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Mafai: “Le vie della sinistra? Il problema non esiste”

 

Miriam Mafai ha mandato a Caffe’ Europa, a proposito del forum sulle due (forse tre) vie della sinistra apparso su Reset e ora su queste pagine on line, questo messaggio e-mail:

 

"A me sembra straordinario che persone autorevoli e presumibilmente molto occupate come quelle che avete riunite nel Forum discutano di un problema che, nella migliore delletuto legittimamente e utilmente discutere a metà degli anni 70, quando forse esisteva la concreta possibilità di quella scelta, quando cioè, sia pure divisa, la sinistra aveva raggiunto il 45%. Dico forse perchè sono convinta che il gruppo dirigente di quello che era allora il Pci avrebbe respinto l'ipotesi di una scelta socialdemocratica del partito come un'eresia. Comunque, allora, quando molte condizioni erano favorevoli, allora era il momento. La storia conta nella vita dei partiti e noi in Italia la possibilità di essere o costruire un grande partito socialdemocratico l'abbiamo scartata a suo tempo (chi con soddisfazione chi con amarezza). Quella scelta è stata già fatta, quel treno è passato, ormai. Le rose (o le cose) che non colsi? Beh, secondo me è così, purtroppo. Nella vita, e nella vita politica, le occasioni non si ripresentano quando vorremmo, i treni non ripassano a comando, quando a noi farebbe più comodo salirci. E allora a me sembra più utile oggi cercare di capire quali siano i veri problemi del paese, quali le possibili soluzioni, quali le forze disponibili in campo, partendo da quelle che ci hanno consentito di vincere le elezioni del 1996 e con le quali (forse) potremmo vincere ancora. A meno che qualcuno non pensi ad una legge elettorale che offra un premio di maggioranza a coloro che avranno il 20 o il 30 % dei voti... (Scherzo, naturalmente, e del resto in questo caso vincerebbe il Polo...).

Mi viene da piangere al pensare che la preparazione del congresso dei DS possa avvitarsi su questo dibattito : lei che preferisce? il partito socialdemocratico o quello democratico? (Come fossimo al restorante : lei che preferisce? carne o pesce? ... e se il pesce non c'è? ...) Buonanotte. E' tardi. Vado a vedere cosa succede in Kossovo. E buon lavoro a tutti voi."

 

Salvati: "Ma senza un disegno la sinistra perdera’"

 

Abbiamo girato il messaggio a Michele Salvati che di quella iniziativa di Reset era stato l’ideatore. E Salvati a sua volta ha risposto con quest’altro messaggio:

 

"Cara Miriam,

touché: anch'io spero che il prossimo congresso non si avviti sul dilemma tra carne o pesce, sulle rose che il PCI non colse negli anni '70. Quando sono entrato nel PDS, a Rimini nel ’91, ma poi soprattutto nel '96, io speravo nell'unione di tutti i riformisti, in una vera discussione programmatica che prendesse atto dell'obsolescenza dei vecchi patrimoni culturali e ideologici, degli enormi cambiamenti avvenuti nel mondo, dell'assurdità di divisioni che rispondevano soltanto a logiche di ceto politico. Le mie speranze sono state deluse e il pezzettino che ho scritto per Reset e la discussione che abbiamo organizzato nasce da questa delusione: non sono stato io a inventare la disputa tra PSD e PD, e l'uso del PSD anche come strumento per bollare di scarso patriottismo coloro i quali continuano a insistere sull'esigenza di una "rivoluzione culturale" che rimetta in discussione le vecchie appartenenze, che rimotivi la gente alla politica, che indichi un futuro comprensibile, ancor prima che affascinante, per il nostro paese. Scrivendolo, ho cercato di mettere in luce quel tanto di razionale che sta sotto le due opzioni: insomma, ho cercato di leggere la questione "dal lato della storia".

So anch'io che la lettura più ovvia è quella "dal lato del cameriere", dove al posto di PD si può mettere Prodi e al posto di PSD D'Alema. E so anch'io che le cose sono cambiate e il colpo decisivo l'ha dato proprio l'uscita di Prodi dalla scena italiana: di Ulivo e di partito democratico, di un'alleanza con un'anima, purtroppo, ne parla ormai solo Veltroni e dubito che ci creda fino in fondo. La coalizione è business, e il business lo si lascia ai businessmen; la politica è professione (…non Beruf nel senso di vocazione) e la professione la si lascia ai professionisti, Bene, tanti auguri: noi faremo la nostra parte di riformisti e liberali dentro i DS, e speriamo che una decente conclusione della guerra e un po' di sviluppo economico ci mettano in condizioni favorevoli quando si dovrà votare. Ma mi rimane l'idea che un DS al 21% e 10 piccoli indiani (più la Lega, più un qualche nuovo patto con Rifondazione: insomma, una roba da professionisti) non ci eviterà una sonora sconfitta elettorale.

Non vorrei averti dato l'impressione che io disprezzi il professionismo politico: ne ho la massima stima. Ho appena finito di leggere il bel libro di Cafagna su Cavour, che è un peana al professionismo politico, alla abilità tattica, addirittura al cinismo e alla spregiudicatezza. Già, ma al servizio di una grande idea, di un disegno che riguardava l'Italia e l'ordine sociale sul quale doveva costruirsi. Un disegno che Cavour faceva capire. Io non ho capito qual è il disegno che i nostri professionisti propongono agli italiani: quello di paese normale? Ma su questa affascinante prospettiva possiamo eccitarci te, io e qualche altra persona saggia e un po’ stanca. Qual è il messaggio del partito socialdemocratico nella sua versione italiana? Quello della continua mediazione tra interessi organizzati, quello della concertazione? Ma se passa questa lettura del partito possiamo dare addio ad ogni speranza di sfondare il muro del 21%: per le Brigate rosse la concertazione è male perché soffoca l’autonomia operaia, ma per la stragrande maggioranza degli italiani è male se la destra riesce a diffondere la convinzione che la politica è ostaggio degli interessi.

D'Alema è un grande professionista e come capo di governo sta facendo bene (sulla guerra, soprattutto): temo però che senz'anima, senza l'entusiasmo che l'Ulivo aveva suscitato nel 1996, noi andremo a perdere, perché in un paese socialmente e culturalmente di destra solo con l’entusiasmo e l’innovazione vinciamo (con in aggiunta abilità tattica e fortuna: ma queste sole doti ci trasformano in una nuova DC). L’Ulivo, la prospettiva di partito Democratico, il taglio netto con le tradizioni della prima repubblica erano state una grande fonte di entusiasmo, l’incontro di persone che la divisione del mondo in blocchi aveva diviso ed ora si scoprivano affini: una grande agnizione collettiva, direbbero gli intellettuali. (Poi, ovviamente, nell’Ulivo ci stavano ambizioni personali, personaggi ambigui, ingenuità e stupidità: ma guardiamo il fenomeno dal lato della storia). Exit l’Ulivo, entrano i professionisti, è con noi l’abilità tattica e speriamo che continui ad assisterci la fortuna. Va tutto per il meglio, allora? Nel futuro congresso, vogliamo discutere di queste cose? Non chiamiamole più PD e PDS, carne o pesce: cara Miriam, trova tu un nome. Ti abbraccio, Michele.

tuo

Michele Salvati.

 

 

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