Giovanni Sartori illustra il problema in questi termini: "in televisione USA la
'linea', la frase ad effetto, si chiama sound bite. Ai giornalisti fa comodo ed i ghost
writer (gli estensori dei discorsi dei politici) ogni giorno gliela fornivano, in pillole
sempre più compresse. I media lamentano che quella del 1988 è stata una campagna senza
issue, senza dibattito di problemi.
Ma questa è davvero faccia tosta: se le issue ci fossero
state, non sarebbero andate in onda. In 10 secondi non si può mica spiegare come Bush o
Dukakis intendono rimediare al deficit della bilancia dei pagamenti. La videopolitica, si
riteneva, dà senso e visibilità alla elezione diretta di un capo dello Stato.
Anzi, nell'epoca del video e delle trasmissioni digitali,
forse non vi saranno più i canali, ma quantità illimitate di dati e informazioni da
tradurre in qualsiasi tipo di formato elettronico. Attraverso le informazioni digitali, la
compressione dei segali, le fibre ottiche e l'espandersi dell'uso di tutte le nuove
tecnologie elettroniche, le informazioni potranno fluire liberamente, limitate solo dalla
disponibilità economica di chi fruisce di tali servizi. Si pone però la questione del
cosiddetto modello del knowledge-gap che pone l'attenzione sull'altro lato della medaglia.
I media riproducono e accentuano disuguaglianze sociali, sono strumenti di divaricazione
delle differenze, non di attenuazioni di esse, danno vita a nuove ed incisive forme di
iniquità e di sviluppo diseguale.
La rivoluzione delle telecomunicazioni interattive sta
già cambiando profondamente il sistema politico americano." Con l'aumento della
velocità di diffusione delle informazioni", scriveva Mc Luhan, "la tendenza in
politica è quella di allontanarsi dalla rappresentanza e dalla delega conferita agli
eletti, per avvicinarsi invece a un coinvolgimento diretto della collettività nelle
decisioni di governo".
I grandi partiti non dominano più la politica americana
come un tempo. I partiti non sono riusciti ad adattarsi a tutto questo, perdendo così
molto del loro potere, della loro influenza nonchè della loro ragion d'esistere. I
mass-media, e soprattutto la tv, riuscendo a raggiungere con facilità milioni di persone,
hanno rimpiazzato la principale funzione dei partiti politici.
I computer rendono possibile anche ai candidati meno noti
o ai vari comitati di comunicare con la gente in modo diretto evitando del tutto i vecchi
canali privilegiati tipici dei partiti. La diffusione su base socialmente ristretta di una
nuova tecnologia riapre la "forbice" e rilancia nuove differenze
nell'acquisizione di conoscenze. A questo proposito si parla di "clusters
tecnologici" per indicare che la familiarità con una tecnologia incrementa la
disponibilità e la competenza verso nuove tecnologie ( è stato verificato che ad esempio
l'uso del personal computer è associato ad atteggiamenti favorevoli e positivi verso gli
altri nuovi media: cfr. Williams 1988).
Negli scenari sociali contemporanei o prossimi venturi la
questione della "information inequity" è una delle più rilevanti: la
diffusione della tv via cavo, via satellite, dei computer e dei vari sistemi videotext,
comporta effetti sociali peculiari proprio dal punto di vista della diffusione socialmente
ineguale delle conoscenze, dei nuovi stili e livelli di alfabetizzazione e di competenze
comunicative. I "ricchi di informazione" hanno inoltre maggiore possibilità di
riuscire a gestire gli strumenti e le tecnologie che consentono di mettersi al riparo dal
pericolo di overload, cioè in definitiva hanno inoltre maggiore possibilità di fruire
effettivamente degli aumentati flussi informativi, evitando così di rimanere vittime del
sovraccarico, e questo comporta un ulteriore vantaggio.
