Caffe' Europa
Attualita'



Referendum, i commenti di vincitori e vinti

 

Bertinotti, Cossutta, D’Alema, Di Pietro, Marini, Segni con Tommaso Debenedetti

 

 

Credevano di avercela fatta, gli esponenti del Comitato per il Sì radunati nella loro sede di via Belsiana. Avevano cominciato a credere al successo anche I segretari dei Partiti pro-referendum, e nel corso della lunga diretta di RaiUno si erano sbilanciati in commenti, analisi, valutazioni. Prima cautamente, poi in modo sempre più netto, si erano convinti che l’Abacus avesse ragione. Del resto, come dubitare di quel ritmo veloce, di quel piglio asettico, rigoroso, professionale, con il quale Pagnoncelli, sperimentato ‘guru’ dei rilevamenti, comunicava i dati?

Poi, all'una e venticinque, l’improvviso, laconico, raggelante comunicato del Ministero degli Interni. Il colpo di scena piomba come nel più sofisticato degli effetti teatrali. L’Abacus ha sbagliato. Il quorum non é stato raggiunto. Il referendum é nullo.

"Sì, ero convinto dell’esattezza dei dati dell’Abacus, per questo l’amarezza é stata più grande", commenta, il giorno dopo, Mario Segni. Il leader referendario ha un soprassalto: "Io non credo, non crederò mai, che queste astensioni che hanno invalidato la consultazione siano il frutto della volontà di bloccare le riforme. Non é possibile. Sono convinto, piuttosto, che la colpa vada attribuita alla stanchezza degli italiani verso la vecchia politica. Purtroppo, hanno scelto il modo meno utile di esprimere questa scontentezza, questa disillusione. Da oggi, tutto é più difficile".

Il presidente del Consiglio Massimo D’Alema, che nei giorni scorsi si era apertamente schierato a favore del Sì, non nasconde il proprio rammarico. "Questo risultato non positivo segna , in qualche modo, una sconfitta per la democrazia". Poi, D’Alema lancia precise accuse: "Se il quorum non é stato raggiunto, la colpa é anche di alcuni esponenti del comitato promotore, che hanno esasperato I toni della polemica, e hanno fatto del referendum un terreno di scontro politico. Mi riferisco ad esempio- prosegue D’Alema, al senatore Di Pietro , che aveva affermato che con il voto sarebbero stati sconfitti I sostenitori del doppio turno, tra I quali lui stesso. Sono tesi che lasciano allibiti: suonava come un invito a non votare!"

"Non ho mai esasperato I toni- dice Di Pietro- e oggi dico che tutti, sia coloro che hanno sostenuto il Sì, sia coloro che volevano il No, sia coloro che hanno invitato all’astensione, debbano ora collaborare insieme al servizio delle riforme!".

Nel fronte del No, il clima é euforico. A Piazza Montecitorio, dove mestamente gli anti-referendari avevano eletto, nella hall dall’Hotel Nazionale, il loro quartier generale, sicuri (dati Abacus alla mano), di non avercela fatta, il colpo di scena dell’una e venticinque ha scatenato incredulità e grida di gioia. Non era stata nemmeno comperata una bottiglia di spumante per brindare: Bertinotti e Cossutta –per una volta in piena armonia!- hanno provveduto giungendo verso l’1,40 accompagnati da un buon numero di bottiglie di vino rosso. "E’ Lambrusco delle terre di Prodi!", ha sogghignato Cossutta, maligno.

Il segretario dei Popolari Franco Marini si dichiara, adesso, felice: "La valanga che avrebbe travolto il fronte del No, auspicata da Veltroni, non c’é stata. Sono invece stati sconfitti partiti che hanno il 70 per cento in Parlamento!". Marini non lo dice, ma sa bene che la sconfitta del referendum rilancia il peso del Ppi nella prossima elezione del Capo dello Stato. Fausto Bertinotti ha ritrovato la sua ‘verve’ polemica delle grandi occasioni: "E’ la sconfitta della classe dirigente di questo Paese-commenta il segretario di Prc-e chi puntava all’americanizzazione della nostra vita politica é stato clamorosamente battuto. E adesso , per fortuna, si é chiusa per sempre la stagione del referendum e della Bicamerale".

Cosa succederà, ora? Veltroni non vuol cedere al pessimismo: "Le riforme vanno fatte. Sarebbe folle non tener conto di quei votanti, ben il 91 per cento, che si sono pronunciati, con straordinaria compattezza, per il Sì". Dal fronte del No , il verde Paissan afferma:"Sì, certo, le riforme si faranno, ma quelle utili, come la riforma dell’elezione del Presidente della Repubblica, mentre si accantonerà l’idea della legge elettorale". Per parte sua, Massimo D’Alema é categorico:"Le riforme non sono affatto bloccate. Certo, adesso sarà tutto più difficile ma, personalmente, le difficoltà mi appassionano. Non dimentichiamo che questo governo continua ad avere nelle riforme una delle sue essenziali ragioni di esistenza!"

 

 


homearchivio sezionearchivio
Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier |Reset Online |Libri |Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media |Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo