I
lettori scrivono
Da: Lelio Semeraro <lelsemer@tin.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Giovedì, 21 settembre 2000 13:06
Oggetto: Memento!
Di non vederlo!
Ero alla mostra del cinema di Venezia e mi è capitato di assistere
alla proiezione del film Memento.
Non condivido per niente la vostra recensione. E' un film noir, che di
noir non ha nè l'atmosfera nè l'intelligenza. E' confusionario, la
sceneggiatura è povera, didascalica e ripetitiva. Pochi personaggi e
zero contenuto. Mette in soggezione lo spettatore per colpa di un
montaggio à retour, facile esercizio stilistico. Si sofferma sui
pettorali ben gonfiati del protagonista grazie al trucco dei tatuaggi
e non ha nessun spessore psicologico.
E' troppo comodo, inoltre, lasciare l'interpretazione alla povera
vittima che è lo spettatore, è un modo come un altro per non
impegnarsi nel tessere le fila di qualcosa che probabilmente non ha
nessun senso.
Ignoro le ragioni per cui è stato lasciato passare ad una rassegna
così seria e rimango stupito della vostra recensione.
Lelio Semeraro
Risponde Paola Casella:
Capisco il suo disappunto, espresso anche da altri spettatori dopo la
proiezione veneziana (ma molte erano le voci a favore): come ho
ripetuto nella mia recensione, il film, dal punto di vista tecnico e
narrativo, lascia spesso a desiderare. Ciò non toglie che sollevi
interrogativi importanti, e che lo faccia generando un impatto emotivo
piuttosto forte.
Preferisco un film imperfetto, capace però di evocare, anche solo
subliminalmente, alcuni fantasmi della nostra epoca, a un noir di
ottima fattura e ricco di atmosfera che però lascia il tempo che
trova e non concede spazio ad alcuna riflessione.
Trovo molto interessante il suo commento a proposito del fatto che la
costruzione narrativa di Memento metta lo spettatore in
soggezione: questo è un rischio che un regista dovrebbe stare attento
a non correre. E sono d'accordo con lei che far ricostruire la trama
agli spettatori richieda un notevole quoziente di pazienza di stamina
da parte del proprio pubblico.
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