I lettori scrivono
Da: Silvia <hjiw.morgana@tin.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Mercoledì, 3 aprile 2002 6:03
Oggetto: Tutti
pazzi per Amelie?
Sì. Mi scusi ma cosa c'è che la terrorizza tanto nell'elemento
onirico? Perchè le cose devono essere " (...) in realtà
inquietanti, perché provenienti dall'immaginario onirico o
surreale"? Nel nostro inconscio il bene e il male, anche estremi
non sono separati. Accanto all'amore più forte c'è il desiderio di
uccidere, non metaforicamente, coloro che amiamo di più quando ci
fanno del male. C'è poi la parte razionale conscia che decide cosa
fare, nella realtà, di queste pulsioni.
Finalmente un film che parla della complessità della nostra psiche e
anche della nostra realtà. A me sembra che il film abbia messo in
chiaro subito il disagio, data la descrizione dei genitori di Amelie e
la sua conseguente solitudine e nevrosi (la compulsione ad aiutare gli
altri e non se stessa). Anche tutti gli altri personaggi erano
complessi (a differenza invece dei personaggi della cinematografia
americana). Anche il cattivone, l'ortolano, quando è in estrema
difficoltà, quando il suo mondo non è più sotto controllo vuole
chiamare la mamma (ecco il suo conflitto). Direi che la trama si
svolge proprio sulla soluzione del problema della protagonista e sulla
difficoltà di certi individui, feriti in passato, di sapersi
difendere dalle normali avversità dei rapporti umani e del loro
conseguente isolamento per poterlo fare in modo estremo.
La "caramellosità" di Amelie dipende chiaramente dal fatto
che non è stata amata da piccola e quindi che è rimasta piccola;
questo contrasto tra la sua età reale e quella psicologicamente
dimostrata è evidente e stridente. Secondo me il film non parla della
"dolcezza" ma della difficoltà di ricevere amore, della
difficoltà a fidarsi dell'amore degli altri, della difficoltà a
lasciarsi andare senza paracadute dopo essersi schiantati quando si
era più fragili (infanzia). E anche della realtà
"favolosa" che ognuno di noi possiede e si è costruito per
sopravvivere psicologicamente. Ma parla anche della possibilità di
uscire dalla propria "scena" e di ricontattare gli altri,
quindi della possibilità di riuscire a crescere (immagini meno
fiabesche e più reali della fine del film). Cosa di più realistico?
Rispetto agli "homini lupus" di cui si scandalizza tanto del
film "Delicatessen", si è resa conto in che mondo viviamo?
Chi sono questi "homini" della nostra era? Sicuramente
qualcuno che non ha preso in considerazione i propri sogni e che
quindi si sono tramutati in incubi spesso anche per altri. Ridere di
queste cose e non coprirsi gli occhi e un modo iniziale per capirle,
com-prenderle, prenderle dentro di noi per elaborarle e farle uscire
magari in nuovi modi di relazionarci agli altri e pian piano fare la
nostra parte per cambiare il mondo. La dolcezza fa far soldi al
cinema? Bene, vorrà dire che le persone sono stanche di violenza e
razionalità e hanno finalmente voglia di amore.
Silvia.
Risponde Paola Casella:
Innanzitutto sono contenta che un film, e forse anche in parte una
recensione, possano accendere tanto gli animi. Credo però che ci sia
un equivoco di fondo: non sono scandalizzata dalla violenza,
dall'angoscia, dalla capacità di spaventare, anche attraverso
l'immaginario onirico (che è fatto anche di incubi, non solo di bei
sogni), ma al contrario stimolata.
Ciò che mi sorprende è che la maggior parte degli spettatori, che
evidentemente non ha una comprensione tanto profonda di ciò che vede
quanto la sua, descrive la storia di Amélie come dolce e
romantica tout court, non dolce e romantica nonostante le
premesse angosciose. Posso solo pensare che sia più facile coprire
gli occhi degli spettatori se li si inonda di melassa.
Quanto alla suddetta caramellosità, sarà pure derivata dal fatto che
Amélie è rimasta piccola, ma ci restituisce un mondo oltremodo
stucchevole. E' una scelta narrativa e di stile, sono d'accordo con
lei: ma questo non me la rende meno irritante.
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