I lettori scrivono
Da: Filippo Facci <filippofacci@tiscalinet.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Lunedì, 12 agosto 2002 9:36
Oggetto:
Horatio Flaccus
Sono un collaboratore del Foglio nonchè buon conoscente di Christian
Rocca, da voi lievemente criticato ('frocio") in una parte del
vostro sito che non riesco a ritrovare. Una sola domanda: perchè
l'autore delle invettive non ha il coraggio di firmarsi?
Da: wittgenstein.it <mail@wittgenstein.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Giovedì, 1 agosto 2002 7:31
Oggetto: Complimenti
Cioè, fatemi capire: siete un sito in cui anonimi codardi attaccano i
giornalisti di altre testate dandogli del finocchio? E accettate
segnalazioni su altri froci incalliti? Ne conosco diversi, nella
categoria.
Complimentoni davvero,
Luca S.
Risponde Horatio Flaccus:
Ma come?!
Non credo ai miei occhi! Dei guerrieroni, degli apostoli del
politicamente scorretto, sbarazzini, anticonformisti, senza peli sulla
lingua, in una parola dei fogliaroli (o giornalaroli), che si mettono
a frignare perché un povero cristo (uno di quelli che i loro padroni,
pardon datori di lavoro, insolentiscono ogni giorno per il suo
buonismo da imbecille e che annoverano senzaltro tra i cretini del
politically correct) avrebbe scritto per una volta "puttana"
anziché "operatrice erotica professionale"?
Io casco dalle nuvole. Lo snobbone Ferrara ha risorse insospettabili,
ma cosa fa per farvi volare così alto, vi pompa a idrogeno?
La cosa è talmente gustosa (due che digeriscono senza neppure il
ruttino del dopopranzo le minchiate che mitraglia sul Foglio la dj
miao-miao sulla "lobby dei gay che si fanno onorare nei cessi
delle stazioni" cominciano a scalpitare sui coturni per un "frocione"
e una pacca sulle spalle...) che mi dispiace fare notare a questi cari
giovanottini del punto e virgola e dell’èoradifiniamola che, oltre
ad essere come sono, hanno anche il vizietto (senza offesa, per
carità...) di non leggere le cose sulle quali non perdono tempo a
scrivere.
Se, infatti, avessero letto ciò di cui s’indignano (il povero Facci
è in evidente stato confusionale dal momento che non riesce "a
ritrovare" ciò che non ha mai trovato) avrebbero notato che non
era quello il pezzo cui facevano riferimento. Nell’articolo sul
povero Rocca, infatti (ognuno lo può andare a trovare o ritrovare sul
n.186 di Caffè Europa e controllare con la lente d’ingrandimento)
il termine “frocio” non appare, e neppure il termine “finocchio”..
Ce li avete messi tutti e due voantri: meno male che non sono un
freudiano se no per l’amico vostro si metterebbe male. Né c’è
alcun riferimento ai suoi gusti sessuali, che non m’interessano
(credetemi) minimamente.
Poca cosa. Sappiamo tutti che il “collaboratore del Foglio" è
quasi sempre un habituè della citazione conto terzi. Il tizio
che vi ha suntato l'articolo però, scusate tanto, non doveva essere
nemmeno un tipo sveglio e i negri (lo snobbone vostro ne sa qualcosa e
ve lo può insegnare) bisogna sceglierseli con accuratezza, che cazzo
(pardon, parlavo dell’organo sessuale maschile). Ma sono giovani,
via, e li perdoniamo volentieri. Però due consigli gli e li vorrei
dare (naturalmente solo se quest’ambo della gazzetteria ruspante li
accetta):
1) Prima di scrivere su qualcosa (anche se non si usa più
documentarsi e non c’è niente di più out) dare almeno una
rapida occhiata alla medesima.
2) Non iniziare mai a scrivere, nemmeno una e-mail, con un “Cioè,
fatemi capire” perché si rischia di sembrare Carlo Verdone che fa
la caricatura di Adriano Sofri e di Andrea Marcenaro quando, nei
mitici anni settanta, se ne andavano in giro con l’eskimo e la
sciarpetta rossa a fare le riunioncine di sezione: “Scioè
chompaagni, fademigapiire, il movimeanto…nellemisuraincui
lottacontinua è, scioè, uno statodanimo e no un partiito…”.
Verso i genitori, insomma, ci vuole rispetto, anche se ti hanno messo
al mondo; non è del tutto colpa loro, in fondo, se gli sono toccati
dei cialtroncelli piagnoni e capricciosi che si tengono bordone per
conto dell’amichetto del cuore e minacciano di farti la bua se gli
tocchi il giocattolino.
p.s.
Quanto alla firma (lo dico in particolare a quello col marchio Luca S.
che ritiene però di essersi firmato per esteso perché ci ha un nome
“chebastalaparola” e rivela così, senza volerlo, di che pasticina
è fatto): la scelta dello pseudonimo non è stata del sottoscritto.
Quando il direttore della rivista lo riterrà opportuno (ma,
francamente, non so se basteranno i piagnistei di un fil de papà e
di un intronato) potrà mettere, in calce a quel che scrivo, il mio
povero nome.
p.p.s
I miei due grandi amici “gay”, la Cicci e la Bucci, al secolo
Francesco e Roberto (vedi al n.183 di Caffè Europa) si stanno ancora
spanciando dalle risate (mi hanno detto “chiamaci pure puttanone un
giorno si e uno no ma stropicciaci tutte quotidianamente”) e mi
affidano questo lamento nostalgico: ci fu un tempo, oh les beaux
jours… in cui a destra ci avevano le palle, ma se continua così
gli resteranno solo i coglioni.
Affranto ma sinceramente vostro
H.F.
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