I lettori scrivono
Da: Amoha Danani <amdanani@swissonline.ch>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Sabato, 16 febbraio 2002 6:46
Oggetto: Un
po' di speranza in Medio Oriente
"Un po' di speranza in Medio Oriente" è il resoconto
francamente discutibile di un fatto marginale. Trovo comunque
piuttosto rivelatrice di una cieca faziosità antiisraeliana la parte
finale dell'articolo, dove ovviamente il cattivo della situazione è
il premier israeliano Sharon, dove la mela marcia è l'occupazione
militare israeliana, per arrivare inoltre ad affermare che quella
israeliana è una "società militarista"....
Ciliegia sulla torta, perché secondo l'autrice dell'articolo esiste
una "pace giusta", cioè quella che vedrebbe i palestinesi
acquisire tout court tutti i diritti e i privilegi di un accordo, gli
europei dovrebbero essere tanto umani da schierarsi unicamente contro
Israele, addirittura chiedendo la sospensione degli accordi di
associazione con quello Stato! Di pressioni su Arafat e l'autorità
palestinese per contrastare il terrorismo non se ne parla proprio, ci
mancherebbe!
Per la Morgantini, probabilmente, se un palestinese si ammazza per lo
scoppio anticipato di una bomba, è una "vittima" comunque,
no? Se invece vengono colpiti degli israeliani, cerchiamo di non dare
troppa importanza alla cosa, e poi chiamiamoli "coloni", che
così li sminuiamo per bene agli occhi della gente.
Forse la signora Morgantini dimentica che il Medio Oriente è teatro
di un conflitto secolare, mortale, assoluto, nel quale anche gli
israeliani hanno il diritto di difendersi e prendere le decisioni che
ritengono migliori per se stessi, visto che non esisterà mai una
"pace giusta", ma solo un precario e squilibrato sistema di
compromessi. Compromessi a loro danno, aggiungo io, vista l'aria
internazionale che tira.
Invece di dipingere Arafat come Babbo Natale che dispensa sorrisi,
abbracci e strette di mano, e Sharon come un orco cattivo, una agente
in un contesto di mediazione dovrebbe fare degli sforzi migliori ed
essere più onesta ed obiettiva nel prendere in considerazione meriti
e torti.
Ricordo alla signora Morgantini che non c'è nulla di particolarmente
nobile nell'avvalersi della propria condizione di crocerossina per
piazzarsi in mezzo ad una strada e farsi saltare per aria per
ammazzare altra gente, e che per quanto l'occupazione militare
israeliana possa essere deplorata, se ci sono in giro persone come
quella studentessa (ma anche come lei, signora) non mi stupisce che la
maggioranza degli israeliani resti comunque convinta che la priorità
per se stessi sia la sicurezza interna. E che i controlli siano
pertanto severi. E che l'occupazione possa sfociare in azioni dure e
violente, anche criticabili, ma non da condannare a priori.
So che in Israele esistono obiettori di coscienza e renitenti al
servizio nei Territori: è un fenomeno interessante ma ristretto. È
un fenomeno che esiste d'altra parte in tutti i Paesi del mondo, anche
in Svizzera dove io vivo. Ah, signora Morgantini, una domanda: lei
pensa che la Svizzera sia una nazione militarista ? Qui tutti si sono
opposti all'abolizione dell'esercito, che è una struttura
imprescindibile nell'organizzazione dello Stato, e a cui viene
dedicata una spesa non indifferente. Anzi, il modello israeliano è
mutuato da quello svizzero, pensi un po'! Solo che Israele è uno
Stato che vive un conflitto e che deve effettivamente mobilitare
quotidianamente i propri cittadini.
Come mai non definisce almeno militarista quella ridicola entità
chiamata Autorità Nazionale Palestinese?
Mi auguro che la giornata del 27 febbraio a Bruxelles sia un
insuccesso. Se così non fosse, mi impegnerò ad organizzare una
contromanifestazione in difesa di Israele, visto che non ci pensa
quasi nessuno. Preciso che sono italiana, di sinistra e che voto DS.
Con mio grande dispiacere, ancora una volta devo constatare quanto la
sinistra israeliana sia fuorviata e fuorviante sulla questione
mediorientale.
Cordiali saluti alla redazione di Caffé Europa.
Amoha Danani
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