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Emozioni e benessere/Il riso abbonda sulla bocca dei longevi

 

Andrea Begnini

 

Partendo dalla considerazione che vivere e’ qualcosa di più complesso che sopravvivere, la scienza medica moderna si sta muovendo, recentemente con grande rapidita’, da un’impostazione esclusivamente prescrittiva di medicine e terapie per curare i sintomi delle malattie verso una serie di valutazioni che tengono conto anche dell’aspetto psicologico e morale del paziente. I parametri di riferimento della salute fisica delle persone e tutte le sintomatologie derivate dallo stress, da quelle più banali come il mal di testa a quelle più serie come ulcere, infarti e tumori, vengono analizzate prendendo sempre più in considerazione l’unitarietà del corpo umano e la diretta influenza delle emozioni positive e negative sull’organismo. Si moltiplicano gli studi scientifici sugli stati d’animo; è dimostrato per esempio come il buon umore condizioni in modo positivo la circolazione sanguigna e attivi la muscolatura. Ridere fa bene al cuore, ai polmoni e stimola nel cervello la produzione di alcune sostanze benefiche come le betaendorfine che aumentano la resistenza al dolore; al contrario trattenere rabbia ed emozioni abbassa il sistema immunitario.

Mario Farne’, docente di psicologia medica a Bologna, nel suo libro Guarire dal ridere (Bollati Boringhieri) e nelle sue ricerche che svolge ormai da anni, pone un’importante relazione tra le emozioni, in particolare la depressione, e l’abbassamento delle difese immunitarie; l’immunoglobulina A, sostanza presente nella saliva, nelle lacrime e nelle mucose nasali che costituisce una difesa contro gli agenti patogeni causa di infezioni alle vie respiratorie, aumenta con il buon umore e diminuisce in conseguenza di emozioni negative. Per quanto riguarda le malattie respiratorie questi risultati sono confermati da una serie di studi, come quello condotto in Inghilterra presso il Laboratorio di ricerca sull’influenza, che ha messo in luce come, nel gruppo di influenzati presi in esame, la percentuale di quelli affetti anche da forti disturbi respiratori salga dal 27 per cento al 48 per cento in quelle persone soggette anche a un elevato livello di stress. Difese immunitarie abbassate sono la conseguenza anche di un eccessivo autocontrollo delle emozioni, come ha cercato di dimostrare il professor Stanislaw Kasl dell’Università di Yale negli Stati Uniti; prendendo in esame i cadetti dell’Accademia militare di West Point ha scoperto che disciplina e autocontrollo esasperati provocano fino al 30 per cento in più di possibilità di ammalarsi. Il biochimico americano William Frey ha addiritura scoperto che le lacrime provocate da vere emozioni contengono molte più tossine di quelle suscitate per esempio dall’irritazione di una cipolla, e che quindi l’organismo attraverso il pianto elimina una buona dose di stress che, se trattenuto, potrebbe favorire l’insorgere di alcuni meccanismi psicosomatici come mal di testa oppure sfoghi sulla pelle.

Ma le emozioni sembra che influiscano anche sul cervello; in un articolo apparso su Panorama del 18 febbraio, sono riportate le ricerche dello psichiatra americano Kandel, di Giovanna Kiferle, presidente dell’Associazione di psicogenetica e di Antonio Malgaroli, neuroscienziato presso l’ospedale San Raffaele di Milano, concordanti sul fatto che quanto più forte e’ il vissuto emotivo di una persona tanto più facilmente e definitivamente e’ in grado di lasciare tracce e modificare il tessuto cerebrale, agendo come una vera e propria tempesta biochimica. Il buon umore è insomma un’importante meccanismo in grado di influire direttamente sulla salute e sulla longevità di una persona; si tratta di un modo di approcciare la vita che esclude l’eccessivo controllo delle emozioni ma anche gli scoppi violenti di rabbia, che gestisce con equilibrio i momenti negativi e sfrutta al meglio le esperienze positive che capitano. Agli inizi degli Anni Settanta il medico Patch Adams si presentava nelle corsie degli ospedali vestito da clown credendo per primo all’importanza del riso come terapia per i malati; oggi, a distanza di anni, che l’effetto benefico del buon umore è stato dimostrato, la clownterapia viene praticata nelle corsie di tanti ospedali soprattutto pediatrici, i bambini infatti sopportano meglio cure e accertamenti al punto da far diminuire del 20 per cento l’uso degli anestetici. In Italia la Regione Toscana e l’Ente Teatrale Italiano hanno dato il via a un progetto che vedrà per fine anno la formazione di sedici clown-dottori per l’ospedale pediatrico Mayer di Firenze. A Roma esiste una associazione di volontariato costituita da comici che prestano la loro opera organizzando spettacoli all’interno delle strutture sanitarie, si chiamano Medici della risata (per informazioni http://www.romacivica.net/riderevivere).

