Già alla fine del 1997 appariva chiaro che Ibrahim
Rugova, presidente della Repubblica parallela del Kosova e leader della LDK (Lega
Democratica del Kossovo), nonché noto al mondo internazionale come "Gandhi dei
Balcani", stava perdendo consensi allinterno della sua comunità. Il nuovo
soggetto politico di cui si sentiva fortemente lesigenza in Kossovo, non ancora
delineato, avrebbe dovuto essere sicuramente meno moderato dellLDK. Adem Demaçi,
avversario politico di Rugova, promotore di un intervento armato per ottenere
lindipendenza, iniziava a recuperare spazio ed era sovente invocato come leader
dalla diaspora albanese-kossovara. Dopo la strage del marzo 1998, che può dirsi la data
ufficiale di inizio di questa guerra, quando le truppe speciali della polizia serba
uccisero più di cinquanta persone, le numerose cellule dellUCK nelle varie nazioni
dEuropa si ingrandirono e si impegnarono nella raccolta fondi a sostegno della
"causa".
Il primo "sbarco" in Italia di emigranti albanesi del
Kossovo, che più spesso potevano definirsi esuli per via delle loro tendenze
indipendentiste invise alla Serbia, risale ai primi anni novanta. Lorganizzazione di
questi in "cellule" italiane dellUCK (Esercito di Liberazione del Kossovo)
è invece cosa recente. Queste cellule dellorganizzazione della resistenza
anti-serba - che in Italia trovano terreno fertile nelle comunità albanesi del nord
Italia- sono ben note al SISMI ed alla forze dellordine che le tollerano: la
politica dellItalia è infatti quella di non entrare in conflitto con loro purché
vivano in accordo con le leggi nazionali. Le motivazioni alla base di questo atteggiamento
potrebbero stare nel fatto che lItalia non rientra tra i possibili obiettivi di
attentati da parte dellorganizzazione indipendentista e inoltre esiste la
possibilità di utilizzare la nascente struttura clandestina per operazioni in supporto ai
nostri servizi di informazione.

Allinizio della guerra, in Trentino, larea italiana con il
maggior numero di kossovari, si innescava un conflitto tra servizi segreti albanese del
Kossovo e serbo, con lUDB, quello serbo, in testa. Scopo dellUDB era infatti
quello di boicottare ogni iniziativa che avrebbe potuto rafforzare gli indipendentisti.
LItalia, oltre ad aver tollerato lUCK, sembra lo abbia
indirettamente difeso dallUDB per evitare lulteriore inasprirsi di un
conflitto sul suolo italiano che poteva avere gravi conseguenze da vari punti di vista. Il
nostro paese infatti, si trovava a dover necessariamente mantenere un equilibrio tra la
Serbia, terra dove gli investimenti italiani si contavano a centinaia di miliardi, ed il
Kossovo albanese, la cui instabilità rischiava di mandare allaria un importante
progetto di collegamento polifunzionale con loriente: il corridoio otto. Ecco uno
dei veri, seppure poco noti, protagonisti della politica estera italiana nei Balcani negli
ultimi anni: si tratta di un asse viario e ferroviario, con oleodotti ed elettrodotti, che
metterà in comunicazione loriente con loccidente, lantica via Egnatia
con la via della seta, la costa italiana e quella albanese fino, idealmente, alla Cina
escludendo alcuni paesi tra i quali la Grecia e la Serbia, che invece oggi si fanno carico
di una considerevole percentuale dei traffici commerciali tra oriente ed occidente. Per la
realizzazione di tale progetto è necessario che lintera area interessata -inclusi i
paesi non attraversati dal corridoio- goda di stabilità. E qui che il ruolo
dellItalia acquista valore per doti di equilibrismo nella diplomazia. Diversa è la
questione, quando entrano in campo forze militari.