Stiamo cominciando solo ora a capire il potente impatto
politico dei nuovi media elettronici: le petizioni via fax, le reti interattive on-line,
le tastiere interattive per votare, i sondaggi tramite i numeri verdi, i modem, i
telecomputer i teleprocessori sono ormai mezzi indispensabili per scambiare informazioni
ed esternare le proprie opinioni. Le reti digitali di collegamento fra computer
conferiscono alle persone che hanno interessi in comune i mezzi necessari per unire le
proprie forze, per condividere informazioni di comunicare. Non possiamo dire con certezza
come e quando i nuovi mezzi tecnologici saranno totalmente integrati nelle tradizionali
pratiche democratiche.
La tecnologia dei media elettronici dà realmente la
possibilità di aumentare il potere della gente comune, del resto sempre più esautorata e
disillusa, sia nella vita lavorativa che in quella sociale." Nel bene e nel male, la
possibilità di interagire con i mezzi elettronici darà ai comuni cittadini un enorme
potere d'influenza politica a un costo relativamente basso.
La nuova generazione delle telecomunicazioni possiede un
potenziale enorme assai utile per la democrazia americana. I critici più pessimisti
vedono solo conseguenze disastrose per il futuro della democrazia nella repubblica
elettronica. Si sostiene che una democrazia guidata dalla televisione sacrificherà con
facilità gli interessi più importanti e duraturi della gente, in cambio di risultati
immediati e tangibili. Molti temono le conseguenze di un eccesso di democrazia,
argomentando che un sistema politico, nel quale per decidere è necessario consultare
costantemente l'intera popolazione, pur disponendo delle più avanzate tecnologie di
telecomunicazione, sia assolutamente impraticabile.
Anzichè cercare di raggiungere una migliore qualità
dell'informazione, i grandi media, ancora capaci di rivestire un ruolo importantissimo
nella società americana, si stanno abbassando agli standard dello scandalismo e del
sensazionalismo più infimi e più facilmente fruibili dal grande pubblico: storie di
corruzione, crimini, deviazioni sessuali e pettegolezzi.
L'informazione sarà la sfida più impegnativa del
prossimo secolo, e non si tratterà soltanto della gestione delle cosiddette autostrade
informatiche nè semplicemente delle condizioni di monopolio dei gestori dei canali
informativi.
Il rapporto tra media elettronici e
democrazia è in questi anni al centro di un dibattito in cui si confrontano, con
argomenti spesso preconcetti, gli entusiastici sostenitori della "nuova frontiera
della democrazia" e coloro che temono l'avvento di un demagogico "governo dei
sondaggi" guidato in realtà da chi detiene i mezzi per manipolare l'opinione
pubblica. L'idea più equilibrata che meglio può garantire alla popolazione i diritti di
uno stato democratico in un contesto moderno sono quelli di approdare definitivamente e in
maniera realmente diffusa al mondo delle comunicazioni interattive.
From: "Raffaele Facciola" raffaftrid@sprint.ca
To: caffeeuropa@caffeeuropa.it
Subject: Democrazia elettronica.
Date: Wed, 10 Nov 1999 19:32:00 -0000
Internet punto di contatto spontaneo, arbitrario, cercato, voluto, approvato,
apprezzato, personale, gratificante, e' indice della curiosita' di chi usa il mezzo. Per
ora vedo internet come un grande mezzo di informazione per autodidatti. La vita di tutti i
giorni per chi usa internet ne viene molto influenzata modificando abitudini, stimolando
curiosita'.
Niente di quanto detto finora mi sembra contro la democrazia. Con i giornali non si e'
parlato di democrazia di carta; con la radio nessuno ha parlato di democrazia delle onde
medie o lunghe o di AM ed FM; con il telefono nessuno ha parlato didemocrazia delle
chiacchiere tra amici; con l'automobile nessuno ha parlato di democrazia delle quattro
ruote. All'inizio gruppi "privilegiati" hanno potuto usare prima di altri nuovi
mezzi che hanno modificato la vita di tutti i giorni. Internet con la possibilita' di
esprimere la propria opinione e spedirla dopo un secondo e renderla nota a chi di dovere,
apparentemente cambia le cose. Pero' istituzioni, leggi, usi e costumi, religioni
continuano ad esistere.
