I lettori scrivono
Da: FEDERICO SOLFAROLI CAMILLOCCI <fsolfar@tin.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Giovedì, 2 maggio 2002 11:30
Oggetto: Un
conflitto dimenticato
C’è un conflitto in atto da decenni che ha prodotto forse più
morti di quanti ne conta quello mediorientale, un conflitto di cui
tuttavia la politica e i media italiani si occupano troppo poco: è la
guerra civile che insanguina la Colombia.
All’origine dello scontro c’è la produzione e il commercio di
cocaina, per il quale la Colombia vanta un triste primato mondiale. Il
narcotraffico, gestito dalla potente mafia locale, ha portato alla
formazione di organizzazioni criminali armate che controllano intere
zone del territorio nazionale; il terrorismo e gli scontri tra
esercito, organizzazioni paramilitari e gruppi terroristici creano
morte e distruzione (si parla di trentamila morti all’anno). Gli
attentati e i sequestri di persona si succedono a un ritmo
impressionante. Milioni di persone (1.700.000, secondo fonti
internazionali, soltanto tra il 1985 e il 1999) sono costrette a
fuggire dalle campagne, abbandonando case e beni, verso le città, ove
vivono nella miseria e nell’abbandono (sono i cosiddetti desplazados).
La mafia controlla le istituzioni, gran parte dei deputati sono
sostenuti dalle organizzazioni criminose, mentre chiunque tenti di
opporsi a questo stato di cose o viene ucciso o viene sequestrato.
In questo scenario drammatico è ambientata la vicenda autobiografica
raccontata in un libro - recentemente pubblicato in Italia dall’editore
Sonzogno - di Ingrid Betancourt, quarantunenne leader del movimento
Oxigeno Verde, candidata alla Presidenza della Repubblica colombiana
nelle elezioni del 26 maggio prossimo, la quale ha fatto della lotta
alla corruzione e alla mafia la sua missione di vita.
Forse mi uccideranno domani (titolo originario “La rabbia nel cuore”)
è la storia di una donna che a 30 anni lascia una vita agiata per
dedicare tutta se stessa ad un’impresa difficile: combattere la
corruzione, la violenza e l’ingiustizia che soffocano il suo Paese.
Di famiglia alto-borghese e di tradizione politica, la giovane Ingrid
trascorre un’infanzia dorata a Parigi, dove suo padre è
ambasciatore. Lì frequenta le migliori scuole, laureandosi in scienze
politiche, conosce intellettuali e uomini di cultura, quindi sposa un
diplomatico francese e diventa madre di due bambini. Ma il debito di
riconoscenza che sente verso il suo Paese martoriato la spingono a
tornare in Patria, dove, dopo una breve esperienza nelle istituzioni
come tecnico, decide di entrare nella scena politica, candidandosi
alle elezioni, con un programma semplice, incentrato sulla
moralizzazione del sistema politico ed economico colombiano. “Nella
nostra campagna non offriamo posti, né compriamo voti” è lo slogan
rivoluzionario della giovane Ingrid.
Una volta eletta, denuncia il coinvolgimento dell’allora Presidente
Samper con i cartelli della droga, fa i nomi dei parlamentari al
servizio della mafia. Il suo coraggio ha un prezzo personale
altissimo: subisce minacce di morte, è costretta a separarsi dai
figli, più volte deve portarli al sicuro in terre lontane.
Nel 1998 dà vita a un nuovo movimento politico, Oxigeno Verde, e si
candida al Senato, al quale accede con il più alto numero di
preferenze: è ormai il riferimento di tutti i colombiani che sperano
ancora nella democrazia e nell’onestà. Ma ormai ha capito che è
impossibile cambiare il sistema attraverso alleanze con i partiti
tradizionali, tutti compromessi con la criminalità mafiosa. Da qui la
decisione di candidarsi alla Presidenza della Repubblica.
Ma il sogno sembra svanire presto. Il 23 febbraio scorso, infatti,
Ingrid Betancourt è stata vittima di un sequestro mentre si recava,
in compagnia della sua addetta stampa e di alcuni giornalisti, nella
città di San Vicente del Caguan, in territorio occupato dalle milizie
del FARC (Fronte Armato Rivoluzionario). La sua campagna presidenziale
continuerà, promettono i suoi sostenitori. E’ quello che si
augurano tutti coloro che credono in un mondo più giusto e più
libero.
Federico Solfaroli Camillocci - Roma.
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