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Da: Michele Rosco <m.rosco@flashnet.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Venerdì, 6 settembre 2002 0:39
Oggetto: Fassino, le mail e la riforma del partito


Caro direttore,

mi invita a rivelare quello che dovevo dire a Fassino nella mail più volte tornata indietro. temo di deluderla, perchè sono consapevole della sua inessenzialità, ma l'invito è tale che non mi sottraggo. a fassino volevo parlare della riforma organizzativa del partito.

Vede, direttore, io mi sono sempre chiesto perchè dopo aver modificato particamente tutto quello che c'era da modificare nel vecchio pci, nessuno ha messo mano alla riforma organizzativa del partito. questo mi sembra, oltre che un errore, un limite culturale: credere che un partito sia una macchina, uno strumento, e non invece un'organizzazione fornitrice di senso al suo interno e all'esterno. eppure togliatti, quando decise di lanciare la "via italiana al socialismo" decise contemporaneamente di lanciare "il partito nuovo", perchè sapeva che il vecchio partito della resistenza e della clandestinità non era buono per la battaglia democratica. ed ebbe tanto ragione che adesso dobbiamo fare i conti ancora con i cascami organizzativi di quel partito nuovo, perchè c'è solo quello.

Io credo che su questo si possa e si debba discutere, l'organizzazione non è un tema da specialisti, è essa stessa essenza della realtà: come fai politica dipende anche da come sei organizzato.

Qui non voglio tediare nessuno, ma segnalo alcuni brevi punti:

Quale rapporto ci deve essere tra militanza e competenza. se la fase della cuoca leninista che può fare il ministro degli esteri è terminata, come andiamo a articolare il rapporto tra competenze specialistiche e ruolo della politica.

Come si va a formare la classe dirigente. un tempo nel pci ci voleva grande presenza e capacità di parlare alle riunioni. e oggi? il motivo per cui la dirigenza è sempre la stessa, è anche dovuto al fatto che non si è sciolto questo nodo, che è inevitabilmente legato al precedente.

E sempre su questo c'è da dire che solo sul lavoro per progetti tematici - e che quindi sviluppino competenze specialistiche - si può ricostituire una militanza che abbia senso. se si lanciano grandi progetti di riflessione e mobilitazione, si può riuscire a legare un obiettivo di programma (quello che pensiamo su un certo argomento) e obiettivi di mobilitazione e ricerca di consenso.

Per far questo servono competenze di marketing che attraversano l'organizzazione, flessibilità, grande spazio alla rete internet (il partito delle televisioni contro il partito di internet, seocndo me ne parlano i giornali).

Queste cose ho scritto più o meno a fassino, e quando sono finalmente riuscito a fargli arrivare il messaggio, ho avuto subito risposta, e non rituale. non mi illudo di avergli aperto la mente con le mie piccole riflessioni, ma ho la certezza che, non solo questo segretario è attento al tema che gli ho posto, ma anche che è pronto all'ascolto, e questa è una grande soddisfazione.

La ringrazio se vorrà ancora ospitarmi nella sua rivista, e non me ne avrò a male se non lo farà, ma è stato lei a chiamarmi a rispondere.

Saluti,

Michele Rosco



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