La scrivania di Quintino Sella
La "massiccia scrivania" di Quintino Sella e un luogo
comune delle cronache del governo. Ce la immaginiamo come un luogo fisico legno
brunito, accenni di tarlo, poltrone di cuoio, scuro per il tempo e lusura, tappeti e
tende che custodiscono silenzi meditabondi e operosi ma anche come un luogo dello
spirito che suggerisce implacabilmente oculatezza, austerita, severita,
risparmio. I politici parlano in gergo di "rigore", ma quei nomi evocano quasi i
valori di una fede che rimanda a qualche solido ancoraggio religioso. O a un suo
altrettanto robusto surrogato. A quel tavolo fu pensata e varata limposta sul
macinato, per dirne una. E non si prendono decisioni cosi dure, impopolari, cattive
se non in due modi: o da mascalzoni e sfruttatori dei poveri come lo sceriffo di
Nottingham o da rigidi depositari della certezza di rappresentare il bene pubblico.
Difficile stabilire se per i poveri la cosa faccia differenza. Ma si capisce che nel
secondo caso la certezza dei ministri del rigore trova conforto in una ispirazione
religiosa. Leconomia e la trascendenza rivelano parentele tortuose, ma molto
influenti, come aveva capito Max Weber.
Su quella scrivania non si dovrebbero sprecare neanche i fogli
intestati del ministero del Tesoro, la carta, le penne, gli inchiostri. Chissa se
qualcuno mai, su quella poltrona, si e concesso anche solo qualche "pensiero
impuro": dilapidazioni di fortune al Casino, collier diamantati per ragazze allegre,
vacanze e bagordi ai Tropici? Impossibile. Anzi: chiedo scusa per la divagazione blasfema.
Il luogo lo ha sicuramente impedito. Neanche la tentazione.
Ed eccoci agli ultimi due titolari della mitica scrivania, i quali sono
decisamente allineati con latmosfera che la circonda: Carlo Azeglio Ciampi e
Giuliano Amato. Il primo vi si trovava accanto, al suo posto di lavoro di superministro
economico (le cronache dicono "in piedi"), nel momento in cui il televisore
della stanza, collegato allaula di Montecitorio, mostrava Luciano Violante che
annunciava la sua elezione a presidente della Repubblica al primo scrutinio, il secondo vi
si trova attualmente, avendo lasciato Palazzo Chigi ed il ministero delle riforme
istituzionali per rilevare il posto di Ciampi.
Finita la rissa dei Popolari, si puo parlare di Dio
Adesso che la corsa per il Quirinale e finita e in modo assai
brillante, nellultima riunione di redazione a "Caffe Europa", ci
e venuta voglia di aprire un dossier, quello dei rapporti tra Dio e i ministri
delleconomia. Proprio cosi, avete capito bene. La voglia ce lavevamo
gia prima, da qualche mese, ma la corsa al Quirinale rischiava di imbrogliare le
carte, dal momento che si faceva un gran parlare dellipotesi di un candidato del
Partito popolare e delle preferenze attribuite agli ambienti vaticani per questo o per
quello. Ora, gia molto si e detto della natura schietta, famigliare,
parrocchiale della religiosita cattolica del laico e "azionista" Ciampi.
La stessa stampa cattolica ha mostrato di preferire la sensibilita etica e cristiana
di diversi laici, anche sui temi piu cari alla Chiesa come la famiglia,
laborto, le frontiere delle biotecnologie, al tatticismo di partito ed eticamente
meno affidabile di vari conclamati cristiani-in-politica che militano sotto la bandiera
scudocrociata. Non sappiamo se lAvvenire avesse proprio ragione a prendersela
con Marini, sta di fatto che quelle critiche hanno dato ancora piu risalto al
profilo "religioso", di "credenti", di queste due figure Amato
e Ciampi che, nella politica italiana, vanno sotto la etichetta di
"laici".
"Dio. La morte. Il mistero"
Se in Ciampi la religiosita e confinata nellambito
privato, nella sfera delle scelte individuali secondo una classica divisione liberale
degli ambiti di pertinenza tra quel che e pubblico e quel che e privato, in
Amato ce un fattore in piu, un elemento specifico e personale: la
passione per una riflessione sulla religione che diventa confronto intellettuale pubblico.
Naturalmente e da escludere, almeno fino a prova contraria, che lattuale
ministro del Tesoro e del Bilancio abbia attitudini teocratiche nel senso che sia tentato
di applicare alle politiche di governo le sue credenze religiose. Quella che si manifesta
in lui e piuttosto unaltra vocazione professionale, che si affianca e si
alterna a quella del politico: quella dellintellettuale, del filosofo, ovvero del
professionista della riflessione etica, disposto a misurarsi vis-ą-vis con i
teologi e i cardinali della gerarchia ecclesiastica.
