Elezioni europee/Di commento in commento Silvio Trevisani
Dal fioretto alla sciabola. E i commentatori non perdonano e non si
perdonano. Contenuti e strumenti utilizzati per conquistare consenso. Vincitori e vinti,
quanto vincitori e quanto vinti.
Primo parte Giuliano Ferrara: chi criminalizza lo spot non capisce
nulla. Berlusconi e Emma Bonino hanno usato la televisione ad alzo zero? Hanno venduto il
loro contenuto politico al pari di un detersivo? Chi si scandalizza non ha capito niente
dichiara Ferrara sul suo Foglio: " Solo un politologo faziosetto e narcisista come il
professor Giovanni Sartori, una delle più innocenti vittime della televisione, può
continuare a non capire, per anni, che per vendere ci vuole il prodotto: Berlusconi e
Bonino si vendevano come i sandwich, provi lui a vendere la birra Veltroni ".
Risponde, a stretto giro di posta il professore, che ribadisce di
considerare il Berlusconi mediatico uninaccettabile anomalia italiana.
" Berlusconi- dice Giovanni Sartori- non ha per nulla stravinto.
Nelle condizioni di monopolio televisivo (di fatto) nelle quali ha operato, la mia
sorpresa è che non abbia fatto meglio". Primo perché resta di 5 punti sotto il
risultato delle europee del '94 (30,6%) e poi perché i 5 punti che guadagna rispetto alle
politiche del '96 li ha presi quasi tutti a Fini che resta comunque un suo alleato
strategico.
Inoltre, aggiunge il professore "il 25 per cento è in altissimo
odore di sospetto Mediaset e cioè spetta anche al Berlusconi privato signore e padrone di
mezza televisione italiana e non importa se il costo di questa propaganda sia di 6 o di 30
miliardi. Per lui fa lo stesso: è una partita di giro: paga con la mano sinistra e si
riprende quasi tutto con la mano destra. Insomma si fa propaganda pressoché gratis. Gli
altri invece devono pagare e pagando, arricchiscono Berlusconi. E poi in Italia si
disquisisce di par condicio. Uno stato di cose più impari o dispari di così né esiste
né sarebbe tollerato in nessuna democrazia. La violazione berlusconiana delle regole di
corretta competizione è colossale. Eppure la nostra classe politica l'accetta o fa finta
di non vederla. Se finirà a casa , se lo merita".
Resta dunque il problema del conflitto di interessi e resta anche il
problema di una campagna elettorale del centro sinistra, lontana dai piccoli schermi e
soprattutto non mirata.
Un treno e un pullman senza prodotti visibili da diffondere o da
vendere, contro una strategia "aziendale" ben costruita. Lo sostiene Curzio
Maltese che su La Repubblica definisce Emma Bonino simpatica berlusconide in jeans, una
filiale del partito azienda, una sottomarca del prodotto principale o lottava villa
in Sardegna.
E in effetti i due si sono divisi spazi e obiettivi: lui
lelettorato maschile conservatore in uscita da An e lei il target giovanile,
femminile, leghista o di sinistra. Giocando anche sulle mille e mille interviste
rilasciate ai tanto vituperati giornali femminili quando fingeva di candidarsi alla
presidenza della repubblica. Poi cè anche chi sostiene che i mille spot televisivi
di Emma rientrano in unaltra partita di giro del Cavaliere. Anche questa però è
ancora unaltra storia: tutta da verificare e da capire.
Ma a Emma Bonino i voti chi li ha ceduti? Il sociologo Renato
Mannheimer sostiene che il drenaggio maggiore è stato a scapito delle forze di sinistra e
di centro sinistra: "Tantè che tra gli elettori della lista sono lievemente di
più coloro che dicono di "sentirsi" di sinistra rispetto a quanti "si
sentono di destra".
Anche se, aggiungiamo, la Bonino ha dichiarato e lavorato soprattutto
per un definitivo superamento di queste categorie. Confusione?, incertezza?, stanchezza?
Voglia daltro? Voglia di premiare la pubblicità?
In ogni caso, prosegue Mannheimer, " la lista raccoglie un numero
di consensi relativamente maggiore tra le classi di età più giovani, che nelle passate
elezioni costituivano una quota rilevante degli astenuti". Inoltre da più di venti
anni una quota crescente di elettori ha progressivamente assunto un atteggiamento di
distacco ai partiti tradizionali cercando nelle elezioni unofferta nuova (Forza
Italia, Lega e altro ancora) è una fetta di elettorato poco interessata alla politica,
dificilmente raggiungibile dai canali di comunicazione politica tradizionale mentre è,
come tutti, sensibile alla comunicazione televisiva. Come sostiene Mannheimer buona parte
del successo della Bonino è ascrivibile, oltre che ai suoi contenuti ("da
"uomo" politico serio non legato ai partiti tradizionali") alle modalità
di comunicazione.
Però sul problema della provenienza di questi voti cè anche chi
non la pensa come Mannheimer ed è Nando Pagnocelli dellAbacus che utilizzando un
metodo diverso di analisi del suo collega, afferma che i consensi alla Bonino sono
arrivati soprattutto dalla Lega (25%), da An (23%) e da Forza Italia (8%). Pagnoncelli
infine dice che il 56% degli elettori che nel '96 scelsero Rifondazione comunista si
sarebbe astenuto insieme al 45 % di quelli che avevano scelto Dini. Come pure i Verdi.
Certezze e incertezze della statistica e della politica.
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