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Preview/Come te nessuno mai

Paola Casella

 


Come te nessuno mai, diretto da Gabriele Muccino, scritto da Gabriele e Silvio Muccino con Adele Tulli, interpretato da Silvio Muccino, Anna Galiena, Luca De Filippo, Enrico Silvestrin, Giuseppe Sanfelice di Montefiore

Fa ancora effetto, in Italia, trovarsi davanti ad un prodotto cinematografico di alta professionalita' firmato da un regista trentenne, anche se invece a Hollywood da un trentenne ci si aspetta gia' la perfezione tecnica, perche' li' a trent'anni  si e' gia' considerati ufficialmente adulti. Come te nessuno mai, opera seconda del trentaduenne Gabriele Muccino, e' un film che passerebbe gli standard professionali hollywoodiani: dalla regia al montaggio, dalla recitazione degli attori alla scelta degli ambienti e dei costumi fino alla colonna sonora, tutto e' di altissima qualita', tutto funziona, apparentemente senza sforzo, come succede quando, invece, si e' pensato molto prima di cominciare a girare.

Cio' che distingue Come te nessuno mai da un buon prodotto hollywoodiano e' tuttavia la sceneggiatura, molto piu' accurata e "stratificata" del copione medio d'oltreoceano. Cosi' il film di Muccino puo' vantare scene d'azione ed energia visiva all'americana ma anche dialoghi meglio strutturati e piu' convincenti di quelli di un prodotto yankee da box office.

Da dove spunta Gabriele Muccino? E come fa ad essere cosi' professionalmente preparato? In effetti Muccino e' comparso all'attenzione del pubblico cinematografico solo l'anno scorso ma è uscito con due film, uno dietro l'altro, che hanno immediatamente riscosso un buon successo di critica e di pubblico: il primo era Ecco fatto, che ha partecipato al Festival di Torino, il secondo e' questo Come te nessuno mai, che ha debuttato alla Mostra del cinema di Venezia nella sezione Cinema del presente (Barbera, che l'anno scorso era responsabile del Festival di Torino e ora dirige quello di Venezia, deve avere grande stima del giovane regista).

Ma di gavetta, Muccino ne ha fatta parecchia, con tigna e umilta', soprattutto alla televisione: dalla pubblicità (è sua ad esempio la nuova serie di spot contro l'Aids) alla fiction (25 puntate della soap opera Un posto al sole, ad esempio, con buona pace di chi crede che a girare "trash TV" ci si guasti la mano).

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Come te nessuno mai, per certi versi, un ritmo televisivo, ma e' quello dei music video piu' che quello del serial nostrano: la velocita', le inquadrature di sbieco, i tagli a singhiozzo, il montaggio che si avvale di transizioni bizzarre (a tendina, a collage, e cosi' via) devono molto anche alle tavole dei fumetti e agli storyboard pubblicitari.

Lunga premessa per venire a parlare del film vero e proprio: Come te nessuno mai e' una storia classica, l'educazione sentimentale di un ragazzino, il sedicenne Silvio, interpretato dal fratello minore del regista, (Silvio Muccino, appunto), alle prese con l'ansia della prima volta, le cotte per le compagne di scuola e i rapporti con gli amici e con i genitori. La sua vicenda si svolge nell'arco di una giornata, e si interseca con uno dei principali riti di passaggio dello studente liceale medio italiano (di scuola pubblica): l'occupazione, in questo caso quella del Mamiani di Roma.

La trama e' tanto semplice da apparire scontata. Ma va benissimo cosi', perche' è questo il "genere" scelto dal regista, un genere che ha le sue regole codificate, il suo spartito gia' scritto (non a caso ogni cinematografia nazionale ha un suo nome per definirlo -- ad esempio "coming of age story", in inglese -- e almeno un film per archiviarlo -- ad esempio "Gli anni in tasca" di Truffaut in Francia).

Quel che conta e' che il genere viene rinvigorito (se non proprio reinventato) da Muccino attraverso un dialogo onesto e credibile, realistico e contemporaneo, perche' il regista ha avuto la pensata geniale (o il semplice buon senso) di affidare la stesura del copione al fratellino che, insieme alla compagna di scuola Adele Tulli (figlia di Serena Dandini, per la cronaca), ha buttato giu' pensieri e sensazioni senza autocensurarsi, fornendo a Gabriele il canovaccio su cui costruire il personaggio di "adolescente non schermato" di Silvio, e le figure dei suoi compagni di liceo.

