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Il Cuore di tenebra di Apocalypse Now



Carlo Scirocchi



Le più feroci tempeste, quelle che incutono timore anche ai più esperti dei naviganti, non interessano che pochi metri di profondità, rimanendo gli abissi indifferenti ai venti. Se l’uomo è l’oceano di coscienza del pianeta allora l’analogia appare chiara: porre in rigorosa e precisa evidenza l’ambiente, gli uomini, le relazioni, gli stati d’animo specifici, fa accadere il fenomeno alchemico secondo cui il particolare diventa un tutto; la visione dello scrittore che narra di luoghi di superficie diventa magicamente la storia di tutto l’oceano. Come nei racconti di Conrad, Cuore di tenebra e Linea d’ombra.

La profondità è una dimensione verticale. Per questo la sensazione dei racconti di Conrad è la stessa che si avverte nelle cattedrali gotiche: solenne verticalità ombrosa. E l’ombra statica delle cambuse e delle notti di bonaccia, anche quel tipo di clima ombroso che permea i navigli in pieno sole, quando lo scoraggiamento afferra i marinai, è il collegamento diretto alle profondità del mare e dell’inconscio.

L’emancipazione del protagonista di Linea d’ombra passa attraverso l’oscurità delle tempeste, delle febbri e delle malattie, l’oscura oleosità del mare in bonaccia. E la malattia, la morte, la follia serpeggiano attraverso le parole dei racconti, come l’identità dell’uomo scandagliata attraverso la sua ombra: uno spettacolo cinese. Anche in questo l’Oriente mostra la sua influenza su Conrad, non solo per i paesaggi marini e palustri. Non si può parlare di Cuore di tenebra senza citare Linea d’ombra, non solo per l’assonanza, ma per le analogie atmosferiche che appaiono sotto forma di malattie e deliri, di climi malsani e nebbiosi, dove sembra che ogni respiro possa essere l’ultimo.

La vita che vi si rappresenta è quella dantesca dell’Inferno. Non c’è Purgatorio, e il Paradiso, se tale si può riconoscere, compare fugacemente come ultimo momento di coscienza di una vita trascorsa nell’angoscia e nella paura. Tutti sono prigionieri di un ineluttabile destino. Kurtz può apparire persino un semidio alle popolazioni istintive tra cui ha trascorso gli ultimi anni della sua vita. Ne è diventato il vate, il nume, ma anche il prigioniero. Con l’immersione nelle tenebre della vita Conrad riesce a comunicare ciò che è incomunicabile nella luce perché la sua narrazione si avvicina al sogno, il luogo che è più vicino all’archetipo umano perché fuori dall’avidità del raziocinio.

Il buio è innocenza più di quanto lo sia sia il giorno con le sue lussuriose chimere. Il buio accomuna adulti e bambini nell’innocenza del mondo astrale. Nel sogno e nel buio sperimentiamo continuamente la nuda realtà della nostra solitudine: E' impossibile comunicare la sensazione che accompagna un determinato periodo della nostra esistenza. E’ impossibile. Viviamo così come sogniamo, da soli.”.

Nell’attimo estremo della sua vita tenebrosa Kurtz ha la visione precisa del suo destino, riesce a dare un nome alla sua condizione, fugace e forse redentrice sosta nel Paradiso rivelatore: “Quale orrore! Quale orrore!”. Forse, perché l’aldilà rimane territorio misterioso, sul quale non c’è giudizio ma solo allusione, attraverso gli abissi della vita terrena. E Kurtz è comunque qualcuno che si è avventurato nelle tenebre e in cioè uomo notevole. Non è un giudizio morale o eroico, ma un dato di fatto. Dice Marlow: “Sostengo che Kurtz era un uomo notevole. Aveva qualcosa da dire e la disse.

Conrad rappresenta il lato oscuro, e la sua mancanza di giudizio morale costituisce uno degli aspetti della sua modernità, il distacco da altri grandi autori di tragedie umane su cui spesso aleggia qualche specie di Giudizio Universale.

Marlow, il narratore, è talmente toccato dalla sua esperienza nelle tenebre dell’Africa nera che non riesce a dire la verità alla promessa e dimenticata sposa di Kurtz, preferendo lasciarla pietosamente nella sua illusione: l’ultima parola di Kurtz è stato il nome di lei. La narrazione di Marlow non è solo rievocazione ma vera immersione nel ricordo tenebroso. Il suo ritorno alla memoria è un ritorno più profondo nei territori della consapevolezza: Marlow tacque, e restò seduto in disparte, indistinto e silenzioso, nella posa di un Budda meditabondo.”

