I lettori scrivono
Da: "Ufficio Stampa Istituto Quasar"
<stampa@istitutoquasar.com>
Data: Tue, 23 Jul 2002 14:04:30 +0200
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Oggetto: Se
Cofferati entra in politica
Ho letto il suo pezzo su Cofferati. Ma onestamente non capisco bene
Lei da che parte sta. Mi pemetta di avanzare una critica, anche se
spesso mi sbaglio. Nell'esposizione delle sue opinioni, lei non marca
la sua posizione politica. Si ha la sensazione, leggendo, che lei
faccia un po' il punto generale di quel che si dice, senza esplicitare
con chiarezza, la sua unica, personale interpretazione e strategia
politica.
La questione è: bisogna costruire il Cofferati politico (quandò
sarà sarà), lavorarci sopra, o lasciarlo alla Pirelli? L'ingresso di
Cofferati in politica potrebbe essere una mossa di radicale
spiazzamento di quel pessimo gruppo dirigente Ds costituito dal duetto
D'Alema - Fassino, che in "soffitta" ci ha messo tutta la
sinistra. Cofferati ha un potenziale dirompente: anche Curzio Maltese
lo evocava in questa veste, primo attore di un nuovo partito del
lavoro ( operazione che non mi vedrebbe d'accordo).
Sul sindacato lei che pensa? A che punto sono le politiche di terza
via sull'elaborazione del ruolo del sindacato nelle società
contemporanea? Perchè , se ci sono, lei non ne scrive? E' poco dire
che che deve funzionare da "difensore di diritti": il
diritto deve essere l'orizzonte sua lotta, la lotta su cui riannodare
quei fili sottili che dividono i mondi del lavoro e rompono, con le
politiche di flessibilità, la solidarietà di classe. Mi perdoni se
ritorno sulla questione, ma sul sindacato ho fatto la mia tesi di
laurea. Mi occupai del rapporto tra siondacato e programmazione
economica negli anni del centro- sinistra e sto scrivendo un saggio
sulla politca previnziale della Cgil di quegli anni.
Cordialmente
m.g.
Risponde Giancarlo Bosetti, direttore di Caffè Europa:
Caro m.g.,
qualcuna delle risposte nel pezzo la troverà, se lo rilegge, tuttavia
la sua domanda mi fa temere di non essere stato abbastanza chiaro.
Penso che Cofferati abbia fatto bene a non accettare adesso una
candidatura al Senato, anche se l'offerta da parte di Fassino era
apprezzabile. Credo che intenda far lievitare più a lungo il suo
consenso "carismatico" e che rimandi ad un momento da
definire l'investimento di questo capitale in politica. Come dare una
posizione di rilievo al sindacato in una politica di modernizzazione,
di seconda terza o quarta via è questione assai complicata che
neanche Cofferati sarà in grado di semplificare. Tuttavia il problema
esiste.
Io penso che l'apporto di Cofferati alla politica del centrosinistra
potrebbe essere di importanza decisiva e risolutiva, ma a condizione
che i tempi e gli obiettivi di questo apporto siano centrati e non lo
portino su posizioni radicali, da "duro e puro", con il
rischio di una sconfitta. Per questo gli chiedo di mandare un segnale,
di "dire qualche cosa di riformistico" per evitare che
quanti guardano, come me, con simpatia al suo potenziale di
rigenerazione della credibilità della sinistra, si ritrovino a
contemplare una nuova delusione, una delle molte di un catalogo che
anche lei conosce bene.
Cordiali saluti
Giancarlo Bosetti
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