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C’e’ un feeling tra Dio e i ministri dell’economia?

Di Giancarlo Bosetti


La scrivania di Quintino Sella

La "massiccia scrivania" di Quintino Sella e’ un luogo comune delle cronache del governo. Ce la immaginiamo come un luogo fisico – legno brunito, accenni di tarlo, poltrone di cuoio, scuro per il tempo e l’usura, tappeti e tende che custodiscono silenzi meditabondi e operosi – ma anche come un luogo dello spirito che suggerisce implacabilmente oculatezza, austerita’, severita’, risparmio. I politici parlano in gergo di "rigore", ma quei nomi evocano quasi i valori di una fede che rimanda a qualche solido ancoraggio religioso. O a un suo altrettanto robusto surrogato. A quel tavolo fu pensata e varata l’imposta sul macinato, per dirne una. E non si prendono decisioni cosi’ dure, impopolari, cattive se non in due modi: o da mascalzoni e sfruttatori dei poveri come lo sceriffo di Nottingham o da rigidi depositari della certezza di rappresentare il bene pubblico. Difficile stabilire se per i poveri la cosa faccia differenza. Ma si capisce che nel secondo caso la certezza dei ministri del rigore trova conforto in una ispirazione religiosa. L’economia e la trascendenza rivelano parentele tortuose, ma molto influenti, come aveva capito Max Weber.

Su quella scrivania non si dovrebbero sprecare neanche i fogli intestati del ministero del Tesoro, la carta, le penne, gli inchiostri. Chissa’ se qualcuno mai, su quella poltrona, si e’ concesso anche solo qualche "pensiero impuro": dilapidazioni di fortune al Casino, collier diamantati per ragazze allegre, vacanze e bagordi ai Tropici? Impossibile. Anzi: chiedo scusa per la divagazione blasfema. Il luogo lo ha sicuramente impedito. Neanche la tentazione.

Ed eccoci agli ultimi due titolari della mitica scrivania, i quali sono decisamente allineati con l’atmosfera che la circonda: Carlo Azeglio Ciampi e Giuliano Amato. Il primo vi si trovava accanto, al suo posto di lavoro di superministro economico (le cronache dicono "in piedi"), nel momento in cui il televisore della stanza, collegato all’aula di Montecitorio, mostrava Luciano Violante che annunciava la sua elezione a presidente della Repubblica al primo scrutinio, il secondo vi si trova attualmente, avendo lasciato Palazzo Chigi ed il ministero delle riforme istituzionali per rilevare il posto di Ciampi.

 

Finita la rissa dei Popolari, si puo’ parlare di Dio

Adesso che la corsa per il Quirinale e’ finita e in modo assai brillante, nell’ultima riunione di redazione a "Caffe’ Europa", ci e’ venuta voglia di aprire un dossier, quello dei rapporti tra Dio e i ministri dell’economia. Proprio cosi’, avete capito bene. La voglia ce l’avevamo gia’ prima, da qualche mese, ma la corsa al Quirinale rischiava di imbrogliare le carte, dal momento che si faceva un gran parlare dell’ipotesi di un candidato del Partito popolare e delle preferenze attribuite agli ambienti vaticani per questo o per quello. Ora, gia’ molto si e’ detto della natura schietta, famigliare, parrocchiale della religiosita’ cattolica del laico e "azionista" Ciampi. La stessa stampa cattolica ha mostrato di preferire la sensibilita’ etica e cristiana di diversi laici, anche sui temi piu’ cari alla Chiesa come la famiglia, l’aborto, le frontiere delle biotecnologie, al tatticismo di partito ed eticamente meno affidabile di vari conclamati cristiani-in-politica che militano sotto la bandiera scudocrociata. Non sappiamo se l’Avvenire avesse proprio ragione a prendersela con Marini, sta di fatto che quelle critiche hanno dato ancora piu’ risalto al profilo "religioso", di "credenti", di queste due figure – Amato e Ciampi – che, nella politica italiana, vanno sotto la etichetta di "laici".

 

"Dio. La morte. Il mistero"

Se in Ciampi la religiosita’ e’ confinata nell’ambito privato, nella sfera delle scelte individuali secondo una classica divisione liberale degli ambiti di pertinenza tra quel che e’ pubblico e quel che e’ privato, in Amato c’e’ un fattore in piu’, un elemento specifico e personale: la passione per una riflessione sulla religione che diventa confronto intellettuale pubblico. Naturalmente e’ da escludere, almeno fino a prova contraria, che l’attuale ministro del Tesoro e del Bilancio abbia attitudini teocratiche nel senso che sia tentato di applicare alle politiche di governo le sue credenze religiose. Quella che si manifesta in lui e’ piuttosto un’altra vocazione professionale, che si affianca e si alterna a quella del politico: quella dell’intellettuale, del filosofo, ovvero del professionista della riflessione etica, disposto a misurarsi vis-ą-vis con i teologi e i cardinali della gerarchia ecclesiastica.

