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Il testo del "volantino" che rivendica l'omicidio di D'Antona

Virman Cusenza


Questa sintesi è apparsa su "Il Messaggero"  del 21 Maggio 1999

Il volantino/Il documento di rivendicazione dell’omicidio di D’Antona, definito esponente di spicco del cosiddetto "Patto sociale" "Siamo gli eredi delle Brigate Rosse". Ecco il testo dei terroristi, che attacca il "progetto neo-corporativo" Ciampi-Amato

Così la sinistra stella a cinque punte. Ma con una grafica che si discosta - parola degli esperti del Viminale - dallo stellone degli anni ’70. non c’è più nemmeno il ciclostile che evocava stesure clandestine. In compenso, c’è il binomio "borghesia imperialista" (abbreviato B. I.), che andava in voga vent’anni fa. Gli eredi delle Br hanno usato un efficiente computer, scegliendo un’impaginazione fitta fitta. Per dovere di cronaca, riportiamo qui di seguito i punti principali della strategia brigatista. Che parte proprio da dove si era interrotta l’opera dei predecessori: la fine degli anni ’80.

 

Perché D’Antona. Il consigliere di Bassolino viene definito "cerniera politico-operativa del rapporto tra esecutivo e sindacato confederale, un formulatore ed interprete della funzione politica del "Patto sociale"".

 

Ciampi e Amato. In questo ruolo chiave che le nuove Br vedono saldato a Cgil, Ds e governo D’Alema (i tre fronti in cui operava), D’Antona viene individuato come un protagonista "del progetto politico che ha consentito, già dal governo Amato e poi con quello Ciampi, di tradurre gli indirizzi politici di controllo delle leve statuali del governo macroeconomico, in elemento attivo delle contraddizioni di classe". Sotto accusa c’è, innanzi tutto, l’accordo sul costo del lavoro del ’93, simbolo - secondo le Br - di un pericoloso avvicinamento tra governo e sindacati. "Un progetto neo corporativo - scrivono - che oggi si completa con l’elezione di Ciampi alla Presidenza della Repubblica e con l’incarico di Amato al Tesoro, soggetti politici che hanno svolto un ruolo storico nell’affermazione della politica neo corporativa e che perciò rappresentano punti di unità politico istituzionale su cui maggioranza e opposizione, pur non senza contraddizioni possono convergere".

 

Il bersaglio: la legge sugli scioperi. Sotto la lente d’ingrandimento delle Br-Pcc ci sono i due capi d’opera principali di D’Antona: la legge sulla "rappresentanza sindacale dei lavoratori del publico impiego" (governo Prodi) e la "legge 146 sul diritto di sciopero" (governo D’Alema) che "accetta di subordinare il diritto di sciopero agli interessi del capitale, mascherati da diritti fondamentali di cui sarebbe portatrice la "categoria degli utenti"". L’affondo è per il sistema delle pensioni sulla flessibilità che le Br traducono in "libertà di licenziamento".

 

Il Kosovo e la Cgil. La contestazione Br al sindacato guidato da Cofferati è durissima: farsi strumento della politica da "b. i." del governo. Soprattutto sulla guerra: "La linea seguita dalla Cgil - si legge a pagina 3 - è stata quella di fare assumere con gesti concreti una posizione ai lavoratori italiani, nella polarizzazione del conflitto tra Jugoslavia e secessionismo kosovaro-imperialismo Nato, per sfruttare ogni minima possibilità di attiva legittimazione dell’intervento bellico, che viene qualificato da Cofferati come "una necessità contingente"".

 

D’Alema e il tradimento dei Ds. L’attacco è rivolto soprattutto alla "politica della concertazione" scelta dal premier. Ma pure al partito dei Ds che si sarebbe "candidato a rappresentare gli interessi della borghesia imperialista". Le Br passano così a spiegare quello che considerano il tradimento delle istanze di sinistra: "Un processo graduale in cui la classe dirigente di tali forze politiche e sindacali ha cercato di conservare il radicamento sociale assunto come rappresentanza istituzionale della classe, nella ricerca di formule politiche che mantenessero questa fase sociale, ricollocandola intorno all’interesse della borghesia imperialista".

 

Le tappe dell’escalation. I neobrigatisti ripercorrono le tappe dell’offensiva, ricordando la stagione del governo De Mita e l’omicidio del professor Ruffilli. Fino a rivendicare l’attentato al Nato Defence College nel ’94 ad opera dei Nuclei Comunisti Combattenti. Nonché "l’attacco alla sede nazionale di Confindustria" del ’93, con cui "veniva proposta la ricostruzione delle forze rivoluzionarie".

 

Il programma. "L’attacco al cuore dello Stato" continuerà? I neo br progettano "una guerra di classe di lunga durata". Scandita in due tempi: "la Fase di ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie" in vista della rinascia del "Partito comunista combattente" in Italia. E la "costruzione del Fronte antimperialista combattente" che aiuti la rivoluzione nel Mondo.

 

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