Con la caduta del
Muro di Berlino, tra le molte ragioni di sollievo e di speranza che si potevano
raccogliere negli Stati Uniti alla fine del 1989, cera anche una conseguenza che al
momento forse non appariva chiara: cambiavano i rapporti tra quel paese e lEuropa
occidentale, si accorciavano le distanze, cadevano delle diffidenze di lunga data, si
intavolavano discorsi nuovi che avrebbero reso piu interdipendenti le culture
politiche.
Tra due settimane si riuniranno a Firenze i leader del centrosinistra
su scala internazionale; nonostante le forti differenze che rimangono, il titolare della
Casa Bianca partecipera a un incontro che non riunisce i capi di governo in quanto
tali, nella loro veste istituzionale, come accade per il G7, ma che è basato su
un'affinita politica, sulla comune ricerca di una "nuova via" per
combinare sviluppo economico, giustizia sociale, governo degli squilibri mondiali.
Con il Muro in piedi sarebbe stato del tutto impensabile. Ancora
piu impensabile che il presidente degli Stati Uniti partecipasse a un seminario
politico con un premier che ha guidato il maggior partito della sinistra italiana. Fino ad
allora i rappresentanti del Pci che avevano avuto incontri "culturali" con gli
ambienti accademici erano mosche rare (ed aveva aperto la strada Giorgio Napolitano).
Con la svolta della Bolognina, con lannuncio di Occhetto che il
Pci avrebbe abbandonato la parola e il concetto di "comunismo", si apriva una
situazione completamente nuova. Chi vi scrive passo quelle settimane nelle
universita americane, a Princeton, Yale, Cambridge, New York, trovandosi circondato
da una grande simpatia e da un interesse davvero caloroso e sorprendente, da parte non di
alcuni intellettuali radicali e marxisti (che certo non mancavano anche da quelle parti e
che erano piuttosto in ombra), ma da parte delle figure piu significative della
cultura "liberal": Amartya Sen, Albert Hirschmann, Michael Walzer, Robert Dahl,
Irving Howe, con il loro seguito di associazioni, riviste, scuole, salotti.

Nellinverno dell89 furono momenti di grande passione. Il
cambiamento coinvolgeva la vita di milioni di persone, era una fase liberatoria da vincoli
che sembravano eterni. Si infrangevano cuori. Non era facile mantenere una visione lucida
e prevedere gli sviluppi, anche i peggiori, che sarebbero venuti fuori da quegli
entusiasmi. E anche noi, della sinistra italiana, non riuscimmo a cogliere fino in fondo
le opportunita che si aprivano di un dialogo con la politica e la cultura americana.
Eppure il terreno era favorevole. Lo aveva preparato Lewis Coser, un
intellettuale molto noto e influente, tra le figure di spicco di "Dissent", con
un articolo sulla fine del comunismo. Il numero della rivista, che usciva proprio allora,
portava in testa il suo pezzo, in cui si parlava in verita, piu precisamente,
di fine dello "stalinismo". Coser usava questo concetto, in un modo che in
Europa sarebbe apparso forse improprio, per indicare la forma che il comunismo aveva preso
nella seconda parte del secolo.
Sintetizzando la storia del movimento cominciato con la Rivoluzione
dOttobre, lautore parlava degli sviluppi che gli aveva impresso la guida di
Stalin come di un fenomeno che, per la prima volta nella storia del mondo, aveva assunto
caratteri di globalita totale ed esaustiva, e che proprio dopo la fine della Seconda
guerra mondiale aveva raggiunto tutti gli angoli del pianeta, come non era accaduto prima
neppure per le grandi religioni.
Mosca era diventata con Stalin, e con i suoi successori, la capitale
assoluta e indiscutibile di un impero politico-culturale che aveva sue dépendances
ovunque sulla terra. Lespansione si era completata anche negli piu recenti.
Nessuna cultura e nessuna forma economica aveva resistito alla infiltrazione di almeno una
minoranza "stalinista".
Con il crollo, ormai imminente, del sistema sovietico, Lewis Coser
vedeva avvicinarsi la fine del fenomeno globale che aveva occupato tanta parte del secolo.
Nel tracciare la mappa della sinistra socialista nel mondo e in Europa, lautore non
dimenticava naturalmente di rimarcare le differenze tra il socialismo europeo ed il
comunismo di osservanza sovietica. Ma aggiungeva delle osservazioni sulla
particolarita della situazione italiana: anche qui il comunismo era stato
ortodossamente stalinista, ma aveva intrapreso una lenta marcia di differenziazione
rispetto alla matrice, spingendosi a una distanza sufficiente da questa, attraverso una
pratica democratica, al punto che quello che tuttora si chiamava, nellautunno del
1989, Partito comunista italiano era pero assimilabile, con un po di
generosita, agli altri grandi partiti del socialismo europeo.

