Quando a Sarno venne giu' la montagna Ludovica Valori
Ad un anno di distanza
dalla tragedia, quei giorni drammatici nel ricordo di una volontaria che partecipo' ai
primi soccorsi
Esattamente un anno fa, il 5 maggio 1998, un fiume di fango si stacca a
diverse riprese dal monte Saro, travolgendo interi quartieri nei paesi di Sarno, Quindici,
Siano e Bracigliano.
Una pioggia intensa, e tuttavia non eccezionale per queste zone, e'
caduta per alcuni giorni sulle campagne del salernitano. Ma la montagna e' spoglia di
vegetazione; ultimamente ha subito diversi incendi, e per la sua particolare composizione
geologica e' soggetta a fenomeni di questo tipo.
Se n'erano accorti i Borboni che, nel 1837, avevano messo al lavoro i
loro migliori ingegneri per creare un sistema di canalizzazione, i famosi 'Regi Lagni'. Ci
vollero ben ventitre' anni per portare a termine quest'opera titanica: 150 km tra lagni -
cioe' rivoli - vasche, canali principali e minori destinati a 'imbrigliare' l'acqua che
rifluiva dalle montagne, utile per irrigare i campi ma pericolosa se non controllata. Ma
ne e' passato del tempo, dal 1860. Decenni e decenni di incurie hanno reso inservibile la
maggior parte dei canali. Speculazione, illegalita' e abusi hanno fatto il resto.
Negli ultimi anni Quindici e Sarno sono conosciuti come la casa delle
ecomafie: e' la camorra imprenditrice che gestisce gli affari, controlla gli appalti,
detta i piani regolatori, apre cave illegali e discariche abusive.

L'asilo di Striano- Maggio '98
Bastano cosi' settantadue ore di pioggia a riempire d'acqua le fratture
calcaree della montagna, tra lo strato superiore (terra e detriti di origine vulcanica,
siamo vicini al Vesuvio) e quello inferiore si crea un cuscinetto d'acqua, cominciano a
scivolare giu' le prime zolle, diventano colate, frane. La prima alle 15, segue una lunga
serie di boati e crolli, fino a mezzanotte.
E i soccorsi tardano ad arrivare, gia' dal pomeriggio comincia un giro
di fax e telefonate che non vengono presi in considerazione, le autorita' continuano a
dire che e' tutto 'sotto controllo' mentre la situazione non potrebbe essere piu' tragica.
Lo sanno bene quei volontari che si precipitano sul posto per prestare i primi soccorsi.
Tutti i feriti vengono portati all'ospedale Villa Malta, a Sarno. La
Asl continua a ripetere ai medici di 'non preoccuparsi'. L'ultima frana, staccatasi dal
monte Saro, verso la mezzanotte, travolge proprio l'ospedale. Si alza in volo un solo
elicottero, all'una: pare che ce ne siano altri cinque in servizio, ma non sono abilitati
al volo notturno. Si muoveranno diverse ore dopo, verso le sei del mattino.
Passano i giorni, le polemiche divampano, i telegiornali mostrano le
immagini della fiumana di fango che ha trascinato via case intere per metri e metri. Piu'
di un centinaio le vittime, migliaia le persone rimaste senza tetto. Con un amico,
decidiamo di partire come volontari.

Al lavoro nel cimitero di Sarno - Maggio '98
Cerchiamo su Internet numeri utili e informazioni sulle iniziative in
corso per i paesi disastrati. E dalla rete scopriamo che c'e' modo di partecipare ad un
campo organizzato dalla Legambiente campana.
Efficientissimi, ci mandano via fax tutta la documentazione necessaria
per ottenere il 'permesso straordinario' al lavoro (una circolare d'emergenza emessa il 6
maggio 98 dal Consiglio dei Ministri, prot. n. 13889 - EME - 25, assicura ai volontari
l'applicazione dei 'benefici normativi') , e l'esenzione dal pagamento del biglietto
ferroviario.
Destinazione Striano, un piccolo paese in provincia di Napoli, a pochi
km da Sarno.
Partiamo di mattina presto da Roma Termini, e il treno si ferma per
piu' di un'ora in una localita' imprecisata, vicino a Villa Literno. A Napoli e' in corso
una manifestazione di disoccupati: hanno invaso la Stazione Centrale, impossibile
raggiungerla in treno.
Alla fine, arriveremo con una navetta che non manchera' di guastarsi
durante il tragitto. Poi la ferrovia Circumvesuviana. Ancora un'ora di viaggio, piu' o
meno, e siamo a Striano.
Siamo alloggiati in un ex asilo: un edificio basso, moderno,
'misteriosamente' abbandonato da tempo e ora riattrezzato in tutta fretta per ospitare i
volontari.

