L'unico dato indiscutibile, nel caso Ocalan, e' che si e' trasformato in un
pomo della discordia per le forze della maggioranza governativa. Regna
invece il piu' fitto mistero sul comportamento dei nostri servizi segreti:
stando alla versione ufficiale, non hanno fatto nulla anche quando dalla
Turchia e' arrivata la segnalazione che il capo del Pkk intendeva
probabilmente venire in Italia.
Sono questi i punti su cui insistono i titoli d'apertura dedicati alla
vicenda del leader curdo. "La Repubblica" e "il Giornale" si trovano una
volta tanto d'accordo nel puntare il dito sui servizi e nel parlare di
"giallo". Secondo "Il Messaggero", "Ocalan divide il governo". Piu'
specifico il "Corriere della Sera", per il quale la vicenda "divide D'Alema
e Dini" sulla questione dell'asilo politico. Anche "La Stampa" scrive di
"lite nel governo", mentre "l'Unita'" segnala lo "scontro su Diliberto"
causato dagli attacchi del Polo.
I commenti si differenziano a seconda dell'aspetto che scelgono di
sottolineare. Il fondo del "Corriere", scritto da Giovanni Sartori, fustiga
il "buonismo" della sinistra al potere. Bisognava vietare l'ingresso a
Ocalan, sostiene il professore: accogliendolo, l'Italia si e' dimostrata
"il Paese europeo piu' fesso di tutti".
Concorda Mario Cervi, direttore del "Giornale": il governo, afferma, si e'
affidato allo "stellone d'Italia, senza capire che il capo del Pkk e' "una
mina vagante dal potenziale distruttivo immane". E' altrettanto severo, nel
fondo della "Stampa", Luigi La Spina, che evidenzia la spaccatura
dell'esecutivo e accusa il premier, Massimo D'Alema, di aver cercato di
deviare il caso sul piano giuridico, confondendo "la logica della politica
con quella della giustizia".
Se la prende soprattutto con i servizi segreti, sul "Messaggero", Giuseppe
Di Piazza: a suo parere il governo deve chiarire se ha fiducia nei loro
vertici, oppure preferisce cambiarli. E "la Repubblica", in un pezzo
anonimo, manifesta il timore che l'efficienza dei nostri 007 sia ancora
quella, assai scadente, dei tempi di Ustica.
Enzo Roggi, sull'"Unita', polemizza con Fausto Bertinotti, che si e' detto
orgoglioso di aver invitato Ocalan in Italia. In questo modo, scrive Roggi,
Rifondazione ha ridotto la causa curda "a propaganda e sfida", rompendo con
la tradizione di responsabilita' del comunismo italiano. Analoga la
valutazione di Guido Compagna, nel fondo del "Sole 24 Ore": al contrario di
Togliatti e Berlinguer, Bertinotti si comporta da "avventurista", privo di
"senso dello Stato".
Proprio "Il Sole 24 Ore" e' l'unico quotidiano il cui titolo principale
riguarda altri argomenti, per la precisione l'ascesa dei listini azionari:
"Borse, Toro europeo. Milano guida i rialzi".
Sempre in campo economico, Ugo Piccione, nel fondo del "Messaggero",
esprime la preoccupazione che la moneta unica europea nasca sopravvalutata
rispetto al dollaro, con ricadute negative per i paesi dell'Ue.
Bernardo Valli, su "Repubblica", commenta invece la visita in Giappone del
presidente cinese Jang Zemin. A suo parere Pechino si e' dimostrata un
prezioso baluardo contro il contagio della crisi economica asiatica, ma per
reggere ha bisogno di investimenti, in particolare del sostegno finanziario
giapponese.
Rimanendo all'estero, troviamo commenti su due spinosi casi giudiziari.
Domenico Quirico, della "Stampa", interpreta l'affare Pinochet come una
manifestazione di colonialismo, una brutale intrusione esterna nella storia
cilena. Stefano Cingolani, del "Corriere", racconta la vicenda del
terrorista tedesco Hans-Joachim Klein, che si e' consegnato alla giustizia
francese: Bonn, riferisce, ci va piano nel chiederne l'estradizione,
perche' teme rivelazioni sui suoi rapporti con esponenti governativi dal
passato estremista.
A proposito di rivelazioni, infuria la polemica dopo le accuse
dell'ispettore Filomena, indagato insieme a Forleo. Il sottosegretario
Antonio Bargone, dei Ds, e' stato chiamato in causa da An, poiche' si
sospetta che abbia contribuito, insieme alla magistratura di Lecce, ad
"aggiustare" un processo al crimine organizzato pugliese.
Intervistato dal "Corriere", lo stesso Bargone reagisce con forza,
affermando che Forleo e Filomena avevano creato nella polizia di Brindisi
un clan dedito alle peggiori illegalita'.
C'e' poi una svolta nelle indagini per l'uccisione del piccolo Mauro
Iavarone. E' stato arrestato un giovane nomade, Dennis Bogdan, ma pare ci
sia una testimone che lo scagioni.
Riguardo al delitto, Fulvio Abbate, sul "Messaggero", ipotizza che Mauro
sia stato vittima di una banda giovanile, un "branco che si e' dato regole
folli". Renato Farina, sul "Giornale", prende spunto dalla tragedia per
pubblicizzare un'iniziativa di volontariato a favore dell'infanzia
abbandonata.
Infine due notizie che mettono in luce l'abisso esistente tra ricchi e
poveri. Da una parte Gian Antonio Stella, sul "Corriere", ci informa che il
governo ha stanziato la ridicola cifra di 5 miliardi, per giunta
distribuiti a pioggia, in favore delle persone prive di mezzi e bisognose
di cure sanitarie costose. Dall'altra apprendiamo che il campione di sci
Alberto Tomba risulta nullatenente e avrebbe evaso il fisco per 23
miliardi.