Spesso la stabilità di unarea dipende, più che dalla politica
ufficiale, dalle forze occulte in campo. Nei conflitti uno degli aspetti poco
approfonditi, sebbene estremamente rilevanti riguarda lintervento diretto o
indiretto di forze militari straniere che agiscono a vari livelli: addestramento, invio di
mercenari, equipaggiamento. In qualche caso queste forze diventano addirittura
"registe" del conflitto. Resta però sempre difficile documentare con prove
certe le interferenze straniere, per quanto talvolta queste sembrino evidenti. (E il
caso della Croazia, che per riprendersi la Krajna utilizzò una decina di aerei Mig 29 che
recavano ancora le insegne della ex DDR: ufficialmente quegli aerei erano stati demoliti
dal governo della Germania riunificata). Il fatto è che nella maggioranza dei casi è
possibile riportare solo voci, spesso distorte da interessi particolari.
Come interpretare queste strane presenze? Il loro ruolo come attori nei
conflitti non deve essere sempre interpretato negativamente. Ad esempio il fatto che il
Genio Militare italiano, in seguito agli accordi bilaterali intercorsi tra Italia ed
Albania, abbia addestrato allo sminamento ufficiali e personale militare albanese tra il
1997 ed il 1998 non induce di per sé al sospetto di ingerenze occulte. Che poi quegli
stessi ufficiali albanesi, essendo stati addestrati a sminare, e avendo quindi ovviamente
anche appreso la tecnica di posa delle mine, si siano poi trasformati a loro volta in
addestratori dellUCK, è un fatto accertato che può essere interpretato in vari
modi. Soprattutto, se si tiene conto che molti osservatori indicano lesercito
albanese di stanza nel nord-est dellAlbania e lUCK come una cosa sola. A Kukes
è normale incrociare mezzi con targa militare albanese che trasportano uomini con il
caratteristico scudetto dellUCK cucito sulluniforme mimetica.
E gli altri paesi? In veste ufficiale e non, Americani, Russi,
Francesi, Inglesi, Italiani Turchi ed altri hanno partecipato ai conflitti, più spesso
attraverso unassistenza occulta alle parti in conflitto. Ad esempio, facendo un
passo indietro è importante sottolineare che la prima assistenza allAlbania in
materia di difesa è venuta dalle forze armate turche che, allindomani della
rivoluzione del 20 febbraio 1991, siglarono un accordo per inviare addestratori.

Gli USA, molto parchi a differenza dellEuropa nel sostenere
economicamente lAlbania, nello stesso periodo appoggiarono Sali Berisha (da allora
fortemente filo-americano) finanziandogli la campagna elettorale, pensando così di
ottenere in cambio lutilizzo di alcune basi militari cosa che puntualmente avvenne
per linstallazione degli aerei spia RPV (Remote Pilote Vehicle). Lo scopo non
dichiarato era quello di creare allinterno dei Balcani una zona di controllo. Gli
RPV erano intanto utilizzati per il monitoraggio della Bosnia. Quando agli USA fu concesso
lutilizzo anche di una base navale attrezzata per sommergibili, sorse un contrasto
con lItalia che aveva stipulato un accordo per la riorganizzazione della Marina
albanese e la ristrutturazione dei fari e dei sistemi di segnalazione: lItalia fu
costretta a rinunciare al progetto. (Questo spiegherebbe in parte anche perché gli
Albanesi spinsero per una frettolosa conclusione delloperazione
"Pellicano", che pure aveva salvato il paese dalla carestia). Alla fine del
1994, poi, Washington ottenne da Zagabria luso dellisola di Vrac come base
militare, e limportanza geostrategica dellAlbania passò in secondo piano. Gli
USA restano comunque una presenza massiccia nei Balcani (anche nelle missioni OSCE
costituiscono sempre la maggioranza).
La presenza statunitense in Albania in questi giorni non cerca nemmeno
più di celarsi sotto la bandiera della Nato. Questo è evidente a cominciare dai cartelli
che fanno bella mostra di sé intorno allaeroporto di Rinas: i cartelli scritti in
albanese avvertono che larea è sorvegliata dalla NATO, mentre quelli identici
scritti in inglese avvertono che la sorveglianza è degli Stati Uniti. In alcune aree NATO
sono ammessi solo giornalisti con passaporto americano. Nel distretto di Has, dove
cè un campo di addestramento di parte dei guerriglieri dellUCK, è evidente
la presenza delle forze armate americane, anche se laddetto stampa NATO sostiene che
lalleanza atlantica non ha ne uomini ne mezzi in quella regione.