Particolare dell'ospedale Villa Malta - Settembre '98
Qui i ragazzi e le ragazze di Striano gestiscono un magazzino di aiuti
per gli sfollati. Collaboratori e obiettori di Legambiente fanno i turni nella stanza
della radio, per essere sempre pronti ad una eventuale emergenza. Ma ora il tempo e'
bello, fa anche troppo caldo. Comincia l'estate.
Sono le tre passate, e il gruppo sta per salire. Ci uniamo a loro, dopo
esserci muniti degli indispensabili stivali e guanti da lavoro. Il pick-up si ferma nello
spiazzo davanti al cimitero di Sarno: una delle grandi colate di fango, franata dall'alto
del monte, si e' fermata qui dentro. Si puo' dire che i morti hanno salvato molti vivi:
piu' in basso e' pieno di case.
Ma di fango qui ce n'e' a tonnellate, e dove non possono entrare le
ruspe e i 'bobcat' - piccoli escavatori, sembrano quasi giocattoli ma sono perfetti per
togliere terra e detriti dai viottoli piu' stretti - devono arrivare pale, secchi e
picconi.
Il primo pomeriggio di lavoro lo passiamo svuotando una cripta, quasi
al buio, imbavagliati per non respirare troppa polvere: portiamo fuori il fango passandoci
i secchi lungo le scalette. Verso le sette si finisce. Tornati a 'casa', una rapida lavata
e si mangia. I pasti vengono preparati da gruppi di signore del posto, che ci servono
affettuosamente. Qualcuno porta il televisore: stasera c'e' una partita importante.
Poi alcuni dei ragazzi vanno via. Non siamo in molti a dormire
nell'asilo: c'e' chi viene a lavorare un paio di volte a settimana, il grosso della gente
arriva per il week-end. Vengono da Torre del Greco, Ottaviano, Somma Vesuviana, San
Giorgio a Cremano, paesi costruiti anch'essi in totale spregio alle norme di sicurezza:
gente che vive e lavora 'sotto il vulcano', e convive con la possibilita' neanche troppo
remota di un'eruzione.

- Quello che resta delle case accanto all'ospedale -
Settembre '98
Ma c'e' anche gente che viene dal resto d'Italia, per rimanere un paio
di giorni o piu'. Si e' liberi di scegliere, non ci sono turni fissi. Non tutti fanno
parte di Legambiente, molti - come noi - hanno semplicemente deciso di muoversi e hanno
trovato questo modo per farlo.
L'eta' media e' abbastanza bassa, con qualche eccezione: due giorni
dopo di noi arrivera', assieme a un giovane geologo, un pensionato di Livorno: un uomo
d'altri tempi, vitalita' ed energia da vendere. Gli stessi coordinatori, quelli che
guidano i pick-up con le radiotrasmittenti sempre in bella vista, sono sui 23-24 anni. Si
fa amicizia in un attimo.
Si dorme tutti in un camerone decorato da vecchi nastri di carta blu,
che ondeggiano a ogni minimo colpo d'aria. Al mattino la luce entra dalle finestre senza
imposte, non si puo' non svegliarsi presto. Spesso a tirarci giu' dal letto e' la nostra
affettuosissima mascotte, una cagnolina scampata a chissa' quale crollo; ogni tanto le
prendono come delle crisi isteriche. Alla fine verra' adottata da uno dei ragazzi di
Ottaviano.
Ogni giorno si sale di buon'ora, dopo colazione, portando su pale,
picconi e carriole meticolosamente registrati: al cimitero lavorano diversi altri gruppi,
e' bene stare attenti a non perdere niente. Verso le 13,30 si scende per pranzo. Si risale
alle 15, per rimanere fino alle 19 circa. Ci si divide in piccoli gruppi, a seconda del
tipo di lavoro da fare.
Certi giorni l'atmosfera e' quella di un caos totale. Decine di persone
che spalano urlandosi a vicenda, ti allontani un secondo per bere e trovi altri che
lavorano al tuo posto: ruspe ed escavatori passano a gran velocita' per i viali piu'
larghi, bisogna fare attenzione a non essere travolti. Ogni tanto qualcuno ci porta del
caffe', acqua, succo di frutta. Fa caldo, la polvere e' tanta.
P., un ragazzo napoletano che e' qui dal giorno dopo la frana, ci
racconta com'erano i primi giorni: si lavorava giorno e notte, anche nelle case.
Momenti d'inferno. Adesso la situazione e' diversa, non c'e' piu'
speranza di ritrovare persone ancora vive.
Nel nostro scavare tiriamo fuori bambole, vestiti, scarpe, una scatola
con un corredo di lenzuola, giornali. Il sole scotta, il fango si e' indurito in
superficie.
A tratti si sente un odore pesante, di fiori marciti e terra smossa,
mischiato ai gas di scarico delle ruspe. Molti dei conducenti di questi ordigni cingolati
sono i cosiddetti Lavoratori Socialmente Utili: mantengono la famiglia con 800 mila lire
al mese, contratti di lavoro da sei mesi a un anno. Alcuni parlano un napoletano quasi
incomprensibile.
Quando arriva il gruppo dei Centri Sociali del Nord-Est, una ventina di
persone in tutto, i dialetti si mischiano. Questi ragazzi hanno percorso piu' di mezza
Italia in furgone per passare il weekend a spalare fango.

