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Il Forum Nazionale del Cinema Italiano



Maria Teresa Cinanni



"836 film in più dal 1996 ad oggi". Esordisce così il Ministro dei Beni Culturali Giovanna Melandri, intervenuta al "Forum Nazionale del Cinema Italiano", svoltosi il mese scorso a Roma, presso la Federazione Nazionale della Stampa. Un'intera giornata dedicata al mondo cinematografico, ai suoi esecutori ed interpreti, per fare un bilancio o più semplicemente discutere su questo vasto universo, oramai sempre più parte integrante della nostra società.

Un cinema che si confronta con il reale e al tempo stesso lo supera, un cinema fatto di persone ma anche di computer, satelliti, collegamenti virtuali, un universo lontano, ai confini della realtà, che tuttavia si scontra con problemi concreti, pregiudizi, difficoltà organizzative e/o burocratiche. L'invadenza dei film stranieri, soprattutto americani, il provincialismo di alcuni prodotti nostrani, il deficit economico degli ultimi anni e le solite magagne tipiche del Bel Paese hanno dato vita a battute d'arresto "che - ha affermato il Sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni Vincenzo Vita nel corso del forum- in un mondo avviato sempre più verso la globalizzazione e la multimedialità, non ci possiamo permettere".


"L'innovazione tecnologica - ha continuato Vita - rappresenta sicuramente uno dei punti chiave per svecchiare e migliorare la qualità delle nostre pellicole. La classe politica è anch'essa parte di questo sistema, tanto da aver creato un articolo di legge, il 21, proprio per sostenere il digitale che, sebbene possa apparire oramai diffuso, in realtà comincia solo adesso a muovere i primi passi. In un sistema comunicativo che sembra oramai composto esclusivamente di internauti, non dimentichiamo invece che soltanto il 17% dell'umanità utilizza la Rete".

Un dato sorprendente quest'ultimo, seguito da un altro altrettanto "anomalo", almeno in prima battuta: il 98 % della popolazione mondiale fino a tre anni fa navigava in lingua inglese, oggi siamo scesi all'80% e si calcola che nel 2005 si arriverà al 60%, per giungere nel 2010 ad un predominio delle lingue asiatiche. Ciò ovviamente capovolgerà l'intero sistema comunicativo e avrà le sue inevitabili conseguenze anche nel mondo del cinema. "Già adesso l'industria cinematografica orientale sta invadendo il mercato occidentale, raggiungendo in alcuni casi, come ad esempio Israele, vette davvero elevate, sostiene Giuseppe Giulietti, coordinatore del meeting.

Che fare? Le risposte sono molteplici, ma Andrea Ambrogetti, rappresentante delle reti Mediaset, cerca di sintetizzarle, proponendo un'integrazione di campi. "Ad esempio - suggerisce - si potrebbe pensare a una fusione di cinema e televisione, esperimento questo parzialmente realizzato con successo dal trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Oppure a un'integrazione con le arti visive. Non c'è una regola definita, il cammino del cinema italiano è ancora in fieri, deve soltanto protendere verso il nuovo. E perché non un'intesa con la politica?", si domanda retoricamente. "Intesa - precisa subito dopo - che non deve significare interferenza o, ancor peggio, censura, come nel caso del film di Spielberg Salvate il soldato Ryan, ma sostegno istituzionale al cinema e al mondo della cultura in generale".


Sono già stati compiuti grandi passi avanti in tal senso, si affretta a controbattere il Ministro Melandri, ricordando le battaglie e le conquiste del nuovo Ministero per i Beni Culturali. Ma rimangono ancora molti buchi neri, come l'ineguale distribuzione degli schermi sul territorio nazionale, i non conclusi accordi di coproduzione che rappresenterebbero una sicura via d'uscita dalla fase di chiusura del cinema e il controverso FUS, ovvero il fondo per lo spettacolo.

Discordi i pareri su quest'ultimo. Inneggiato da Giorgio Leone, responsabile di Rai Cinema, che riconosce al FUS un potere di democraticità, "contro gli abusi di quelle due o tre persone che in Italia decidono quali film proiettare e quali no" e osteggiato, invece, da molti rappresentanti della Destra, che considerano il Fondo uno strumento di assistenzialismo nelle mani della Sinistra.

Tra propositi, progetti e animati dibattiti, il discorso va avanti, per incanalarsi sui binari dell'orgoglio nazionale. Nonostante, infatti, le citate difficoltà, il cinema italiano sembra aver avuto una ripresa negli ultimi due anni: La vita è bella di Roberto Benigni, ma anche il più recente I cento passi di Marco Tullio Giordana, hanno dato una scossa alla nostra produzione e favorito quindi l'esportazione del cinema made in Italy.

Stesso discorso anche per la fiction che, anzi, ha riscosso maggior successo e riconoscimento a livello internazionale. Ciò è confermato soprattutto dai gusti del pubblico che, stando alle statistiche, nell'ultimo anno ha tributato una fiducia crescente alle opere nostrane, evitando così il boicottaggio degli anni Novanta.

"La conferma viene proprio da un successo dei nostri giorni, l'ultimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo che ha sbancato i botteghini, superando di gran lunga i kolossal americani - continua Ambrogetti. - Questo è indice di rinascita, di novità contenutistica e formale. Elementi indispensabili su cui porre le basi per il cinema italiano del domani".


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