Se le emozioni hanno un impatto così dirompente sulla qualità e anche la quantità della vita, bisogna allora riconsiderare in modo meno drammatico quelli che sono da sempre considerati i piaceri tradizionali, dal sesso all’alcool, dal divertimento anche più ludico a una bella tazzina di caffe’; spesso la medicina tradizionale scandisce con aut-aut alimentari e comportamentali l’esistenza degli individui, veri e propri dictat che dividono in due precise categorie cio’ che fa bene e cio’ che fa male e trascurano l’importante influsso delle emozioni e dei sentimenti che, adeguatamente rivalutati, renderebbero piu’ difficile affermare che per esempio l’alcool fa genericamente male senza considerare gli importanti benefici che possono derivare dall’assunzione di un bicchiere di vino sul morale di un individuo e, dall’innalzamento di umore, poi indirettamente sulla circolazione sanguigna e in tutto il corpo. L’Arise, Associazione per la ricerca scientifica nel campo del divertimento (http://www.arise.org), denuncia come l’equazione "tutto cio’ che dona piacere fa male", così genericamente richiamata da quella che definisce la "medicina secolare", sia in realta’ un’ulteriore causa di stress per le persone che si trovano a dover scegliere in modo cosi’ drastico tra ascetismo e piacere. In uno studio condotto da Arise su quasi seimila persone in tutte le parti del mondo si rileva come oltre il 50 per cento degli intervistati dichiari come primaria fonte del proprio stress il lavoro, considerato eccessivo in quantita’ e troppo faticoso.

 

L’81 per cento degli stressati da lavoro trova beneficio in un momento di relax scherzando con i colleghi, il 68 per cento bevendo un caffe’, il 52 per cento più in generale un drink e il 27 per cento mangiando preferibilmente un pezzo di cioccolato o fumando una sigaretta. Arise insiste su questi dati per sottolineare come vino, caffe’, cioccolato e anche il fumo, quando consumati in modo regolato e intelligente, non vadano demonizzati ma considerati anche per il loro apporto di buon umore e per le piacevoli sensazioni che possono offrire. Un bicchiere di vino, una tazzina di caffe’ possono quindi abbassare la soglia di stress, regolarizzando il battito cardiaco, diminuendo il livello di adrenalina nel sangue, migliorando anche l’attività mentale. Un’esperimento condotto da Arise in un ospedale geriatrico ha messo in luce come una bottiglia di birra al giorno bevuta da una parte degli anziani presi in esame aumentasse il loro approccio positivo alla vita e li rendesse rispetto agli altri più reattivi agli stimoli per tutta la giornata. Vivere bene dunque e’ qualcosa in più che non essere malati e il buon umore, stimolato da sensazioni piacevoli, e’ un chiaro indicatore di longevità. La depressione stimola la produzione da parte dell’organismo di cortisolo, una delle cause dell’abbassamento del nostro sistema immunitario, mentre invece guardare un film divertente oppure ascoltare un buon pezzo musicale aumenta gli anticorpi e ci prolunga la vita.

 

Link

Medici della risata

Arise, Associazione per la ricerca scientifica nel campo del divertimento

 

 


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