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Recensione/Bossa nova


Paola Casella

Bossa Nova, Diretto da Bruno Barreto, scritto da Alexandre Machado e Fernanda Young, con Amy Irving, Antonio Fagundes, Alexandre Borges, Debora Bloch, Drica Moraes, Giovanna Antonelli, Rogerio Cardoso

Bossa nova è dedicato dal regista, il brasiliano Bruno Barreto, a Francois Truffaut (oltre che a Jobim, autore tra l'altro delle musiche del film). E in effetti in Bossa nova si respira un'aria simile a quella di certe commedie romantiche del regista francese, così come il protagonista charmant di Bossa nova, la star del cinema brasiliano Antonio Fagunedes, ricorda certi eroi romantici del cinema d'oltralpe.

Pedro Paulo, l'avvocato brasiliano interpretato da Fagundes, è un marito separato, non per sua volontà, che non ha smesso di credere nell'amore eterno. Quando però l'ex moglie (Debora Bloch) mette bene in chiaro che non vuole più avere niente a che fare con lui, complice anche un convivente cinese (Wan-Kim-Lau), Pedro Paulo comincia a guardarsi in giro e il suo sguardo incrocia la visione - "color Campari" - di un'insegnate di inglese, Mary Ann (Amy Irving) che, per sua fortuna, è vedova e in cerca d'amore, anche se ancora non se ne rende conto.

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La storia fra Pedro Paulo e Mary Ann ha tutta la leggerezza e la solarità di un amore nascente, e in più la delicatezza e il pudore dei sentimenti che può esserci fra due persone adulte alle quali l'amore ha riservato in passato dolore e sofferenza. Bellissima la scena in cui Pedro Paulo, in ascensore, prende letteralmente le misure a Mary Ann, valutando a spanne l'ampiezza (o meglio,la minutezza) delle sue spalle: un modo di conoscerla più intimamente senza scoprirla e senza scoprirsi.

Meno credibili le storie d'amore minori che si intrecciano a quella principale: quella fra il fratello di Pedro Paulo (Rogerio Cardoso) e un'insopportabile stagista (Giovanna Antonelli), quella fra una giovane sognatrice (Drica Moraes) e il suo principe azzurro nordamericano (Stephen Tobolowsky) "incontrato" su Internet.

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Sullo sfondo, una Rio de Janeiro che, a parte le pittoresche panoramiche sul Pan di Zucchero (a quanto pare, il segno del benessere a Rio è avere una finestra che guarda la baia), è molto più moderna e cosmopolita di quello che il resto del mondo si immagina: la sovrabbondanza di telefonini, walkman e pc è il modo di Barreto di farci apprezzare l'evoluzione della sua terra, che secondo il regista non va confusa con altri stati dell'America del Sud, come Colombia e Venezuela: "Loro hanno la salsa, noi la bossa nova", fa dire Barreto a Pedro Paulo, non senza una punta di malcelato disprezzo. Dal canto suo Mary Ann, pur orgogliosa delle sue radici yankee, ha scelto un modo di vivere diverso da quello statunitense, considerato troppo superficiale: "We say I love you like you say goodbye", spiega alla ragazza innamorata del compagno di mouse nordamericano.

Sullo sfondo anche le musiche di Jobim, più qualche ritmo più attuale, a ribadire ancora una volta che il Brasile non è isolato dal mondo, e non ci sono solo favela e menhino de rua, ma anche avvocati, uffici computerizzati, e ragazze che chattano sulla Rete con interlocutori di tutto il mondo.

Al centro, le performance di Antonio Fagundes, che riempie la scena con il suo fascino debonair, e Amy Irving, nella vita moglie di Bruno Barreto, che àncora la vicenda con la sua presenza tranquilla. Pedro Paulo e Mary Ann sono fatti l'uno per l'altra perché non cedono alla corruzione dei sentimenti, all'incalzare del progresso, a un mondo in cui "non serve più essere eleganti", preferendogli un mondo (incarnato dal padre di Pedro Paulo, che fa il sarto da generazioni) in cui "i tessuti dicono quale vestito vogliono diventare". La loro storia è credibile proprio perché nasce fra due persone mature che hanno ormai scoperto ciò che piace loro davvero e ciò per cui invece non hanno più pazienza ("penso che l'ambizione sia molto sopravvalutata", osserva ad esempio lei).

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Particolarmente delicato il tocco del regista che, ogni volta che può, risparmia al pubblico il dolore (o anche solo il disagio) di un distacco, di un addio. Questa sua volontà di sorvolare sulle indegnità della vita, sulle piccole infamie, sul degrado quotidiano lo accosta ancora una volta a Truffaut, che sapeva raccontare anche la fallibilità umana con tenerezza, senza compiacimenti.

Il sito ufficiale del film "Bossa Nova" (in inglese)
http://www.spe.sony.com/classics/
bossanova/index.html

In un' allegra cornice di cuoricini colorati, trama, immagini e biofilmografie dei protagonisti.

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