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Strage nel liceo/Piccoli killer crescono (con 222 milioni di armi in casa)

 

Fabrizio Tonello

 

 

Littleton, Colorado: il tipico sobborgo tranquillo dove la classe media bianca si trasferisce per avere meno tasse, meno criminalità, meno fastidi che nei centri cittadini. Una periferia residenziale di Denver, simile a tutte le altre periferie americane con le loro case unifamiliari, il prato ben tenuto, niente piazze ma solo una chiesa e un centro commerciale, le due uniche istituzioni rimaste a tenere insieme una società che ha perso ogni senso di appartenenza.

Non c'erano metal detector nella Columbine High School, né guardie armate all'ingresso; adesso introdurranno questi e altri sistemi di sorveglianza, perché gli Stati Uniti restano convinti che la tecnica possa trovare una soluzione a tutto. Ci sono troppe armi in circolazione? Si faranno censimenti, si compreranno quelle che i proprietari non vogliono più, si vieterà di portarle a scuola. Ci sono problemi nei Balcani? Si bombarda il cattivo di turno, Slobodan Milosevic, e se non funziona si bombarderà ancora di più. Purtroppo i metal detector, come i bombardieri F-117, non distinguono i buoni dai cattivi: gli uomini sono per ora più complicati delle loro impronte digitali (o genetiche).

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Nel caso di Littleton, come in quello di Jonesboro l'anno scorso, le cose sono terribilmente semplici: due ragazzi un po' emarginati dai loro compagni, un po' trascurati dai genitori, un po' paranoici. Due ragazzi come ne esistono in ogni classe di ogni scuola superiore di ogni paese europeo, asiatico o americano. L'unica differenza è che negli Stati Uniti lo studente grasso, quello che viene tormentato dai compagni e ignorato dalle ragazze va nell'armadio del nonno, oppure al negozio caccia e pesca dietro l'angolo e si procura ciò di cui ha bisogno. Fucili mitragliatori, pistole che aprono nel corpo un buco del diametro di 30 centimetri, esplosivo per confezionare bombe.

I giornali hanno scritto che la Trench Coat Mafia, l'associazione a cui appartenevano i due killer, aveva un sito web dove si spiegava come confezionare bombe in casa. Non c'è bisogno di nuove tecnologie: sui miei scaffali sta The Anarchist's Cookbook, che è un manuale degli anni Settanta, tornato di moda cinque anni fa, dove ci sono le istruzioni per mine fatte in casa, per trappole antiuomo rudimentali ma efficaci, ricette per confezionare la nitroglicerina. L'ho comprato da Barnes & Noble, la più grande catena di librerie americane. Se cerco un po' meglio, trovo anche lo US Army Survival Manual dell'esercito degli Stati Uniti, ripubblicato da innumerevoli case editrici "survivaliste", cioè vicine ai movimenti di fanatici che si addestrano nei boschi in previsione di una terza guerra mondiale o di un collasso del governo federale. Costava 7,98 dollari, 15.000 lire. In edicola, le riviste come Handguns oppure Guns & Ammo hanno più lettori di Playboy.

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La violenza è endemica, permanente, commercializzata, incoraggiata. Bill Clinton ha dato la colpa della sparatoria di Littleton alla violenza in televisione, come l'anno scorso aveva dato la colpa alle armi da fuoco "importate". L'ipocrisia è straordinaria: tutti sanno che è la disponibilità fisica di armi da fuoco (222 milioni nelle case americane) che rende la situazione incontrollabile. I videogiochi giapponesi sono più violenti di quelli americani ma i teenager di Tokyo che vogliono fare i bulli possono al massimo usare le mani nude per picchiare un compagno. Nel 1992, allo zenith dell'ondata di violenza che ha colpito gli Stati Uniti a partire daghli anni Settanta, ci furono 22.000 omicidi: cento volte più che in Giappone, venti volte più che in Italia.

Da quando Bill Clinton è in carica, le forze armate americane sono state impegnate in tutto il mondo: Afganistan, Haiti, Iraq, Jugoslavia, Somalia, Sudan e altri. Totale delle perdite in vite umane: 18 morti (i rangers a Mogadiscio nel fallito raid per catturare il generale Aidid). E' vero che si è trattato prevalentemente di bombardamenti aerei, cioè di un uso della forza concepito precisamente per evitare perdite tra i soldati, ma comunque impressiona il fatto che due ragazzini del Colorado provochino in una singola mattina perdite umane pari a quelle subite dalle forze armate in 6 anni e due mesi di attività militari sull'intero globo.

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Questo trend, va detto, non è nuovo: nella Guerra del Golfo, per la prima volta, il numero di morti provocati dal nemico (148) fu sostanzialmente uguale al numero di morti causati da incidenti (145). Nei sei mesi di conflitto con Saddam Hussein ci furono meno di 300 morti al fronte e circa 11.000 a casa. I centoquarantotto morti per mano irachena impallidirono in confronto ai circa 1500 omicidi avvenuti a New York nello stesso periodo. Arruolarsi nell'82° divisione paracadutisti, quella che tra qualche settimana si lancerà sul Kossovo, è molto meno rischioso che accettare un posto come insegnante di ginnastica in un liceo. Dave Sanders, morto mercoledì scorso dopo tre ore di agonia in un corrdoio della Columbine High School, non lo sapeva.

 

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