Ai dialoghi dei genitori di Silvio (Anna Galiena e Luca De Filippo, puntuali e generosi come sempre, anche in due ruoli un po' ingrati, come si conviene ad un film che fa dei ragazzini gli eroi e degli adulti la loro cassa di risonanza), cosi' come ai dialoghi del fratello maggiore di Silvio (il disc jokey della MTV Enrico Silvestrin, irriconoscibile nel ruolo dell'alter ego del regista), ha pensato invece Muccino senior, con la collaborazione degli interpreti.

Muccino junior ci butta subito all'interno del mondo dei teenager facendoci ascoltare a distanza ravvicinata (all'interno della camera da letto di Silvio) una conversazione fra il protagonista e il suo migliore amico Ponzi (lo strepitoso Giuseppe Sanfelice di Montefiore, un Sal Mineo contemporaneo, dotato di altrettanta capacita' di commuovere). Giusta anche l'idea di chiamare il miglior amico del protagonista con il solo cognome, esattamente come si fa al liceo.

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Il dialogo di apertura riguarda naturalmente la prima volta, e tiene testa a quello di Conoscenza carnale, anche perche', come quello che apre il film di Mike Nichols, e' lo specchio di una generazione: se negli anni Settanta i due studenti interpretati da Jack Nicholson e Art Garfunkel si preoccupavano di non "perderla con qualche animale" e poi procedevano a rovinare la vita di una "ragazza onesta", nei Novanta i due liceali di Come te nessuno mai (si noti la differenza fra i due titoli) dicono di volere la loro prima volta "molto porca", ma finiranno per innamorarsi della prima fidanzata.

Il film di Muccino deve molto ad Ovosodo e alle sceneggiature di Virzi', ma ricorda anche Tarantino nel livello di assorbimento e rielaborazione di tutta la cultura visiva multimediatica del nostro tempo. Cosi' la scena dell'occupazione non ha nulla da invidiare a una sequenza di un film d'azione americano, cosi' la spiegazione della struttura delle tribù giovanili e' fornita in forma di servizio giornalistico televisivo (il classico sondaggio sui "ggiovani", con le interviste per la strada, e lo sfondo "spontaneo" di skateboarder).

Come te nessuno mai contempla le schermate di Internet e le zoomate degli home video, gli episodi dei Ragazzi del muretto e quelli di Happy Days, Fragole e sangue e Ribelle senza causa, oltre ai gia' citati music video (Alex Britti in testa) e spot televisivi. Ci sono persino i vezzi hitchcockiani (la colonna sonora, con Mambo Fandango, cita la casa di produzione che ha realizzato il film, la Fandango, appunto) e l'autoreferenzialita' esasperata.

Quel che conta e' l'agilita' con la quale Muccino mischia e manipola i generi, (raccontando la storia di un adolescente, l'essere umano duttile per antonomasia), e la puntualita' con la quale inserisce le sue citazioni multimediali. Casomai il rischio e' che la paura di annoiare del regista, che trapela dalla composizione frenetica e trafelata di alcune scene, comunichi un po' d'ansia e risulti un po' estenuante.

Lo smorgasboard di Come te nessuno mai e' ricco di assaggi prelibati: il cameo di Giorgio Pasotti (l'amico del fratello maggiore di Silvio, già protagonista di Ecco fatto), che ti fa chiedere "ancora!"; i dettagli dell'abbigliamento dei ragazzi (le magliette americane dei ragazzini "di sinistra", che affiancano Miss Saigon e Superman agli Inti Illimani e il Che); le ambientazioni insolite (vedi la stanza dei dinosauri); gli insulti della nuova generazione di sinistra (primo fra tutti "DIESSINO!!").

Su tutto domina l'ironia del regista (che fa dire a uno degli studenti "Ripetimi perche' occupiamo?") e la sua tenerezza nei confronti delle passioni assolute dei giovani (così Muccino non si vergogna di inserire un brano d'opera nella colonna sonora, accanto ai 99 Posse e i Fontanarosa) e della loro dignitosa determinazione a difendere la privacy dei sentimenti ("le cose mie mie", come le descrive Silvio).

E soprattutto alcune inquadrature da brivido incastonate in quella concitata dell'occupazione, mezzo secondo ciascuna, un'intera trama sottintesa: lo sguardo di ammirazione sconfinata del primino davanti ai liceali "grandi"; l'umiliazione del preside con la pelata che giocciola uovo marcio. E poi c'e' la Roma di quando sei innamorato, che e' bella da spezzare il cuore.

 

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