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Da: Maria Pia <mp.daniele@mclink.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Domenica, 17 marzo 2002 8:29
Oggetto: Portasud Europa


Gentile Direttore,

ho letto sul vostro sito www.caffeeeuropa.it  in sezione Attualità un'intervista della sig.na Antonia Anania fattami riguardo a Portasudeuropa. Mi dispiace che nel trascrivere la registrazione e nel redigere l'articolo, le mie dichiarazioni siano state stravolte, fino a farvi comparire grandi imprecisioni. Di seguito ne segnalo alcune:

- Il dialogo, per cui l'Europa e la stessa Italia possono farsi ponte, non è da intendersi genericamente <con gli algerini> bensì tra il mondo islamico e quello occidentale.

- Il ruolo del drammaturgo impegnato in un teatro d'impegno civile non è di <risolvere o modificare le cose>, il drammaturgo non ha alcuna verità, registra i conflitti, dà voce a chi non ne ha, pone degli interrogativi, e come si sa, non si può governare con gli interrogativi.

- Khalida compie un atto di rinuncia, UNA scelta semmai (non un atto DI scelta). Il fatto che esistano persone con un forte senso civile che, in certi momenti tragici della storia, sono capaci di sacrificarsi per il bene comune e, tra le altre gravi privazioni, si ritrovano a dover rinunciare anche ad una propria vita privata, è diverso che dire <ci sono persone votate al sacrificio e devono rinunciare alla propria sfera privata>, è questa una concezione riduttiva, che non condivido.

- Ho parlato di Autoritarismo patriarcale nell'erodersi delle tradizioni: <solidarismo patriarcale> per me non ha alcun senso. Nel patriarcato il capofamiglia dirige una comunità dove non ci sono individui, all'interno del gruppo il patriarca assegna i ruoli. Nel meridione d'Italia come nell'Islam, la donna è mantenuta in una posizione d'inferiorità, segregata, assoggettata, sottomessa spesso con brutalità al padre come al marito-padrone. Di questo, come anche della carica violenta di tali relazioni familiari, parlo in altri miei lavori teatrali, "Faide", "Il mio giudice" e "Regine 416Bis".

- Khalida, come Maria Grazia Cutuli, Ilaria Alpi ed altre sono persone che parlano non <malgrado tutto> ma per il bene di tutti.

- "La stanza delle mosche" è ambientato in Cecenia e non nella ex-Jugoslavia.

- I miei testi, tra cui la trilogia sulle donne del Sud, non sono <monologhi al femminile>, hanno più personaggi, è un caso raro ch'io scriva degli assolo drammatici, sebbene "Portasudeuropa" lo sia.

- Rita Atria non è stata assistente del giudice Paolo Borsellino, bensì collaboratrice di giustizia.

- Per quanto riguarda "Cattive Madri" (la cui protagonista è Anna) nel testo, che si ambienta a Torino in una zona dove il tessuto sociale si arricchisce costantemente di emigrati, si evidenzia il fatto che anche laddove vi sia un apparato progressista teso a promuovere l'emancipazione femminile e quella in generale dell'individuo, come accade appunto nel capoluogo piemontese, è difficile sostenere o contenere le problematiche di chi provenendo da un contesto, come quello del Sud, fortemente segnato dal "vecchio"- che spesso si trincera dietro valori quali onore, prepotenza, mito del maschio, violenza e spirito di vendetta - non intende misurarsi con il "nuovo". Nel Sud, peraltro, le disfunzioni create dal brusco passaggio da una società tradizionale a quella capitalistica, attraverso un'industrializzazione repentina, atipica, disorganica, incompleta - con tutto ciò che ne deriva ( corruzione, crisi del mercato del lavoro, esodo agricolo, inurbamento selvaggio etc. ) - hanno portato a forti contraddizioni. Questi contrasti determinano delle conseguenze importanti sulle condizioni di vita delle persone, e in particolare delle donne, io cerco appunto di presentare questi nodi irrisolti, attraverso i personaggi delle mie opere.

- Il titolo esatto è "Regine 416Bis" (il 416Bis del nostro codice penale, si riferisce al reato di associazione a delinquere di stampo mafioso), la protagonista di questo testo è Amalia non Anna, e tengo a precisare che non è affatto un monologo, bensì ha dieci personaggi.

- Con Medea, è importante specificare, Euripide ha mostrato l'incombente pericolo che corre la civiltà a contatto con la barbarie, una barbarie che oggi più che mai non può essere considerata un territorio geografico, ma è, secondo me, e resta soprattutto un luogo della mente (se si vuole approfondire, si veda il mio intervento su L'Unità del 13.12.1996)

- Ancora, rispetto al gesto di Khalida, il suo rappresenta un rifiuto delle particolari pratiche rituali compiute per tradizione dalle donne nelle società tribali, come nella festa del sacrificio. Il gesto di rabbia di Khalida non produce effetti, come viene riportato <a favore di istanze della mente, intellettuali>, è invece un segno' perch‚ella predilige, da donna moderna e a differenza di donne depositarie della più retriva tradizione, le istanze della mente.

- Non reputo l'industrializzazione un fatto negativo, anzi. Ho detto invece che la scelta - dettata da una politica centralizzata - di privilegiare un'industria pesante e fortemente inquinante, in Algeria con lo sfruttamento di materie prime quali gas e petrolio, nel Mezzogiorno d'Italia con stabilimenti quali il siderurgico o il petrolchimico, ha avuto conseguenze devastanti per il territorio.

- I giornalisti uccisi in Algeria sono più di cinquanta, tale numero però non annovera soltanto donne. Le chiedo, pertanto che, a rettifica di suddetto articolo, venga pubblicata questa mia lettera.

La saluto cordialmente e la ringrazio
Maria Pia Daniele
Roma, 17 marzo 2002



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