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Fenomenologia del cybercafone

Gianni Franchini

 

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Il Supercafone è entrato in Internet. Lo aveva preannunciato Carlo Verdone facendo dire al suo Gallo Cedrone a una ragazza di passaggio: "C’hai un bel sito. Te c’hanno mai cliccato sopra?".

Battuta lungimirante: dalla Rete per pochi alla Rete di tutti, era inevitabile che anche attraverso i cavi telefonici e i modem, i bit rivelassero tendenze, gerghi e comportamenti. Ed era inevitabile che, collegamento dopo collegamento, una marea di nuovi utenti finisse per travolgere quello che era rimasto della famosa "netiquette", ovvero il galateo di Internet per un uso discreto, non invasivo, e soprattutto rispettoso degli utenti.

Nella Rete del 2000 il cybercafone si aggira con lo stesso atteggiamento che mantiene nei bar, nelle discoteche, o nelle sale d’aspetto: l’ostentazione di sè e la totale mancanza di rispetto per il prossimo. Da qualche tempo però sono venute alla ribalta alcune tipologie di cafonismo specificamente telematico.

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Il cybercafone cultore della propria immagine, ad esempio, non invia una semplice e-mail per comunicare con un altro utente: deve usare un attachment, cioè un allegato alla e-mail, preferibilmente in formato Word, in modo che possa scrivere sulla sua multimediale carta intestata, su cui ha avuto tempo e modo di inserire link ipertestuali, loghi grafici a scomparsa, pupazzetti semoventi. Il tutto per poi chiedere: "Come va?", fregandosene del fatto che in Rete il francobollo dell’e-mail lo paga anche chi riceve, con i suoi tempi di scarico posta.

Il massimo della frequenza di questi messaggi coincide poi con il periodo natalizio: una marea di Babbinatali, Gesubambini, Auguriestelline, in formati multimediali dal peso di un tir con rimorchio, navigano rallentando la velocità della Rete all’interno di allegati e-mail pronti per essere visualizzati sui monitor degli ignari destinatari.

Un’altra figura che nelle ultime elezioni europee ha imperversato è quella del cybercafone candidato: lungi dal chiedere il consenso preventivo dell’utente con l’iscrizione di quest’ultimo all’apposita mailing-list, il politico di turno trova un esperto che accetta di inondare la Rete di messaggi e-mail di propaganda, con in testa l'indirizzo del sito (sito appositamente aperto per il periodo delle elezioni) e annesso slogan di partito. Il bello è che se si prova a rispondere, il messaggio torna indietro con la seguente motivazione: "Il server remoto ha rifiutato l’indirizzo", lo stesso usato per invadere l'altrui casella e-mail.

Sul Web, l’ultima moda in fatto di marketing scorretto fino al cafonismo è il neonato "Banner di errore". Siamo in un motore di ricerca: digitiamo la nostra parola chiave e aspettiamo che sul monitor compaia la pagina con i primi siti inerenti la nostra richiesta. Sorpresa: prima della lista dei siti compare un messaggio che, con lo stile e la forma grafica del sistema operativo Windows, annuncia: "Errore di navigazione". Sotto ci sono i due pulsanti: "Riprova" e "Annulla".

L’utente è indotto a credere che il problema riguardi il suo computer, per cui, preoccupato, clicca su "Riprova". Sbagliato: il messaggio civetta era in realtà un banner pubblicitario e l'utente si ritrova su un bel sito che nulla "c’azzecca" con la sua ricerca. E se avesse cliccato su "Annulla"? Niente paura: il risultato sarebbe stato lo stesso. Come vogliamo chiamare l’autore di quest’ultima forma di marketing aggressivo? Cybercafone sleale?

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Se poi lasciamo il Web per addentrarci su Usenet, residenza di oltre 45 mila gruppi di discussione, ci accorgiamo che la netiquette è ormai un caro ricordo. Impazzano lo spamming (avete presente i volantini pubblicitari che affollano le vostre cassette della posta?) e le forme più spregiudicate di marketing, tali da individuare la sinistra figura del cybercafone manager. Costui è un tipo dalle idee davvero brillanti: per lui è d’obbligo aprire un sito, preferibilmente porno, e tempestare di messaggi tutti i newsgroup un paio di volte al giorno. La sua specialità è quella di predisporre il proprio sito in modo che se l’utente, una volta agganciato, dovesse decidere di andare via, gli si apriranno altre finestre a ripetizione, dandogli l’impressione di essere caduto in trappola.

Per non parlare delle catene di Sant’Antonio, velocemente traslocate dalla cassetta della lettere ai newsgroup: "Ramsus Lino è un ragazzo danese che ha incassato la bella cifra di 14 miliardi e quattrocento milioni, inviando solo 7 e-mail ad altrettanti utenti. Anche tu puoi farlo se invierai 7 e-mail ai tuoi amici e loro faranno lo stesso…". Gli adepti arruolati non si contano.

Ecco dunque il cybercafone macabro: "Tizio è un bambino di 9 anni e sta morendo di cancro. Prima di morire vuole entrare nel Guinnes dei primati per il maggior numero di cartoline ricevute. Inviagli un messaggio a…". Oppure il cybercafone invadente, che invia lo stesso messaggio a più gruppi di discussione contemporaneamente, il vietatissimo "crosspost", sia per far conoscere il suo parere a più utenti possibile, sia per farsi pubblicità. Il fatto che partecipi a gruppi che esulano completamente dall’argomento del suo messaggio non costituisce deterrente alcuno.

 

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