Milosevic/Tutte le accuse del Tribunale
dell'Aja Isabella Angius
C'è già chi evoca una "Norimberga serba". Sta di fatto che
per la prima volta una Corte Internazionale accusa formalmente un capo di stato in carica.
E' la Corte penale internazionale che incrimina per crimini contro l'umanità il
presidente della Federazione Jugoslava Milosevic e con lui anche il presidente della
repubblica serba Milan Milutinovic, il vice premier jugoslavo Nikola Sainovic, il capo di
stato maggiore dell'esercito federale Dragoljub Ojdanic e il ministro dell'Interno serbo
Vlajko Stojiljkovic. Alla base dell'accusa l'aver autorizzato una campagna militare contro
i civili della provincia serba del Kosovo.
Per Slobodan Milosevic e per altri cinque accusati è stato emesso un
mandato d'arresto per fatti avvenuti esclusivamente dall'inizio di quest'anno. L'accusa è
assassinio, deportazione e persecuzioni in violazione delle leggi e delle usanze di
guerra. Oltre ad essere accusati in relazione alle azioni compiute dai loro subordinati,
gli incriminati vengono considerati individualmente responsabili da un punto di vista
penale. Con i mandati di cattura e' stato emesso un ordine del tribunale che chiede il
congelamento dei beni internazionali degli incriminati. Il Sud Africa ha gia' provveduto a
bloccare i beni del presidente Milosevic che si trova in quel paese.
Il procuratore Capo della Corte Internazionale per i Crimini di Guerra
dell'Aia, Louise Arbour, ha precisato che "le accuse poggiano sugli articoli 7.1 e
7.3 dello statuto del tribunale quindi non solo su una responsabilità per gli atti dei
subordinati, ma anche su una responsabilità penale individuale rispetto al compimento dei
crimini". L'atto d'accusa che fa riferimento a "crimini contro
l'umanità'": e' dettagliato: 41 pagine fitte che descrivono episodi di pulizia
etnica, massacri ed altri crimini contro la popolazione albanese del Kosovo avvenuti fra
il primo gennaio ed il 20 maggio 1999. Eccone in sintesi gli elementi principali:
CAPI D'IMPUTAZIONE: sono quattro per ciascuno degli accusati, tre per
crimini contro l'umanita' (omicidio, deportazione e persecuzione sulla base di motivi
politici, razziali, e religiosi) ed uno per crimini di guerra.
LE ACCUSE: i cinque sono incriminati per ''aver pianificato, istigato,
ordinato ed eseguito o favorito'' la sistematica campagna di terrore, violenza e pulizia
etnica compiuta dalle forze jugoslave in Kosovo. Ciascuno, per i crimini di cui e'
sospettato, deve rispondere sia sotto il profilo della responsabilita' diretta e personale
sia per aver omesso - viste le posizioni di ''autorita' superiore'' - di prendere le
misure necessarie per prevenire i crimini stessi.
I REATI: Milosevic e gli altri quattro leader sono accusati dalla
Arbour della deportazione di 740.000 albanesi kosovari e dell'omicidio di 340 persone,
identificate una per una in un elenco allegato al documento. Il documento dettaglia sette
massacri: un particolare rilevante e' che solo quello di Racak (15 gennaio 1999), in cui
furono uccisi 45 kosovari, e' in data anteriore all'avvio dei bombardamenti della Nato.
Gli altri sei sono tutti compresi fra il 25 marzo ed il 2 aprile scorso. La Arbour
menziona quelli nei villaggi di Bela Crkva (77 persone, fra cui 10 donne e bambini),
Velika Krusa (105 uomini e ragazzi uccisi e bruciati), Dakovica (26 persone, fra cui 19
donne e bambini, in due diverse occasioni), Crkolez (20 morti) ed Izbica (circa 130 uomini
giustiziati). Lungo e' anche l'elenco delle azioni di pulizia etnica, con bombardamenti,
saccheggi ed incendi di villaggi, deportazioni sotto la minaccia delle armi ed altri atti
di violenza. Alcuni punti sulla 'mappa' fornita dalla Arbour sono: Dakovica, Kosovska
Mitrovica, Orahovac, Pec, Pristina, Prizren, Urosevac.