 

Aveva ragione Weber?

Dicevamo delle pagine di un dossier che ora possiamo aprire senza timore di generare equivoci, visto che la rissa provocata dai Popolari si e’ spenta ed e’ ormai archiviata. Ci vorremmo mettere all’inizio il testo della conferenza che Giuliano Amato ha tenuto nella basilica di San Giovanni in Laterano il 20 novembre 1997 insieme ai cardinali Roger Etchegaray e Camillo Ruini. Ve le offriamo qui da leggere. Sono un ragionamento sui limiti e le contraddizioni generate dall’individualismo liberale e sulla mancanza di risorse di amore che solo la fede riesce, secondo Amato, a colmare: "Un laico sa amare alcune persone e le sa amare anche molto. Ma non riesce ad amarle tutte. Non accade, non mi chiedete perche’ non accade… ". Solo Madre Teresa di Calcutta, solo il Papa (qualche volta le rock-stars) sanno arrivare al cuore di tutti. Non il ragionamento e non il calcolo delle politiche anche buone e giuste, non certamente l’economia di mercato. Ora quella serie di conferenze e’ pubblicata in un libro collettivo, che e’ apparso all’inizio di quest’anno senza fare troppo rumore, e si intitola "Dio. La morte. Il Mistero" (Leonardo-Mondadori).

 

Sella, un anticlericale, eppure…

All’epoca della conferenza Amato era un professore, fuori momentaneamente dalla vita politica, ma adesso che il libro e’ uscito siamo pur sempre di fronte alle idee sulla religione di un superministro per l’economia. Come gia’ per Ciampi l’idea che tra religione e governo dell’economia ci sia qualche nesso ricorrente si riaffaccia. Abbiamo chiesto consiglio ad un amico e complice di "Caffe’ Europa", storico di mestiere, interrogandolo sul titolare originario di quella scrivania, sul superministro degli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso: Quintino Sella. Il "complice" ci ha indicato alcune pagine della biografia ottocentesca scritta da Alessandro Guiccioli ("Quintino Sella", Rovigo 1888). Il risultato e’ sorprendente. Se Amato, che mostra queste propensioni religiose, appartiene alla tradizione culturale socialista, socialdemocratica, liberale, azionista, comunque laica, Quintino Sella e’ noto per le sue posizioni di anticlericale (fu tra i piu’ accaniti sostenitori della presa di Roma manu militari), di esponente di una Destra dura e decisa custode della laicita’ dello stato. Eppure, in controtendenza con il vento dell’epoca, anche lui propendeva per riconoscere alla religione una funzione insostituibile nell’educazione morale. Il biografo non si azzarda a dirci per certo se il Sella credeva in Dio, perche’ temeva con questo, da vero liberale, di violare una sfera troppo intima, ma si spinge molto in la’.

 

Aiutateci a risolvere l’enigma

Leggete voi stessi le pagine del Guiccioli e considerate la forza del conflitto che in quei decenni non solo opponeva il governo italiano allo Stato della Chiesa, ma anche la scienza e il positivismo al dogmatismo dell’autorita’ ecclesiastica. Diceva il Sella, che era tra l’altro un ingegnere ed uno studioso di mineralogia: "A misura che si avanza la scienza dell’osservazione, il Dio della religione deve per forza ritirarsi". Ma poi riconosceva persino in un discorso alla Camera che era difficile mantenere in piedi "un ideale che tenga l’uomo virtuoso" di fronte al puro progresso materiale senza il bilanciamento di una grande religione. E sulla religione insistette negli ultimi anni della sua vita. Certo non poteva concedere al Pontefice quello che oggi gli puo’ concedere Giuliano Amato. Porta Pia bruciava ancora negli animi. E allora Quintino Sella si rifugiava – straordinario segnale dei tempi e del duro conflitto col Vaticano – nel contemplare i progressi della Chiesa anglicana, ammirando i sermoni dell’arcivescovo di Canterbury di cui cercava le cronache sul "grave diario della City", come lui chiamava il Times. E fino all’ultimo continuo’ a insistere: studiate la religione, studiate la religione.

Dunque c’e’ davvero un legame sistematico e profondo tra i ministri dell’economia, da una parte, e Dio dall’altra? I lettori di Caffe’ Europa ci aiutino, per favore, ad arricchire questo dossier per venire a capo della questione.

 

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