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Elettori di Emma, buone intenzioni, brutto affare

Giancarlo Bosetti



Giancarlo BosettiGli elettori che hanno votato la lista Bonino non li capisco. O meglio li capisco ma non li approvo. I sondaggisti insistono: e’ gente istruita, bene informata, giovane, ceti alti, soprattutto delle citta’, e poi soprattutto del Nord, dove si leggono piu’ giornali. Sara’, ma continuo a non approvarli. Gli analisti piu’ sofisticati insistono e anche gli avversari piu’ educati, dai Ds ad An, ammettono: e’ un voto che esprime disagio verso la politica. Ora, codesto disagio per le alchimie della politica italiana ce l’abbiamo addosso tutti, ma io quegli elettori continuo a volerli criticare. Nessun disprezzo per la signora Bonino che conduce da un quarto di secolo coerenti battaglie radicali. Non le condivido tutte, specialmente gli eccessi referendari di qualche tornata andata per altro male (non l’ultima, persa di un soffio, e sostanziosa), ma il curriculum e’ encomiabile, specie se paragonato a quello di alcuni uomini decisivi della maggioranza attualmente in carica e di alcuni esponenti dell’opposizione, che sono passati in pochi anni da mezza dozzina di sigle. E nessun disprezzo per il marketing politico. E’ una disciplina in crescita. Berlusconi tiene cattedra da molti anni, la sinistra farebbe bene a studiare un po’ di piu’. Ha ragione chi ha detto, molti, che l‘operazione Bonino e’ stata studiata a tavolino, collaudata con il Quirinale e messa a regime con le europee. C’era uno spazio di mercato, come per i dentifrici e i corn-flakes? Ed ecco che qualcuno lo e’ andato studiatamente ad occupare. E che male c’e’? La politica non si prepara a tavolino? Dovremmo preferire gli improvvisatori? E poi perche’ prendersela con le tecniche pubblicitarie? Non sono parte della nostra vita moderna e civile a tutti gli effetti?

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Eppure quegli elettori continuano a non convincermi. Li disapprovo per nessuna di queste ragioni ma per un’altra: hanno dato il loro voto a una lista che si dichiara all’opposizione della maggioranza e all’opposizione dell’opposizione, ne’ con D’Alema (o Prodi o l’Ulivo 1 o l’Ulivo 2 o quale che sia la forma del centrosinistra presente e futuro) ne’ con Berlusconi (o il Polo o quel che sara’ del centrodestra), ne’ di qua ne’ di la’. Qualcuno dubita della equidistanza, ma prendiamola pure per buona. E’ un voto ambidestro, o se preferite ambisinistro. Una delega in bianco, totale: prima mi date la vostra scheda poi vi diro’ da che parte sto. Per chi sostiene, come i radicali, il bipolarismo, e’ una bella contraddizione. E per i votanti che accettano questo gioco e’ un tuffo, consentitemi, da anime ingenue al limite dell’autolesionismo: siccome detesto le alchimie della politica voto qualcuno che non sta ne’ a destra ne’ a sinistra, cioe’ al centro, e mi tuffo con gioia in quella che una volta era la grande palude centrista, ovvero nella cloaca massima di tutte le alchimie trasformiste. E infatti ora che succedera’? che inizia il balletto per la cattura, a destra o a sinistra, del patrimonio elettorale della Bonino. E gli elettori fiduciosi staranno a guardare che fine fanno i loro voti: aiuteranno Berlusconi o D’Alema? il centrodestra o il centrosinistra? (Perche’ sia chiaro: al governo ci sara’ o l’una o l’altra parte). Dove finiranno, insomma? Mistero. Anzi, diciamo meglio: vedremo.

Ma non era proprio questo "vedremo" (prima il voto, poi si decidera’ quale governo appoggiare) la madre di tutti i guai della prima repubblica? Ecco perche’ non approvo quegli elettori: andarono per ballare e furono ballati. Saranno ballati. Comunque vada. Buone intenzioni, ma brutto affare. Altro che seconda repubblica.


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