Si sa che la memoria ha questo potere di resurrezione. Come il pittore che a distanza riguarda la sua opera valutando dettagli di luci e di ombre, così il narratore vive a distanza la sua avventura appropriandosi della sua essenza, della sua reale natura.

Non stupisce che Coppola abbia tratto da questo racconto tante citazioni visive e testuali per la sua Apocalypse now, mostrando negli eventi moderni del Vietnam l’universalità della discesa agli inferi di Conrad. Del resto molti passaggi del racconto hanno, sorprendentemente, per l’epoca della stesura del romanzo, lo scatto e le dissolvenze della macchina da presa, la capacità filmica di muoversi nello spazio e nel tempo, offrendo allo spettatore la seduzione di modellare nella sua propria coscienza il senso della vita. La sequenza dell’avvicinamento al villaggio di Kurtz è emblematica. La descrizione si fa dettagliata, puntigliosa, zigzagante, fatta di improvvise carrellate, e il protagonista è l’occhio con la sua visione. La visione di una pellicola in negativo.

Quello che sembrava un inesplicabile ornamento balza in primo piano come una parata di teste mozzate appiccate ai pali. Non c’è raccapriccio in Marlow. Solo la sorpresa per il suo sbaglio di valutazione. Conrad attua una specie di inversione dei canoni di apparizione del mondo. E la pellicola in negativo del film che Conrad sta girando con la penna, diviene la materia di base per interpretare il mondo, più vicina al vero, dentro la macchina da presa delle sue percezioni, prima dei processi successivi di sviluppo e montaggio che fanno uscire l’opera dall’intimismo dell’autore per farne libro e ricollocarsi nell’intimismo del lettore.

Da lì, attraverso una sequenza di azioni, Marlow riuscirà a liberare Kurtz, fino alla sua morte sul battello, sulla via del ritorno verso il mondo dei bianchi che forse Marlow non sente più del tutto suo. Questa ‘cinematograficità’ del racconto lo ha reso non solo trasferibile quasi tout court nel cinema moderno, ma ne ha reso possibile la fedeltà di ispirazione e simbologia. La magistralità del racconto si è trasferita nella magistralità del film di Coppola che, a ritroso, ha esteso il fascino e il successo di Conrad ben oltre la brevità del racconto.

Gli eventi drammatici di questo inizio di millennio, che nell’immaginario collettivo era visto come l’essenza del progresso fantascientifico, vedono gran parte dell’umanità alle prese con gli stessi problemi di sempre: guerre, fame, contrasti e povertà. Sembra che una nube nera di ignoranza e avverso destino aleggi sopra i popoli, imprigionandoli nella spirale senza uscita della violenza, verso se stessi e verso gli altri, lontani dal benessere che questo pianeta potrebbe permettere.

Raramente la letteratura è riuscita ad esprimere una attualità di contenuti e di strumento linguistico così estesa nel tempo come nel caso dei racconti di Conrad. L’intuizione di Coppola di poter trasferire questa attualità in un diverso linguaggio valeva certo la pena dello sforzo enorme, umano e finanziario per la realizzazione del film, e gli rende gran merito. L’arte autentica evidentemente è come l’acqua, l’elemento che abbonda nei racconti di Conrad: può scorrere e nutrire oltre il tempo e lo spazio.

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I link:

Sito ufficiale di "Apocalypse Now redux" (in inglese)
Perche' rimettere le mani su uno dei piu' celebri e amati film degli ultimi vent'anni?
F.Ford Coppola racconta il perche' e il percome di questa ardita impresa, che ha portato sul grande schermo un film piu' lungo di quasi un'ora, "piu' divertente, bizzarro, romantico e anche politicamente intrigante" rispetto alla prima versione.

Da Internet Movie database, la scheda in dettaglio del film (in inglese)

Il dossier di "Tempimoderni" (in italiano)
Scheda critica del film e una interessante analisi sulle "fonti" alle quali si ispirarono Coppola, Lucas e Milius per creare personaggi e scene salienti del film.

La recensione da "filmup.com" (in italiano)
Come sempre, il sito ospita i commenti degli spettatori: al di la' del giudizio sulla nuova versione, tutte le osservazioni confermano il grande rilievo che questo film ha avuto nell'immaginario collettivo.

"Heart of Darkness" (in inglese)
Il racconto di Conrad - dal quale anche Orson Welles aveva progettato di trarre un film - e' tutto online, completo di note e apparato critico-biografico sull'autore. Buona lettura!




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