Lettori
e voglia di spiegazioni
Ah, la durezza dei fatti, quanto male fa! E quanta fatica facciamo ad
accettarla! Si capisce dalla immediata, scatenata passione con cui tutti noi cerchiamo
istintivamente di elaborarli, di approfondirli con altre notizie, di trovarne le ragioni,
di circondarli di teorie, in una parola di spiegarli, perche spiegandoli bene
possiamo continuare a sperare di trovare rimedi, soluzioni, ragioni di speranza. Che si
tratti di pulizie etniche o di terrorismo, del calvario dei kosovari e della guerra oppure
dellassassinio di un intelligente tessitore di politiche del lavoro, si manifesta un
fortissimo desiderio di sapere. Non ho mai visto bene questo fenomeno, pure cosi
umano e cosi trasparente, come dal retrobottega di questa rivista elettronica. Dalle
redazioni dei giornali di carta, che pure si stanno occupando di guerra e di terrorismo
con grande impegno sia nella cronaca che nella discussione culturale e politica, neppure
con i piu sofisticati strumenti demoscopici si potra mai sapere esattamente
che cosa la gente legge. Qui invece, nonostante "Caffe Europa" sia una
rivista nata da pochi mesi e ancora poco conosciuta, succede che, gia dalle prossime
ore, sapro quante persone avranno letto queste righe, quante avranno letto il
dispositivo dellincriminazione di Milosevic, quante avranno faticosamente affrontato
il documento integrale delle Br che rivendicano luccisione di Massimo DAntona
o interrogato gli esperti che avanzano ipotesi sul delitto. Non so se un giorno, quando
quotidiani e riviste on line saranno oggetti di consumo corrente, ci sara qualche
forma di garanzia (della privacy? dei diritti individuali o sindacali?) per impedire che
circolino i dati analitici sulla lettura in un modo che quantifichi al millesimo il numero
di occhi che si e posato su un pezzo e ne ha trascurato un altro. Quel giorno i
venticinque indistinti lettori del Manzoni diventeranno una cifra indiscutibile su un
tabulato.
Il male fa notizia
Per ora abbiamo la conferma matematica che "il male fa
notizia", implacabilmente piu del bene. La discussione sulla guerra provoca su
Caffe Europa piu contatti (le pagine aperte sono passate con la guerra da
cinquemila a dodicimila al giorno) di qualunque discussione letteraria, politica,
artistica, per quanto avvincente, e lanalisi di questultimo crimine delle Br,
cosi carico di interrogativi, spinge i lettori a cercare elementi che spieghino
anche quello che nessuno riesce ancora a spiegare. E vero che linformazione
e anche intrattenimento e che di questo, anche, vivono i giornali. Ma in momenti
come lattuale il bisogno di informazioni sul "male" diventa vitale,
primario.
Ci sono i consolatori
A proposito di durezza dei fatti, mai come in queste circostanze
e evidente che la difficolta di accettare i grovigli malefici che la cronaca
ci mette davanti e il disagio di convivere con problemi di difficilissima soluzione spinge
a cercar rifugio in spiegazioni che non spiegano ma che hanno, in fin dei conti, un valore
consolatorio. E un meccanismo che ha sempre fatto la fortuna delle dietrologie,
delle teorie cospiratorie, delle scuole del sospetto. Lo sanno bene molti abili
giornalisti, che sono amati dal pubblico anche per questa loro capacita
"terapeutica". Due esempi: gli articoli di Indro Montanelli sul Corriere e di
Renato Farina sul Giornale di venerdi 28 maggio.
