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Da: Emanuela Emanuela <k_ora3@hotmail.com
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Venerdì, 22 febbraio 2002 16:09
Oggetto: Il miracolo radiofonico



Leggendo gli articoli riguardanti il miracolo radiofonico, ho avuto un'esternazione di giubilo abbastanza singolare nel ringraziare Dio di avermi dato delle buone orecchie (mi si perdoni il garbuglio concettuale); eh sì , riflettevo sulla fortuna che abbiamo a poter godere dell'udito: la musicalità della natura, le voci amate, i rumori delle nostre giornate, il cicaleccio di vicini e bambini, le emozioni esternate con i mille toni della voce, l'attesa, l'ansia, la speranza, il dolore, il pianto cosa avrebbe più lo stesso significato se non potessero essere ascoltati.

Cosa c'entra in questo la radio? Beh per me la radio è tutto questo!

Lo speaker della stazione che accompagna i miei pomeriggi lavorativi ha il grande merito, e sa di averlo così come ognuno che ha un vero talento sa riconoscerselo da solo, di riempire il vuoto che lo star soli inevitabilmente comporta; solitudine in mezzo a centinaia di persone che vengono ad acquistare, solitudine perché che viene chiede, chiede ma non si ferma mai a dare nulla, solitudine tra tanti piccoli mondi che si sfiorano appena, un breve attimo e poi via, non si ricorderà quasi nulla ma lui, lo speaker, è sempre lì: ironia, stizza e rabbia, dolore confortato, notizie che accendono l'animo, lontano eppur vicino, dentro di me attraverso le orecchie invade lo spirito e strappandomi anche una sola e semplice reazione, l'ascoltare, fa un po' come l'amico che ti tende la mano, ferma e generosa.

Il miracolo radiofonico siamo noi a farlo, noi che ci aspettiamo avvenga, noi che ascoltiamo e viviamo, noi che abbiamo bisogno di ascoltare e vivere, noi che nel silenzio non sappiamo stare, noi che con noi stessi, da soli a tu per tu non abbiamo più il coraggio di stare.

Il vero miracolo?? Forse sì è questo: per me.riuscire a dimenticare me stessa .

Poi un click e più nulla, io sono di nuovo io, e lui, chissà, si perderà a sua volta in altri silenzi.

Emanuela Petrillo



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