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Ancora sul lettino con Berto

Lorella Giampietro

 

 

A venti anni dalla sua morte, l'Univerità di Padova, in collaborazione con la Regione Veneto e il Comune di Mogliano, ha promoso un convegno su Giuseppe Berto, autore de "Il male oscuro", tenutosi a Padova e a Mogliano il 23 e 24 ottobre, che si e' proposto di fare il punto sugli studi riguardanti l'autore e la sua opera, con l'intento di rivalutarne anche a livello critico l'originalità.

L'incontro segna anche la nascita di un "Archivio degli scrittori veneti"

che prende l'avvio con la donazione da parte della vedova dello scrittore, Emanuela Berto, del dattiloscritto originale de La gloria .

 

 

Secondo Massimo Fini, Giuseppe Berto è stato "uno degli scrittori più stroncati d'Italia"; di certo la sua vicenda umana e artistica è quantomeno singolare per le molte contraddizioni.

Occorre ricordare che, anche negli anni del suo più grande successo, la cittadella delle lettere lo relegò ai margini, reputandolo scrittore corrivo di romanzi di seconda scelta. Molte sono le cause dell'ostracismo del quale Berto è stato per troppo tempo oggetto, tra queste la prima è da riconoscersi nei suoi comportamenti anticonformisti, in quel "distacco e disprezzo nei confronti dell'ambiente intellettuale mondano, che gli sembrava fatto di convenzionalismi, di consorterie, anche di concessioni ai favori facili", come ha osservato una volta Giorgio Pullini. Emblematico a tale proposito lo scontro suicida che Massimo Fini non ha omesso di ricordare con un "capobastone" del calibro di Moravia. "Mi indigna lo strapotere di Moravia", sono parole di Berto, "che io credo sia dannoso per il paese".

Clamoroso fu l'episodio di cui Sergio Saviane ha riferito quasi in chiusura di convegno, alla vecchia libreria Einaudi di Via Veneto, nel maggio del 1962, quando durante una conferenza stampa, Berto attaccò duramente Moravia per aver fatto premiare, al Premio Internazionale degli Editori, un racconto a suo giudizio modesto di Dacia Maraini, e non si trattava di cosa da poco poiché il premio, oltre ad una grossa somma di denaro, garantiva la traduzione dell'opera in ben 32 lingue. La Maraini, riferisce Saviane, "scappò via piangendo". Moravia, continua Saviane, "era criticato da tutti ma non se ne poteva parlare".

La polemica ebbe lunghi strascichi, culminando in un processo per diffamazione intentato da Berto contro Dacia Maraini che lo aveva chiamato "stronzo".

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