Montanelli e Farina
Il primo racconta il suo colloquio, alla fine del processo di
Norimberga contro i criminali nazisti, con lavvocato Schlabrendorf, un perseguitato
dal regime che fu incaricato di sostenere la loro difesa. Questi disse a Montanelli:
"Fatto dai tedeschi, questo processo avrebbe potuto avere un grande significato di
giustizia. Fatto dai vincitori, sara soltanto un atto di vendetta che esentera
il popolo tedesco dallesame di coscienza sui crimini del nazismo". Eh
gia, sarebbe stato molto meglio! La rievocazione serve allautore per
introdurre la tesi che lAja avrebbe dovuto aspettare, per lincriminazione, che
facesse il suo corso lestremo tentativo russo di mediazione e che un Milosevic
giudicato dal suo popolo sarebbe preferibile al vederlo trascinato come preda bellica
davanti alla Corte dellAja. Piu ispido e radicale, Renato Farina spinge la sua
recriminazione per la decisione della Procura dellAja fino a denunciare una
"giustizia a orologeria" (allusione a Mani Pulite) al servizio della Nato:
"Sono i vincitori a spiegare chi sono i buoni e i cattivi nelle guerre
"
con quel che segue. Farina vorrebbe incriminare gli incriminatori, si appella a una corte
piu alta di quella dellAja, la corte della coscienza, e invoca, a fin di pace,
una immunita temporanea per Milosevic e compagni. "Poi sara il suo popolo
a regolare i conti".
Le ragioni di Louise Arbour
La durezza dei fatti, di cui dicevamo, e con cui invece dobbiamo
misurarci consiste in questo: che il procuratore dellAja Louise Arbour e la sua
squadra di inquirenti ha raccolto nei confronti di Milosevic, presidente della Repubblica
federale jugoslava, Milutinovic, residente della Repubblica serba, Sainovic,
viceprimoministro federale, Ojdanic, capo delle forze armate, Stojiljkovic, ministro degli
interni serbo, una base documentaria sufficiente, e soltanto per i primi mesi del
99, a incriminarli per deportazioni, stragi, assassinii e persecuzioni, cioe
per crimini contro lumanita e per violazioni delle convenzioni di guerra. La
durezza dei fatti consiste in questo: che quegli elementi sono considerati sufficienti
ce qualcuno che ne dubita? a chiedere larresto del capo
dello stato jugoslavo e a congelare i suoi beni e che la tutela dello stato di diritto
richiede oggi che lo stato federale jugoslavo, e in particolare il ministro della
giustizia, provvedano a garantire che gli accusati si consegnino volontariamente oppure
vengano catturati e consegnati al tribunale dellAja. E consiste ancora nel fatto
che, se la Procura internazionale non avesse proceduto avrebbe tradito la fiducia di
coloro che hanno in lei una garanzia per la loro vita e la loro sicurezza. E sempre a
proposito di indigesta durezza dei fatti, il testo della dichiarazione della Arbour spiega
a chi argomenta in base a legittime preoccupazioni per la pace e le trattative che
"rifiutare" la incriminazione non sarebbe stato un atto meno carico di
conseguenze sulle stesse trattative.
Il capo e Milosevic
Lincriminazione questo il sottile e tagliente argomento
della procura non rende gli accusati meno affidabili della non incriminazione,
semplicemente rende esplicita la loro inaffidabilita. Che ha la durezza di un fatto,
al quale, credo, nessuno possa ragionevolmente obbiettare. In altri termini, si puo
speculare quanto si vuole sui tempi della decisione, sui suoi effetti nella dinamica
internazionale delle mediazioni, ma il problema rimane li, squadernato per quello
che e: Milosevic e il capo del governo federale jugoslavo e nessuno lo caccia
via pacificamente.
Se i popoli non decidono
I fatti. Schlabrendorf, lavvocato, chiamato in causa da
Montanelli aveva partecipato alla congiura di Stauffenberg e Goerdeler per far fuori
Hitler con una bomba. Purtroppo un gigantesco purtroppo quellattentato
falli. E, ancora purtroppo, nessuna iniziativa del popolo tedesco provvide a
giudicare sovranamente Hitler, talche ci vollero sbarchi, da Anzio alla Normandia e
molti morti. Storia nota di "ingerenze". Ah, se i popoli provvedessero da soli!
E se la Germania si fosse liberata di Hitler con un referendum, o uninsurrezione? E
se gli Italiani avessero cacciato Mussolini nel 1939? Quante cose sarebbero cambiate, non
credete? A Nettuno non ci sarebbe un cimitero americano. A Dresda non ci sarebbero tuttora
tante rovine. Ma non accadde. Ci volle l"ingerenza".
Lunico vantaggio che ora hanno i Serbi e che questa loro
pagina di storia, altrettanto tragica, non e ancora tutta nel passato. Ma siamo agli
sgoccioli. Il tempo e quasi scaduto.