Se spedisco una mia critica feroce e giusta al tal dei tali rappresentante in
parlamento, che cosa ne puo' saltar fuori, se il parlamentare e' un indagato, possibilita'
non tanto campata in aria in un parlamento come quello italiano. Ammesso che tutti
avessero a dispozione un computer chi e' zoppo non puo' non continuare a zoppiccare e chi
fuma non smette certo perche' puo' dire la sua su Internet. Se poi si va ad esprimere il
voto in cabina pigiando un pulsante piuttosto che usare carta e matita, non c'e' una
grande differenza.
E' ancora presto per prevedere che cosa accadra' in una situazione nuova e fluida come
l'attuale. Per me Internet e' per ora un divertimento: passare da un articolo di Caffe'
Europa al calendario della Ferilli per chiudere due ore di navigazione e' un modo di
passare una serata, invece di stare davanti alla tv e in alternativa alla lettura di un
libro.
Cordiali saluti,
Raffaele Facciola'
Comunicazione sì, partecipazione non
ancora
From: "Marco Scopigno" ddfca@tin.it
To: caffeeuropa@caffeeuropa.it
Subject: LA DEMOCRAZIA ON LINE
Date: Wed, 27 Oct 1999 18:41:27 +0300
Sono d'accordo con il pezzo della Angius in
merito al giudizio espresso sulla democrazia elettronica come forma nuova di
comunicazione. Viceversa non condivido l'idea che questa possa "anche essere un mezzo
nuovo di partecipazione politica". L'articolo infatti a mio avviso sottointende che
la discussione on line possa in qualche misura rappresentare una fase avanzata (come dire,
la tendenza) della partecipazione politica e che possa sostituire le forme e le sedi
istituzionali di discussione come le piazze, le scuole e le sezioni di partito, anche se
da qualche periodo non sono poi così frequentate o considerate.
Tuttavia la discussione on line e tutte le
varie forme di confronto in rete, saranno veramente democratiche e potranno veramente
considerarsi come nuove forme di partecipazione politica solo quando tutti avranno libero
accesso alla rete e quando tutti disporranno di un abbonamento Internet, altrimenti fino
ad allora la democrazia on line non potrà che essere definita una delle nuove forme di
comunicazione.
Strumenti e luoghi da inventare
Date: Wed, 27 Oct 1999 22:55:12 +0200
From: Nino Piras ninopir@tin.it
Reply-To: ninopir@tin.it
Credo che innanzitutto occorrerebbe
una definizione migliore di quel che si intende con "democrazia elettronica". La
democrazia è sì determinata dalla partecipazione, ma una partecipazione
"organizzata", con regole ben stabilite e certe, e in rete non esiste ancora
niente di tutto questo.
E' però evidente che la rete offre molte
nuove opportunità allo sviluppo di una società effettivamente democratica, aprendo molte
possibilità nuove e realizzando in qualche caso alcune delle "premesse
teoriche" che ne consentono il funzionamento. Per esempio, la rete rende molto più
semplice la comunicazione e il confronto di idee a distanza, la ricerca di materiale
informativo, il contatto diretto con i propri rappresentanti al'interno delle diverse
istituzioni.
Occorre tenere presenti d'altra parte i
limiti che la "democrazia elettronica" deve ancora superare: innanzitutto, la
scarsa rappresentatività dei suoi utenti. Nonostante il continuo aumento di questi ultimi
anni, Internet è ancora poco diffusa, e distribuita in maniera ineguale tra i ricchi e
tra i poveri, tra i giovani e tra gli anziani, nelle città e nelle campagne, al Nord e al
Sud.
L'immaturità del mezzo è dimostrata anche
dalla scarsa incisività che questo ha avuto finora nella vita politica nazionale. Quel
che essenzialmente si è visto è un riversarsi delle strutture partitiche tradizionali in
rete. Certo, alcune realtà minori e particolarmente dinamiche hanno la possibilità di
sfruttare al meglio il nuovo mezzo per lanciare operazioni promozionali potenzialmente
assai interessanti.
Ma non è ancora avvenuto alcun mutamento
reale nelle modalità di ricerca del consenso, nella organizzazione del dibattito
politico, nella ricerca dell'approfondimento delle singole questioni.