La iniziativa di Occhetto avrebbe percio trovato unottima
accoglienza tra molti intellettuali che la ritenevano del tutto logica in base alle
premesse descritte da Coser. E in effetti la stampa americana riconobbe ampiamente ed
esplicitamente i meriti del fondatore del Pds.
Che su "Dissent" si parlasse di "stalinismo" come
forma globale, imperiale, del comunismo aveva una spiegazione anche nel fatto che buona
parte della cultura "left-liberal", specialmente negli ambienti ebrei-americani,
aveva alle spalle una gioventu segnata da simpatie trotzkiste.
Nessuno piu invocava quella eredita come qualcosa di ancora
spendibile, tanto meno lo faceva Irving Howe, che aveva fondato "Dissent" negli
anni Cinquanta per opporsi allondata maccartista, alle delazioni contro comunisti
veri e presunti. Tuttavia, durante uno dei nostri incontri, riconobbe che lessere
stati, da giovani, trotzkisti anziche stalinisti, per lo meno aveva addestrato alla
capacita e al coraggio di fare la minoranza e di resistere contro le pressioni di
una maggioranza schiacciante.
Nessuno poteva essere descritto come piu americano di Irving
Howe, ebreo newyorkese, critico letterario di grande autorevolezza, uomo di successo
nellestablishment intellettuale.
Eppure proprio lui aveva un risvolto europeizzante: era anche il
rappresentante di una corrente politica, i Democratic Socialists of America,
fondata dal piu noto dei socialisti americani, Michael Harrington, che pure
inviavano un loro rappresentante ai congressi dellInternazionale socialista. A
quellepoca era lui, non certo la Casa Bianca di Reagan o di Bush, che teneva i
rapporti con il leader dei laburisti inglesi, Neil Kinnock, di cui era anche personalmente
amico.
QuellAtlantico, che Howe non dimenticava essere "molto
largo", aveva dei ponti culturali che non si erano mai interrotti anche in un campo
cosi difficile per "il paese dove non cè il socialismo" che sono
gli Stati Uniti.
La cultura americana mandava segnali in controtendenza rispetto al
riflusso neoliberale. E non erano poi ispirazioni cosi elitarie, quelle di
"Dissent", di Howe, di Michael Walzer, se soltanto tre anni dopo, nel 1992, Bill
Clinton avrebbe vinto le elezioni con un programma pieno di ambizioni sociali e portandosi
al governo un "dissenter" come Robert Reich e una squadra di economisti amici e
allievi di John Kenneth Galbraith e di Albert Hirschman.
Ma non cerano le condizioni perche la sinistra italiana,
intrappolata nella gestazione tormentosa di una sua nuova forma, anticipasse un confronto
con gli Stati Uniti che non fosse basato sulla pura legittimazione degli ex-comunisti e
cercasse invece dei piu sostanziosi collegamenti.
Il tentativo di combinare, in un programma, le ragioni della
socialita con quelle della competizione economica, difficile e spesso impossibile
per lo stesso Clinton, trovatosi poi con un Congresso allopposizione, poteva
spingere gia allora la sinistra europea ad aprire un tavolo di discussione con il
Partito democratico americano. Ma riusci a farlo soltanto il Partito laburista,
prima con Kinnock, poi con Smith ed infine, con successo, Tony Blair.
Mentre Amartya Sen, poi coronato con il Nobel per leconomia,
ammoniva che la ventata neoliberale non era invincibile e mentre Hirschman contrastava
lidea che con il comunismo si dovesse gettare ogni progetto di natura sociale, in
Europa la prevalenza della destra doveva durare ancora qualche anno. In Italia sappiamo
come sono andate le cose.
La sinistra è rimasta piegata sulle sue ferite piu di quanto
sarebbe stato utile. La svolta dell89 era una chiave che poteva aprire il dialogo e
favorire intese tra sinistra italiana e democratici americani con alcuni anni di anticipo
rispetto alla guerra del Kosovo. Ed era una chiave buona, perche autentica era la
gratitudine verso un pezzo di comunismo che, con la sua storia anomala, aveva dato una
mano non la piu grande, ma laveva data ad abbattere lo
stalinismo. Il quale, come sosteneva il democratic socialist Howe, era una delle
ragioni, non lultima, per cui il socialismo era stato sradicato dagli Stati Uniti.