Caffe' Europa
 
Editoriale

Il Papa della Tv finisce nella rete

Giancarlo Bosetti

 

 


Il Papa della Tv finisce nella rete

"Vi spiego Sua Santita' davanti al computer"

Cattolicesimo online


Il nuovo Areopago

"Il computer ha cambiato la mia vita". E' una notizia importante questa del Papa che si confessa user di un personal e di un indirizzo telematico. Una confessione che dobbiamo all'iniziativa del presidente della Luiss, Luigi Abete, nel modo che ci spiega lui stesso in una intervista ("E' arrivata l'era della solidarietà tecnologica") a Caffe' Europa, ma che va sicuramente molto al di la' della occasione pubblica e delle cortesie di circostanza. La storia del papato di Wojtyla mostra una traiettoria precisa in cui il rapporto con i mezzi di comunicazione ha seguito un tracciato sistematico. La professione di fede internettista non e' neppure una novita' assoluta. Gia' nel '96 in un discorso ufficiale sul tema della comunicazione aveva parlato delle possibilita' della rete come "nuovo aeropago", cioe' come una dimensione tecnica che indicava la possibilita', almeno allo stato virtuale, di creare le condizioni di una conversazione umana piu' democratica, in cui tutti potessero liberamente prendere la parola e interagire ad maiorem Dei gloriam. La dichiarazione giungeva a due anni, il gennaio del 1994, da un pesante attacco alla televisione (la tv generalista via etere finanziata dalla pubblicita', ovvero il broadcasting) accusata di intromettersi nella conversazione famigliare e di arrogarsi, per di piu' e per colpa dei genitori distratti, la funzione di "bambinaia elettronica". Come mai tanta acrimonia?

A braccetto con McLuhan

C'e' una ragione precisa. Fino alla fine degli anni Ottanta il Pontefice aveva utilizzato la televisione forse piu' di qualunque altro essere al mondo. Molto prima che Alberto Abruzzese santificasse lo Splendore della Tv e che Silvio Berlusconi immaginasse di trasferirsi dall'edilizia all'etere, Giovanni Paolo II aveva raccolto, con una rapidita' maggiore di Ted Turner, la profezia elettronica di McLuhan che vide nel broadcasting, dopo l'avvento dei satelliti (senza i quali non dimentichiamolo la televisione aveva una portata regionale), il mezzo capace di dare vita al "villaggio globale" e di trasportare il mezzo-messaggio istantaneamente in tutto il mondo. Che questo messaggio potesse essere, in primo luogo, quello evangelico, il Messaggio con la "m" maiuscola, lo stesso McLuhan l'aveva auspicato, da buon cattolico convertito e militante quale era.

L'intuizione passava dagli scritti del teorico canadese, in piena consapevolezza da parte di entrambi, ai fatti del capo della Chiesa cattolica. Con la diffusione planetaria della televisione accadevano alcuni fatti, pressocche' miracolosi: il portatore del Messaggio ecumenico diventava visibile contemporaneamente in tutto il mondo e le sue missioni di evangelizzazione entravano in tutte le case; la potenza spirituale della chiesa trovava nell'etere il mezzo per dispiegarsi a una velocita' mai prima immaginata; l'altra grande potenza ideologica, il comunismo, trovava invece nella rete dei satelliti che irradiavano l'etere i vettori di un messaggio mortuario. Il collasso dei sistemi autocratici era inevitabile, una volta che i confini non servissero piu' a fermare il trasporto delle immagini del mondo occidentale. Il lungo matrimonio della Chiesa con la televisione doveva durare fino al compimento di questo aspetto secolare della missione del Pontefice polacco. E cosi' e' stato.

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