- Quello che resta delle case accanto all'ospedale -
Settembre '98
La gente di Sarno viene a vedere come stanno le tombe di famiglia. Ogni
tanto, certe picconate maldestre scalfiscono qualche angelo di marmo.
Guardando la montagna di fronte a noi, vediamo chiaramente la
traiettoria delle frane, tante lingue marroni lungo i fianchi della montagna.
Le carcasse accartocciate delle automobili sono ammassate ai lati delle
strade. Giriamo spesso per Episcopio, una delle frazioni di Sarno colpite dalle frane.
La gente e' al lavoro, cerca di salvare il salvabile. I piani inferiori
delle abitazioni sono letteralmente devastati, i muri macchiati da questo fango letale.
Alcuni sono ospitati in altri paesi da parenti e amici; altri si
arrangiano come possono, pronti a trasferirsi nella scuola elementare al primo allarme.
L'ospedale Villa Malta, poco sopra il cimitero, e' ridotto a un rudere.
Tornati in giugno e poi in settembre, lo abbiamo ritrovato cosi', come un fantasma
invecchiato.
'Repubblica' di oggi riporta le parole del parroco di Episcopio, Don
Antonio Calabrese: "La ricostruzione qui non e' ancora cominciata. Sono stati
realizzati i canali per convogliare le acque piovane, ma per il resto nulla.
Quando il cielo si fa scuro il nostro borgo si svuota. La gente
scappa".
A Episcopio abitavano cinquemila persone, prima del disastro. Ora sono
ridotti alla meta'. 2.500 i senzatetto solo in questa zona.
Chi aveva il denaro per farlo, ha cominciato a ricostruire: chi non ne
ha, non puo' che aspettare una legge del governo per avere qualche sovvenzione. Il
sussidio della Regione, 600 mila lire, non lo ricevono piu' da quattro mesi, secondo il
parroco.
Ma conviene davvero ricostruire in una zona cosi' pericolosa? Per
Legambiente, che ha presentato un nuovo dossier, 'Fango...un anno dopo' , i problemi
rimangono. La rimozione del fango non e' stata ancora completata, i canali per la
regimentazione dell'acqua sono stati costruiti con metodi di dubbia efficacia, a costi
altissimi: la 'logica del cemento' ha prevalso ancora una volta.
Secondo il parlamentare verde Pecoraro Scanio "Nessun intervento
e' stato previsto per evitare l'innesco delle colate piu' pericolose. I piani di
evacuazione sono pronti solo sulla carta, nessuna esercitazione e' mai stata svolta; non
si ha notizia della mappa delle delimitazioni delle aree a rischio".

Particolare dell'ospedale Villa Malta - Settembre '98
L'associazione 'Rinascere', fondata dai familiari delle vittime, ha
inviato una petizione alle massime autorita' dello Stato perche' arrivino i finanziamenti
necessari alla ricostruzione.
E il decreto per Sarno dovrebbe arrivare in questi giorni, parola di
D'Alema.
Il Presidente del Consiglio si e' infatti impegnato ad affrettare
l'iter dei provvedimenti gia' pianificati per le zone disastrate.
La gente di Sarno ha sfilato per le strade, in silenzio, per riportare
l'attenzione su una tragedia che molti hanno gia' dimenticato.
Sara' l'effetto Kosovo, ma effettivamente non si e' parlato molto di
Sarno in questo primo anniversario.
Fonti:
Legambiente - "Fango. Storia di un disastro annunciato" -
Dossier del 16 maggio 1998
Repubblica - "D'Alema: subito una legge per ricostruire
Sarno" - 5 maggio 1999
il manifesto - "La ricostruzione e' all'anno zero" - 5 maggio
1999
il manifesto - "Anniversario di fango" - 6 maggio 1999
Link
Servizio Geologico d'Italia - Relazione sull'evento idrogeologico del
4, 5 e 6 maggio '98 in Campania: aspetti geologici e frane http://www.dstn.pcm.it/sgn/sarno1.htm
Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Relazione sull'evento
idrogeologico del 4, 5 e 6 maggio 1998: descrizione dell'evento, analisi statistiche delle
precipitazioni, fotografie
http://www.dstn.pcm.it/simn/FranaSarno/
franasarno.htm
Dal sito dei geologi italiani, foto dei dissesti
http://www.geologi.it/articoli/foto/index.html
Altre fotografie, dal sito della protezione civile
http://www.emergenza.com/sarno.htm
Reportage fotografico e una selezione di articoli relativi al periodo
dal 6 al 12 maggio 1998
http://www.resoft.it/quindici/default.htm
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