Se il coinvolgimento degli Stati Uniti è evidente, più celato risulta
essere quello italiano. Da molto tempo circolano voci sullimpegno italiano
nelladdestramento ed equipaggiamento dellUCK. La ricerca di argomenti
incontrovertibili, tuttavia non ha dato frutti. Abbiamo rilevato che il materiale a
disposizione non solo in gran parte non è verificabile, ma che la maggior parte degli
elementi sono forniti da testimoni indiretti, anche se spesso di alto livello, nessuno dei
quali ha permesso di essere citato. Qualcuno ha addotto a giustificazione della vaghezza
delle proprie risposte la pericolosità dellargomento in questione, concludendo con
perplessi no comment. Con questa breve nota si intende, quindi, solo sollevare
largomento e riportare alcune ipotesi.

In tutte le guerre balcaniche di questo decennio è stata individuata
una presenza italiana anche se nella maggioranza dei casi si è trattato di mercenari,
come nella Brigata internazionale croata, dove laddestratore militare era un ex
ufficiale (a suo dire) del 9° reggimento dassalto "Col Moschin". Altri
nella stessa brigata provenivano dalla Lega Lombarda, e si trovavano lì "a titolo
personale". Ufficialmente la brigata era adibita alla sorveglianza di alcuni
chilometri di fronte in Slavonia, ma in realtà si occupava di alcuni traffici esecrabili
che il presidente croato Tudjman ha condannato come "compiuti da un gruppo di
stranieri": in primo luogo il traffico di armi dallItalia e
dallArgentina. Oggi la Lega Nord è schierata con la Serbia, come dimostra la visita
a porte chiuse di Bossi e i permessi senza limitazione forniti dalla segreteria di
Milosevic ai giornalisti ed operatori di TelePadania.
In Bosnia un testimone sosteneva che tra i musulmani militavano dei
mercenari italiani.
In una nostra recente visita in Kossovo, lincontro con ufficiali
dellUCK si era svolto sotto il segno di una calda amicizia con "gli
italiani" che tanto avevano fatto per la causa del Kossovo. Nel dire ciò
lufficiale batteva la mano sulla fondina della sua Beretta cal. 9 parabellum. Pochi
giorni dopo raccoglievamo la testimonianza di uno scafista di Valona che affermava di
portare clandestini dallAlbania allItalia ed armi nel percorso inverso. Si
diceva allora anche che ci fosse un gruppo di kossovari a Milano, impegnato insieme ad
alcuni militanti dellestrema sinistra, nel reperimento fondi e acquisto armi da
inviare in Kossovo attraverso lAlbania. Lunico fatto certo è che il 25 marzo
di questanno sono stati arrestati a Mantova i componenti di una cellula
dellUCK che fornivano eroina in cambio di armi alle cosche malavitose italiane.
Ed il sospettato traffico darmi tra Albania e Kosovo? "Tale
traffico è durato a lungo, sotto gli occhi degli osservatori dellOSCE, che infatti
lo hanno riportato" ci riferiva un membro del parlamento italiano che preferisce non
essere citato. Se gli italiani hanno avuto responsabilità nel traffico non hanno lasciato
tracce, fatto salvo qualche episodio che ha visto protagonista la Guardia di Finanza nel
sequestro di alcuni carichi di materiale bellico.
Dal porto di Bari ogni giorno, due volte al giorno, parte un catamarano
veloce che copre la distanza con Durazzo in tre ore. Ogni giorno sbarcano a Durazzo una
ventina di volontari dellUCK, già pronti con le loro mimetiche tutte differenti.
Abbiamo chiesto allufficiale addetto al reclutamento quali fossero le nazionalità
dei volontari. La sua risposta escludeva gli italiani.
Ma di un volontario italiano si trova traccia nei racconti della
comunità italiana di Tirana. Non vuole incontrare giornalisti ed il fatto di essere
italiani ci ha precluso lingresso nel campo di addestramento di Kruma, vicino a
Kukes. Unico motivo plausibile la presenza di italiani nelle file dellUCK.