Aveva ragione Weber?
Dicevamo delle pagine di un dossier che ora possiamo aprire senza
timore di generare equivoci, visto che la rissa provocata dai Popolari si e spenta
ed e ormai archiviata. Ci vorremmo mettere allinizio il testo della conferenza
che Giuliano Amato ha tenuto nella basilica di San Giovanni in Laterano il 20 novembre
1997 insieme ai cardinali Roger Etchegaray e Camillo Ruini. Ve le offriamo qui da leggere.
Sono un ragionamento sui limiti e le contraddizioni generate dallindividualismo
liberale e sulla mancanza di risorse di amore che solo la fede riesce, secondo Amato, a
colmare: "Un laico sa amare alcune persone e le sa amare anche molto. Ma non riesce
ad amarle tutte. Non accade, non mi chiedete perche non accade
". Solo
Madre Teresa di Calcutta, solo il Papa (qualche volta le rock-stars) sanno arrivare al
cuore di tutti. Non il ragionamento e non il calcolo delle politiche anche buone e giuste,
non certamente leconomia di mercato. Ora quella serie di conferenze e
pubblicata in un libro collettivo, che e apparso allinizio di questanno
senza fare troppo rumore, e si intitola "Dio. La morte. Il Mistero"
(Leonardo-Mondadori).
Sella, un anticlericale, eppure
Allepoca della conferenza Amato era un professore, fuori
momentaneamente dalla vita politica, ma adesso che il libro e uscito siamo pur
sempre di fronte alle idee sulla religione di un superministro per leconomia. Come
gia per Ciampi lidea che tra religione e governo delleconomia ci sia
qualche nesso ricorrente si riaffaccia. Abbiamo chiesto consiglio ad un amico e complice
di "Caffe Europa", storico di mestiere, interrogandolo sul titolare
originario di quella scrivania, sul superministro degli anni Sessanta-Settanta del secolo
scorso: Quintino Sella. Il "complice" ci ha indicato alcune pagine della
biografia ottocentesca scritta da Alessandro Guiccioli ("Quintino Sella",
Rovigo 1888). Il risultato e sorprendente. Se Amato, che mostra queste propensioni
religiose, appartiene alla tradizione culturale socialista, socialdemocratica, liberale,
azionista, comunque laica, Quintino Sella e noto per le sue posizioni di
anticlericale (fu tra i piu accaniti sostenitori della presa di Roma manu
militari), di esponente di una Destra dura e decisa custode della laicita dello
stato. Eppure, in controtendenza con il vento dellepoca, anche lui propendeva per
riconoscere alla religione una funzione insostituibile nelleducazione morale. Il
biografo non si azzarda a dirci per certo se il Sella credeva in Dio, perche temeva
con questo, da vero liberale, di violare una sfera troppo intima, ma si spinge molto in
la.
Aiutateci a risolvere lenigma
Leggete voi stessi le pagine del Guiccioli e considerate la forza del
conflitto che in quei decenni non solo opponeva il governo italiano allo Stato della
Chiesa, ma anche la scienza e il positivismo al dogmatismo dellautorita
ecclesiastica. Diceva il Sella, che era tra laltro un ingegnere ed uno studioso di
mineralogia: "A misura che si avanza la scienza dellosservazione, il Dio della
religione deve per forza ritirarsi". Ma poi riconosceva persino in un discorso alla
Camera che era difficile mantenere in piedi "un ideale che tenga luomo
virtuoso" di fronte al puro progresso materiale senza il bilanciamento di una grande
religione. E sulla religione insistette negli ultimi anni della sua vita. Certo non poteva
concedere al Pontefice quello che oggi gli puo concedere Giuliano Amato. Porta Pia
bruciava ancora negli animi. E allora Quintino Sella si rifugiava straordinario
segnale dei tempi e del duro conflitto col Vaticano nel contemplare i progressi
della Chiesa anglicana, ammirando i sermoni dellarcivescovo di Canterbury di cui
cercava le cronache sul "grave diario della City", come lui chiamava il Times.
E fino allultimo continuo a insistere: studiate la religione, studiate la
religione.
Dunque ce davvero un legame sistematico e profondo tra i
ministri delleconomia, da una parte, e Dio dallaltra? I lettori di Caffe
Europa ci aiutino, per favore, ad arricchire questo dossier per venire a capo della
questione.