In genere siti e caselle di posta
elettronica proliferano nei periodi di campagna elettorale per isterilirsi immediatamente
dopo, lasciando poco spazio alle illusioni di una politica già "contagiata"
dall'interattività della rete.
Sebbene esistano appositi "spazi di
discussione" di argomento politico, spesso le discussioni si concludono in polemiche
generiche e inconcludenti.
In conclusione, a me pare che siano ancora
da inventare gli "strumenti" e i "luoghi" adatti per realizzare le
molte potenzialità offerte dalla rete per aprire una nuova nuova stagione di
partecipazione alla vita politica. E' indubitabile che in futuro Internet avrà
notevolissime ricadute sulla vita della democrazia. E' forse troppo presto per dire come
evolverà questo rapporto.
Date: Fri, 29 Oct 1999 11:40:31 +0200
(CEST)
From: Ifisio Pala esedomani@freemail.it
To: caffeeuropa@caffeeuropa.it
Subject: A casa i politici!
Secondo me la democrazia online potrebbe
essere la "soluzione finale" contro il parassitismo dei politici. Con tutti i
soldi che si risparmierebbero lasciandoli a casa si potrebbero comprare computer per tutti
gli italiani che non ce l'hanno ancora e a quel punto starebbe a loro di decidere,
comodamente da casa loro, del loro futuro, schiacciando il bottone piu' appropriato.
Date: Fri, 29 Oct 1999 11:35:49 +0200
From: monica monyla@tiscalinet.it
Subject: Per il Forum sulla democrazia elettronica
Ma non vi sembra che le possibilita'
offerte dalla democrazia elettronica siano tutte finte, "virtuali" appunto? Che
razza di democrazia e' quella in cui solo chi ha un computer e sa farlo funzionare puo'
votare: sarebbe piuttosto un modo subdolo di reintrodurre dei criteri censitari di
suffragio. Molto meglio matita e scheda, quelle le sanno usare tutti.
Date: Fri, 29 Oct 1999 11:32:54 +0200
From: Fabio Ippoliti fabioliti@grisnet.it
Subject: recuperare i cittadini alla politica
E' un'idea fantastica far votare via Rete i
cittadini su misure concrete che riguardano la vita di quella comunita', ad esempio quando
ci sono da destinare dei fondi comunali alla costruzione di un palazzetto sportivo o di
una biblioteca.
Anche le persone piu' lontane dalla
politica attiva potrebbero, su questi temi pratici, vicini alla loro vita, riacquistare
interesse per la gestione della cosa pubblica e la Rete potrebbe vincere la loro pigrizia.
Evviva la Rete, quindi!
Date: Fri, 29 Oct 1999 15:57:11 +0200
(CEST)
From: Luigi Chiesa luichie@freemail.it
To: caffeeuropa@caffeeuropa.it
Subject: Democrazia dei telespettatori?
Quella di far votare su cose importanti i
"telespettatori" mi sembra una bestialita'. Vi immaginate che legge
sull'immigrazione potrebbe venir fuori all'indomani di un fatto di sangue compiuto da
extra-comunitari di cui il telegiornale della sera ha dato conto? No, molto meglio
lasciare le decisioni delicate al parlamento che dovrebbe saper far sbollire gli umori
prima di prendere qualsiasi decisione.
Cordialita',
Sender: marino@di.unito.it
Date: Thu, 25 Nov 1999 11:00:20 -0100
From: Marino Segnan marino@di.unito.it
To: caffeeuropa@caffeeuropa.it
Subject: democrazia online
Non credo che la possibilita' di votare in tempo reale su qualunque
argomento sia l'aspetto piu' interessante: se mancano informazioni adeguate si vota a
casaccio. Molto piu' importante mi sembra la possibilita' di abbassare la soglia alla
quale il cittadino puo' essere coinvolto, senza impegnarsi in attivita' piu' onerose tipo
associazioni, riunioni etc., per i quali non ne ha tempo o voglia.
Saluti
Marino Segnan
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