LE PROVE: non saranno rese pubbliche fin quando gli accusati non
compariranno di fronte al Tribunale. Sono basate su testimonianze dirette raccolte sul
territorio dagli investigatori del TPI e su altro materiale fornito dai governi alleati,
verosimilmente sulla base di azioni di 'intelligence', di fotografie satellitari, di
testimonianze.
Le parole del Procuratore Capo Louise Arbour fanno riferimento, a
quanto raccontato da molti profughi albanesi ed alle indagini condotte da oltre un anno
dalla stessa Arbour. Esistono, inoltre, i rapporti dei relatori speciali della Commissione
sui diritti umani delle Nazioni Unite, che fin dal '92 raccolsero informazioni,
comunicazioni ufficiali avanzate da diversi paesi e denunce di organizzazioni non
governative e singoli cittadini riguardanti le atrocità commesse nel corso dei diversi
conflitti avvenuti nella ex Jugoslavia. Gia' nel '92 del resto la Commissione nominò
relatore speciale per l'ex Jugoslavia l'ex primo ministro polacco Tadeusz Mazowiecki che
in documenti considerati, di fatto, gli unici attendibili denuncio' uccisioni, soprusi e
crimini di guerra. Nell'estate del 1992, informazioni di varia provenienza facevano
intendere che nei conflitti che si stavano svolgendo ormai in tutti i territori dell'ex
Jugoslavia venivano compiute atrocità che richiamavano da vicino gli orrori del nazismo:
campi di concentramento, deportazioni sistematiche, "pulizia etnica",
distruzione di monumenti, luoghi religiosi e genocidi. La decisione, oggi, del procuratore
capo del tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia di incriminare
Slobodan Milosevic, ha un precedente nell'azione intrapresa dal Tpi il 26 maggio 1995,
quando il tribunale apri' un'inchiesta contro i leader serbo bosniaci Radovan Karadzic e
Ratko Mladic. Il 25 luglio del '95, il tribunale dell'Onu incrimino' formalmente il
presidente dell'autoproclamata repubblica serba di Bosnia (Rs) Karadzic e il suo
comandante militare Mladic in quanto superiori gerarchici, in crimini per genocidio,
crimini di guerra, gravi violazioni delle convenzioni di Ginevra e crimini contro
l'umanita' per fatti commessi tra l'aprile del 1992 e il luglio del 1995. Il 4 agosto
dello stesso anno il tribunale dell'Onu lancio' un appello per il loro arresto. Nel
febbraio del 1996 foto segnaletiche di Karadzic e Mladic furono diffuse in tutta la Bosnia
dall'Ifor, ma la Nato più' volte affermo' che ''non era in grado'' di arrestarli.
Il 27 giugno 1996 all'Aja comincio' il processo in contumacia e il
tribunale, emise l'11 luglio dello stesso anno un secondo mandato di cattura
internazionale. Le forti pressioni fatte sul presidente Milosevic ottennero il 19 luglio
l'effetto di costringere Karadzic ad abbandonare ogni incarico pubblico, ma non si giunse
al suo arresto. Mladic vive a Belgrado.
Oggi il governo di Belgrado fa sapere che l'incriminazione di Slobodan
Milosevic decisa dalla Corte dell'Aja è una " manipolazione" orchestrata dagli
Usa e dalla Nato con lo scopo di "contrastare l'offensiva diplomatica per una
soluzione politica del conflitto". Il governo di Milosevic fa notare come il
provvedimento "e' un'ulteriore prova che il tribunale dell'Aia non e' un'istituzione
di giustizia e diritto ma un mero strumento agli ordini di Washington e di
Bruxelles", dove ha sede il quartiere generale della Nato. "E' un altro
tentativo di gettare polvere negli occhi dell'opinione pubblica mondiale, volto ad
occultare i crimini di genocidio contro il popolo jugoslavo", aggiunge il comunicato.
Infine, Amnesty International ha ricordato che sarà necessario mettere
i magistrati in condizione di indagare anche sui massacri compiuti dalle forze di
sicurezza serbe, sugli abusi commessi dai gruppi armati come l'Esercito di Liberazione del
Kosovo e sui bombardamenti di civili compiuti dalle forze Nato: fare diversamente
significherebbe usare la giustizia strumentalmente, a meri fini politici.
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete
dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
attualità
|