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La testimonianza di una insider



Paola Avetta




Care direzioni e redazioni di Reset e Caffè Europa e cari firmatari l'appello Via i partiti dalla Rai ho seguito di persona e con grande attenzione il Convegno di Mercoledì 22 Gennaio alla FNSI (per ragioni di orario sono andata via prima che prendesse la parola Melandri).

Vi pongo una domanda: in attesa di Riforme che garantiscano un maggiore pluralismo informativo e una maggiore garanzia di gestione democratica della Rai, cosa possono e riescono a fare i partiti del Centro-sinistra e i loro fiduciari promossi o nominati e che si trovano già all'interno della Rai?

Mi presento: sono una giornalista della Rai che lavora nell'azienda dal '68 (come collaboratrice) e dal '76 (con contratto a tempo indeterminato). Nel '76 optai per il Gr3, nel '78 ebbi la lettera di incarico come informatore politico-parlamentare, ora lavoro alla TSP.

Io non riesco ad essere del tutto d'accordo sul passo indietro che dovrebbero fare i partiti del Centro-sinistra alla Rai, lasciando quindi carta bianca al Polo. Infatti non credo possibile la neutralità e la indipendenza dei Presidenti Pera e Casini da una maggioranza che li ha eletti e che, a volte, non ha avuto problemi a ricordarglielo. In più l'assioma del Polo è che "la maggioranza governa". Perché dovrebbe essere disatteso alla Rai?

Quello che invece mi sorprenderebbe sarebbe un nuovo inserimento nel CdA della Rai di uomini (o donne) di area di centro-sinistra e che assumano l'incarico senza aver posto delle precise e pubbliche condizioni. Per precauzione, per evitare di fare anche loro la fine dei consiglieri Zanda e Donzelli che mi sono sembrati inascoltati, quindi anche mortificati, quando hanno reso pubblico il loro dissenso dalla Presidenza e dalla Direzione Rai e quando, alla fine, si sono dimessi. Senza precauzioni del caso, la rielezione di uomini del Centro-sinistra può quindi risultare inutile.

Ma il problema che vi pongo è anche un altro: come mai lo spazio per il pluralismo e l'orgoglio di essere "servizio pubblico" sembra affievolito, quasi scomparso, nel dibattito interno della Rai?

Questo mi pare il problema primo, che neanche una Fondazione di garanzia o le altre giuste misure che voi proponete (come lo sfasamento dei tempi di rinnovo del Parlamento e dei vertici Rai) può risolvere. Ma che una precisa iniziativa dei partiti del centrosinistra (anche dei Movimenti, ma finora i movimenti in Rai non hanno rappresentanti) potrebbe essere in grado di smuovere.

Vista la vostra indubbia autorevolezza, vi faccio una richiesta: fate una analisi e poi un altro dibattito per valutare come funzionino attualmente gli organismi di garanzia del servizio pubblico, all'interno e all'esterno della Rai. Sarebbe interessante anche per valutare le storture che il sistema maggioritario può creare, o aver già creato, a livello della "cultura delle garanzie". Siano esse di tipo politico o sociale, sindacale.

Quello che oggi sgomenta sono i "grandi silenzi" di fronte a deviazioni degli strumenti di garanzia esistenti. Grandi silenzi nelle redazioni Rai e grandi silenzi anche nelle strutture di garanzia all'esterno. Mi ha colpito sentir dire con estrema naturalezza, in un altro pubblico incontro, e da parte di una persona che è stata al massimo vertice della Rai, che la Commissione Parlamentare di vigilanza è una sorta di circolo dove ci si riunisce a prendere il tea. Una analoga espressione (argomenti da trattare davanti ad una tazza di tea) l'ho sentita nelle assemblee di redazione alla richiesta di parlare della crisi dei vertici Rai o dei diritti e doveri dei Direttori di testata e dei Comitati di redazione.

Non è il caso di spaventarsi e di chiedere che CAMBI SUBITO qualcosa? Subito, anche prima che sia nominato il nuovo vertice e che si inizi a parlare davvero delle Riforme urgenti che il maggioritario richiede? Resto in attesa di un gentile riscontro e vi invio i miei migliori saluti.

 


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