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Viva la kakka (pagina 3)

Roberto D'Agostino

Se i bambini sono considerati come moschini, cosa dire dei navigatori di Internet? Digitare la parola "shit" nella rete mondiale è come svelare il lato fecale dell'esistenza. Centinaia e centinaia di pagine Web, una più puzzone dell'altra, si accavallano come scarabei stercorari. Una volta caduti nella rete, digitare è niente, il difficile è dimenticare ciò che si è digitato: "Shit-List", "Rap-Shit", "Virtual-Shit", "Funny-Shit", "Home of Weird Shit", "Corporate Shit", "Coprophilia Guide", "One Two Shit", eccetera. Tanto per capire la situazione "Merdenet", c'è una pagina che si chiede con tono severo "Zen: qual è il suono della cacca?". In Internet-Italia, fa rumore (intestinale) una paginetta intitolata "Perché non scorreggiamo tutti assieme?", fitta fitta di pura malevolenza pallonara: "Abbasso la Juve, e viva gli odori insani, il colore marrone, eccetera...".


Orso Tibetano

Se oggi dobbiamo incitrullirsi nel "mass-merda", allora vale la pena recuperare la provocazione di uno studioso inglese che ha pubblicato nel '97 da Harvard University Press "The Anatomy of Disgust". In bilico tra psicologia, antropologia, morale e scienza politica, William Ian Miller sostiene: è vero che la sbobba ribollente, nauseabonda, fetida della vita trabocca e ci contamina, ma da questo contatto deriviamo il senso di noi stessi. Il disgusto esercita su di noi anche un fascino insopprimibile, lo stesso che raduna capannelli di gente sul luogo di un incidente o tiene inchiodati a un film sanguinolento. Miller nota che nell'esprimere schifo pronunciamo a tutto spiano giudizi morali: "Questo mi fa vomitare", "mi dai la nausea", "che roba schifosa". Quindi osserva Miller: "Il disgusto è il sentimento morale che fa il lavoro della disapprovazione per i vizi dell'ipocrisia, crudeltà, tradimento, untuosità".

A questo punto, sia resa lode alla massima icona del pessino gusto, il travestito Divine. Che è entrato nella storia del cinema più "disgustoso" nel 1972, interpretando da par suo una divoratrice di cacca canina in "Pink Famingos" di John Waters. E già che ci siamo, magari rivalutare anche il "fecismo" cinematografaro italiano, regola paleo-trash del corpo sciolto anni '70-'8O, dove "evacuavano" ariosamente Alvaro "Pierino" Vitale, il compianto Bombolo, l'incredibile "trombettiere" Giorgio Bracardi, Thomas Milian in "Monnezza". Ne "Il figlio dello sceicco" di Bruno Corbucci, Monnezza-Milian disturba così un marocchino durante la fatidica seduta: "Abdullì-Abdullà non rompe' il ca... e pensa a cagà". Ancora oggi fa reazione la battuta di un grande umorista come Marcello Marchesi: "Nuovi giochi per fanciulli poveri: incipriate una merda. Sembrerà un paesino di montagna sotto la neve".


Panda

E che dire di questo surreale dialoghetto firmato Ennio Flaiano.

A: Sinceramente, le piace la merda?

B: Ogni tanto, per cambiare.

A: Errore. Bisogna mangiarla sempre. Ogni tanto, disgusta.

C: Venite, la merda è in tavola.

Visto l'andazzo, prendiamo anche un antico spezzone di "Alto Gradimento", riproposto in questi giorni su Radio-due dal quartetto Arbore-Boncompagni-Bracardi-Marenco. C'è Verzo, l'epigono del Sessantotto, studente del liceo Amerigo Vespucci, che fa parte del C.E.S.S.O. (Comitato Esecutivo Scolastico Sporadico Odierno), in perpetua contrapposizione col C.A.C.C.A. (Comitato Autogestito Controrivoluzionario Cavolate Autorizzate).


Porcellino d'india

Rispetto all'attuale "merdomania", Verzo era volgarmente stimolante, divertente, allora nuovo: le sue tiritere non erano gratuite né goliardiche ma colpivano comicamente i bersagli, partecipavano della Grande Sbornia ideologica dei Settanta e poi della decadenza autoparodistica di quella trasgressione politica.

Ecco perché siamo spinti a visitare il Museo di Randers, in Danimarca, che pochi giorni fa ha pagato 25O mila corone, in lire oltre 65 milioni, per una "merda d'artista" realizzata 37 anni fa dal pittore italiano Piero Manzoni, anziché raggiungere il museo delle "Merde pure" installato recentemente a Los Angeles. Anche perché aspettiamo con ansia l'invenzione di uno strumento molto adatto di questi tempi: il "servo-sterco".

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